Lamezia Terme - Una Cattedrale gremita di fedeli e tanta palpabile commozione nel giorno del commiato di Monsignor Giuseppe Schillaci, a poco meno di tre anni dal suo insediamento nella sede episcopale di Lamezia Terme, il 6 luglio del 2019, nel giorno di Santa Maria Goretti, come ricordato da don Pino Angotti nel discorso introduttivo alla celebrazione solenne presieduta da Schillaci stesso alla presenza di tutto il clero della Diocesi, dell’Arcivescovo Metropolita di Catanzaro Claudio Maniago, delle autorità civili e militari, di numerosi religiosi e religiose, personalità del mondo politico e associativo e semplici cittadini, riuniti per rendere omaggio ad una personalità che ha lasciato un segno indelebile nella vita della comunità. Nell’ultima omelia lametina un richiamo autentico alla sinodalità, l’affidamento totale a Dio sull’esempio della Vergine e un riferimento agli ultimi che non fa che confermare l’indirizzo di un intero episcopato.
“Grazie a tutti e a ciascuno, ad ogni lametino e lametina”, ha detto prima di tutto Monsignor Schillaci, “soprattutto a coloro che ci seguono attraverso la televisione, che sono nella solitudine e nell’abbandono. Il mio pensiero va agli invisibili, a quelli a cui nessuno pensa, perché sono loro che ci restituiscono il Vangelo, e ne abbiamo bisogno. Ringrazio poi coloro che in questi giorni si sono fatti vivi con una parola, un gesto, una preghiera, discretamente e senza clamore: custodisco tutto questo nel mio cuore, eventi e persone – soprattutto persone – che in questi tre anni, brevi intensi e profondi, hanno segnato indelebilmente la mia vita. A Lamezia Terme sono nato come vescovo e questa città non può che rimanere nel mio cuore. È stato un regalo che il Signore ha voluto farmi, senza nessun merito, quindi lo ringrazio per tutto ciò che ha voluto consegnarmi in ciascuno di voi, in termini di amicizia, vicinanza, benevolenza”. Qui una citazione al Magnificat e un forte ringraziamento alla Vergine. “Maria venga in nostro aiuto nella nostra vita di credenti, poiché lei è la Credente per antonomasia, colei che ha creduto a ciò che il Signore le ha detto, ha risposto sì, si è affidata e totalmente donata, perché in Dio ha capito sé stessa e trovato la sua ragion d’essere, anche quando non riusciva a comprendere tutto. Neanche a noi è dato spesso di comprendere ogni cosa: bisogna meditare, contemplare e discernere, come Maria. Volgiamo lo sguardo a lei come ha fatto Dio, che non dispera mai di nessuno ma è capace di rischiare, di coinvolgersi, di prendere l’iniziativa”.
Ancora un riferimento all’Evangeli Gaudium di Papa Francesco e alla guerra che insanguina l’Europa, e poi l’affidamento a Maria di tutta la Chiesa Lametina – con la quale ora “cammineremo insieme in un altro modo, per portare la bella notizia del Vangelo” – e del suo nuovo pastore Serafino Parisi, sentito in mattinata e idealmente presente alla celebrazione, al quale sono stati fatti i migliori auguri. Presente idealmente anche il Vescovo Emerito Vincenzo Rimedio, operato per una frattura al femore lo stesso giorno e autore di un messaggio video nel quale ha espresso la propria stima infinita verso Schillaci come “uomo spirituale, animato dal senso dell’umano e del trascendente”, sottolineando la sua sensibilità verso i giovani e verso i poveri, e il potenziamento della Caritas Diocesana sotto il suo episcopato. Immensa anche l’ammirazione dimostrata dal sindaco Mascaro nel suo discorso, che ha ripercorso i ricordi di un’intera città, “smarrita e commissariata” nel giorno dell’insediamento, che fra mille difficoltà ha lentamente ricominciato a sperare grazie ad un ministero pastorale enormemente fruttuoso. “Io oggi non mi sento triste”, ha concluso il sindaco, “perché questa terra ha avuto la fortuna di incontrarla, e non c’è bisogno di tempi lunghi perché una semina come questa possa dare buoni frutti”. In ricordo tangibile della sua esperienza a Lamezia sono stati donati al Vescovo un’icona e una croce pettorale con l’effigie dei Santi Pietro e Paolo.
Giulia De Sensi
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