Lamezia Terme - La Vasco Rock Show è una tribute band catanzarese che ripropone i maggiori successi del famosissimo rocker di Zocca, Vasco Rossi. La band ha stretto numerose collaborazioni con importanti artisti e musicisti, come Maurizio Solieri (chitarrista di Vasco Rossi), Claudio Golinelli (bassista di Vasco Rossi), Alberto Rocchetti (tastierista di Vasco Rossi), Clara Moroni (vocalist di Vasco Rossi) e Ricky Portera (Chitarrista di Lucio Dalla, Stadio, Ron, Vasco Rossi, Loredana Berté, Eugenio Finardi, Nek, Anna Tatangelo, Paola Turci). Il gruppo è, inoltre, formato dai seguenti elementi: Massimiliano Iannino (voce), Gianluca Rossiello (pianoforte e tastiere), Christian Muccari (chitarre), Francesco Merante (chitarre), Andrea Guastella (basso), Raffaele Posca (batteria) e Alfredo Paonessa (sax). Abbiamo incontrato il “Vasco Rossi” del gruppo, Massimiliano Iannino, per porgli qualche domanda.
Canzoni semplici, dirette ed intense, rock come stile di vita senza alcun compromesso, ironia come mezzo per vivere la realtà, canzoni come fotografie di stati d’animo e poi una capacità innata ed unica di entrare in contatto con le emozioni del pubblico. Queste sono le caratteristiche che rappresentano Vasco Rossi e che lo rendono ciò che è: il portavoce del rock in Italia. Sei d’accordo?
“Sono assolutamente d’accordo. Sono innamorato pazzo di Vasco e il primo disco che ho ascoltato me lo comprò mio padre nel 1982 ed era Vado al massimo. Quando sono nato, mio padre aveva solo vent’anni. Inoltre, era un sessantottino ed era anche un po’ anarchico ed artista, e quando vide questo tale che portava i capelli lunghi e che buttava il microfono sul palco di Sanremo, ha deciso immediatamente di comprare e di regalarmi questo disco. A partire da ciò, ho finito per seguire Vasco ovunque e sono diventato un suo fan sfegatato. Ho un sacco di materiale che lo riguarda e ho cassette introvabili, come, ad esempio, quella di Ma cosa vuoi che sia una canzone”.
A contraddistinguerlo ulteriormente è la sincerità e la trasgressione. Quest’ultima, però, sempre unita alla tenerezza e ad una spiccata sensibilità. Sono tutte caratteristiche che, insomma, lo rendono amato e odiato come nessuno. Secondo te, perché la musica ha così tanto potere? Perché è in grado di suscitare emozioni così violente?
“Io sono d’accordo con una cosa che ha dichiarato Vasco e che ho sentito in una delle tante interviste. Una canzone, piuttosto che un concerto, può essere considerata come un quadro, in grado, però, di dare molte più emozioni. Vasco, poi, in questo è da considerarsi un maestro. Scrive canzoni molto dirette, fatte di concetti semplicissimi, ma incisivi. Insomma, se noi fans siamo una chitarra, lui riesce a toccare le corde giuste”.
Dunque, Massimiliano, incarni un artista sicuramente non semplice e con un pubblico molto pignolo ed attento. Hai avuto paura le prime volte che ti sei mostrato al pubblico facendo le sue veci?
“Mi sono molto spaventato. In genere, quando la gente va a sentire una cover band, i primi cinque, dieci minuti, cerca di capire se e dove sbagli, se sei convincente o meno, se imiti, se scimmiotti, se metti del tuo, se stoni, se suoni male o se suoni bene. Solo nel momento in cui riesci ad essere convincente, la gente inizia a cantare e saltare insieme a te, mettendo da parte la perplessità iniziale; e questo rappresenta sicuramente un enorme traguardo perché vuol dire che sei arrivato dove volevi arrivare, ad emozionarla, ad accenderla, e che l’ hai portata dalla tua parte”.
Il tuo merito è certamente quello di somigliare tantissimo a Vasco e questo è un punto a favore all’interno di una tribute band. Tu sei l’elemento che, in un certo senso, rappresenta l’immagine del gruppo e sei quello che, maggiormente, gli conferisce credibilità. Il percorso di chi, invece, fa musica indipendente, sembra essere diverso, in quanto necessita di un certo grado di talento e di tecnica, per di più tra lo scetticismo di chi ascolta e di chi, spesso, alle novità musicali, preferisce ascoltare il proprio artista preferito, tramite l’interfaccia di una tribute band. Mettere su una tribute band, insomma, è così semplice come appare? Oppure, tu e il tuo gruppo avete incontrato delle difficoltà?
