Operazione Filo Rosso, i dissidi interni alla cosca: “Adesso questa sera se ne devono andare!”

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Lamezia Terme – Nonostante la volontà di ricompattare il gruppo criminale, nell’ambito dell’operazione Filo Rosso che ha portato a 9 arresti tra le file della cosca Giampà e ha messo in luce anche una serie di estorsioni e tentate estorsioni che soggiogavano il tessuto economico del territorio, gli inquirenti hanno portato anche alla luce gli attriti che si sono creati all’interno dello stesso gruppo. Attriti che sono scaturiti con il posizionamento della bomba a casa di Saverio Giampà, messa nella notte tra un venerdì e un sabato di fine maggio scorso, che, a sua volta, per vendicarsi, aveva deciso di pestare a sangue un giovane adepto, Fabio Vescio, scampato alla morte, come ha sottolineato il primo dirigente del commissariato lametino, Antonio Borelli, grazie all’intervento di una pattuglia di polizia. I litigi nel gruppo, come è emerso, sarebbero nati per questioni private, legati a vicende sentimentali: questioni che, però hanno portato a conseguenze ben diverse. “[…] Si è avuto modo di constatare, in primis, una sorta di allontanamento di Giampà Saverio dalla famiglia Notarianni ed in modo particolare l’insorgere, di veri e propri dissidi, fra il predetto e il reggente del “gruppo”, Notarianni Pasquale” tanto che alcuni familiari di Saverio Giampà avrebbero così commentato: “[…] c'è Pasquale avvelenato comunque.... c'è una guerra quà!... senza riparo! vedi che...” – “qua Pasquale sta facendo cadere una guerra!!![…]”. Poco dopo queste intercettazioni, davanti il cancello dell’abitazione di Saverio Giampà scoppiava l’ordigno. La vendetta non si fa attendere e due settimane dopo avviene il pestaggio nei confronti di Fabio Vescio, ritenuto uno dei “ragazzi” dei Notarianni.

Un’aggressione in piena regola fermata in tempo dalla polizia, intervenuta dopo una chiamata al 113, perché “[…] veniva segnalato una aggressione in danno di un soggetto nei confronti del quale gli esecutori manifestavano inoltre il proposito di darlo alle fiamme, di “bruciarlo” […]”. È lo stesso Fabio Vescio, in una telefonata, a raccontare l’accaduto a Gianluca Notarianni.

Gianluca: Compare, dimmi;


Fabio: òh Luca, mi hanno ammazzato di "palate" (botte) dove sei?


G.: e dove sei?


F.: proprio qua, sotto dove il cugino (inc.) dentro la cosa, qua al Midway, vieni qua, corri, li sotto sono, "bastardi"..;


G.: e chi ti ha picchiato?


F.: Saverio e Maicolino, sbrigati;


G.: ok, sto arrivando;


F.: mi hanno fatto salire questi "bastardi" e mi hanno portato qua, tengo tutto il viso pieno di sangue;


G.: davvero?


F.: sbrigati, vieni qua o Luca per favore;


G.: e dove sei adesso, non è che sei da loro?


F.: qua sotto dove "squillo", più sotto, la, vieni che inc., ciao;
...OMISSIS...”.

Un’aggressione che non è andata giù al Notarianni, che commentando il fatto prima afferma “adesso questa sera se ne devono andare!", e ancora, al telefono con la fidanzata del fratello “quei due li ammazzo che hanno toccato l'amico mio, a me l’hanno toccato?”, considerando il pestaggio un vero e proprio affronto. “[…] Tale situazione, culminata ad oggi con il pestaggio di Vescio Fabio, è in costante evoluzione in quanto sono stati registrati, da una parte i propositi di vendetta per l’affronto ricevuto dai più fedeli accoliti della famiglia Notarianni e dall’altra i non sopiti intenti criminosi da parte dei soggetti più vicini a Giampà Saverio”.

 

C.S.

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