Lamezia Terme - Uno sguardo nuovo sulle tecnologie di ultima generazione applicate alla riabilitazione motoria e sull’approccio integrato al paziente arriva in Calabria dall’Humanitas Gavazzeni di Bergamo, dove opera il dottor Augusto Palermo, primario dell’Unità di Chirurgia protesica dell’anca e del ginocchio, che presso la sala convegni dell’Albergo Centrale di Nicastro ha discusso il metodo praticato nel suo reparto invitando i fisioterapisti lametini a visitarlo per apprendere una serie di competenze che potrebbero essere esportate in regione, evitando l’emigrazione sanitaria.
Moltissime le novità nell’approccio dell’Humanitas, che si configura come uno dei centri migliori in Italia, per l’uso di protesi di ultima generazione e non solo: “Abbiamo capito che è importante parlare di più con i nostri pazienti e così abbiamo ultimamente avviato il progetto “Scuola Pazienti”, in cui un team formato dal chirurgo, dall’anestetista, dal fisioterapista, dall’infermiere che si occupa della terapia del dolore, spiega loro caso per caso, dopo averli riuniti in palestra, tutto il trattamento a cui saranno sottoposti”. Un trattamento all’avanguardia, che prevede, durante l’intervento in anestesia locale, l’uso di appositi visori, “maschere che proiettano immagini rilassanti dotate di cuffie per la musica, che evitano al paziente i rumori della sala operatoria e, come è stato provato, abbattono l’uso di antidolorifici nel post operatorio”. Subito dopo l’intervento, “praticato con chirurgia mininvasiva e conservativa”, la riabilitazione comincia subito: “il paziente viene immediatamente sottoposto a crioterapia con compressione elastica progressiva per un effetto antiedemigeno. C’è da dire che noi non utilizziamo punti di sutura, né drenaggi, che aumentano le possibilità d’infezioni ed ematomi, e suturiamo la ferita con una colla cutanea, da applicare sotto un cerotto che può essere rimosso dopo 20 giorni. Già dopo tre ore il paziente può essere rimesso in piedi, e dopo tre giorni sarà dimesso, rimanendo costantemente collegato con noi attraverso una App che ci segnala eventuali criticità, per continuare la riabilitazione da casa, o nel nuovo centro Hi Tech che stiamo avviando”. Di questo passo, un futuro di interventi robotici? “Non credo che un robot possa sostituire il chirurgo, che valuta in tempo reale l’inclinazione della protesi e tutte le variabili dell’intervento, oltre a dare consigli specifici ad ogni paziente sulle attività da evitare dopo l’operazione. Oggi non vengono da noi solo anziani che non riescono a camminare, ma gente che vuole ricominciare a giocare a padel, oltre agli sportivi infortunati. Dunque, è importante valutare. La chirurgia d’elezione sta scappando dagli ospedali, che si occupano di acuti e traumatizzati, per confluire nel privato accreditato, e molti arrivano da noi, soprattutto da regioni dove non esistono ancora grosse strutture specializzate di questo tipo, come la Calabria, ma anche la Sicilia, la Sardegna, la Liguria – regione dove vivo, pur essendo originario del sud. L’unica cosa certa è che solo se ci sono sul territorio strutture adeguate – ma anche operatori adeguati – i piani di rientro possono funzionare”.
Giulia De Sensi
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