“Il musicista, generalmente, tende a prendersi sempre troppo sul serio. È per questo motivo che fuoriesce sempre questa distinzione netta tra chi fa inediti e chi mette su una tribute band. Dal mio punto, fare cover è più difficile. Noi, ad esempio, facciamo Vasco. Se lo fai male, la gente se ne accorge subito, anche chi, magari, non suona e non ha grandi conoscenze musicali. Se stoni Albachiara, che è una canzone che conoscono anche i muri, oppure la suoni male, è chiaro che si capisce. Quando, invece, si affronta un pezzo sconosciuto, certi dettagli sono trascurabili. Naturalmente, chiunque può un giorno svegliarsi e mettere su una cover band. Fa la differenza, però, chi tenta di farlo seguendo determinati canoni di qualità”.
Come si è formata la tua band e perché avete scelto il nome Vasco Rock Show?
“Io e Gianluca, il tastierista, ci siamo incontrati in un bar per discutere di questo progetto a cui pensavamo già da un anno e decidiamo, finalmente, di metterlo su, cercando validi musicisti che ci facessero da compagni in questa avventura. Piano piano, siamo riusciti a chiudere il cerchio e a formare un repertorio degno. Le canzoni di Vasco sono tantissime e non c’è modo di accontentare al cento per cento tutti coloro che vengono a sentirci. Per quanto riguarda il nome Vasco Rock Show, è una sorta di riassunto di quello che avevamo scelto in precedenza, Vasco Rock’n Roll Show. La decisione di ridurlo è stata presa in seguito all’idea di rendere commerciale, in qualche modo, il nome ed il logo, di conseguenza. Siamo un po’ come la Coca Cola e siamo diventati un marchio registrato e puntiamo, nel nostro piccolo, al merchandising. Fino ad ora, abbiamo fatto magliette, cappellini e il dvd del concerto effettuato insieme a Maurizio Solieri. Presto arriveranno anche le bandane”.
Il tuo gruppo è ormai molto affermato e vanta collaborazioni con numerosi musicisti che hanno suonato e che suonano tuttora con Vasco. Tu, come hai detto, ancor prima di essere un cantante, sei un suo fan. Che cosa provi, quindi, da fan, nel ritrovarti su di un palco insieme a coloro che hanno accompagnato il tuo idolo nell’ arco della sua ascesa nell’ olimpo della musica italiana?
“Ho pensato molto a questo, in particolare quando, a Giugno, sono andato a Torino a sentire Vasco. Vederli sul palco insieme a lui, poi andarli a trovare in albergo, il fatto che io mi senta telefonicamente con tutti loro, ha fatto sì che io iniziassi a vederli come dei familiari e come degli amici, e non unicamente come dei musicisti per cui provo ammirazione”.
Il 14 Dicembre suonerai con la tua band a Marcellinara insieme a Claudio Golinelli, Alberto Rocchetti e Andrea Innesto. Puoi darci qualche informazione in merito?
“Il prezzo del biglietto è molto accessibile in quanto, compreso nel prezzo, c’è la consumazione. Costa dieci euro e, tramite ticketservicecalabria.it, si può accedere all’ evento e trovare il punto vendita più vicino. Ora come ora, le vendite stanno andando abbastanza bene e spero nel sold out”.
E quali sono, invece, nell’ attesa di questo evento, le tue sensazioni?
“La voglia di iniziare. La fatica organizzativa che c’è prima viene ripagata una volta che il concerto ha inizio”.
Quali sono i brani più apprezzati dal pubblico, che non possono mancare in scaletta e che non mancheranno, quindi, neanche il 14 Dicembre?
“Non mi piace svelare i brani che faremo. Posso dire che il primo brano è una canzone molto particolare e che senz’altro darà i brividi a chi sarà presente. Ci saranno, inoltre, tre medley, due rock ed uno acustico. Sarà una scaletta molto piena ed articolata”.
In conclusione, al di là di questo grande concerto, avete in programma altre serate? Verrete anche a Lamezia? Avete progetti particolari?
“Dopo questo concerto, sono previste altre serate durante le vacanze di Natale. A Lamezia ci siamo stati e credo proprio che verremo di nuovo perché ci siamo trovati bene. A partire da gennaio, invece, ci soffermeremo su qualcosa di nuovo che ha molto a che fare con la creatività e poco a che fare con la tribute band”.
Simona Barba Castagnaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA