Nocera Terinese – “Per la comunità di Nocera Terinese la Pasqua rappresenta un momento di rinnovamento spirituale, morale e culturale che si attua attraverso la celebrazione di riti religiosi che si svolgono durante la Settimana Santa”. Così don Pino Latelli spiega il famoso rito dei vattienti che richiama nel paese curiosi, fotografi e studiosi attratti dalla singolarità della cruenta pratica che rimanda al mito primordiale del sangue o agli esercizi penitenziali dei battenti o flagellanti del medioevo cristiano. Il rito secolare dei vattienti, è tramandato da padre in figlio e si svolge la sera del Venerdì Santo o il Sabato Santo nel corso della processione della Pietà lignea. Durante il rito, mentre la banda diffonde per le vie del paese marce funebri e le donne, che seguono la processione, cantano meste nenie dialettali, appare un vattiente o flagellante legato ciascuno con una lunga corda all’Ecce homo, un individuo che porta sulle spalle una croce di legno con i bracci obliqui avvolta da bende e nastri di tessuto scarlatto.
Entrambi, seminudi e con il capo cinto da una corona di spine, sono accompagnati da un portatore di vino. Avanzando velocemente, tutti e tre uomini si fermano al cospetto della Pietà dinanzi alla quale il flagellante si fa il segno della croce e si genuflette, poi con forza, dopo aver iperemizzato o “arrosato”, come si suole dire in gergo, le cosce e i polpacci con la “rosa”, un disco di sughero, inizia a battersi con il “cardu”, altro disco di sughero su cui sono infissi tredici acuminati pezzetti di vetro, detti “lanze”. Terminata l’operazione, i tre si allontanano per ripetere in altri luoghi la flagellazione, sui sagrati delle chiese, davanti alle croci, ai calvari, davanti alle porte delle case degli amici per i quali si nutrono sentimenti di affetto, amicizia o gratitudine. Terminato il giro, i tre amici si recano nel luogo della preparazione dove il vattiente blocca la fuoriuscita del sangue detergendo le ferite con infusi di acqua e rosmarino e, dopo essersi ripuliti e aver indossato i vestiti della festa, i tre uomini si uniscono ai fedeli che seguono la lunga e lenta processione che si snoda per tutto il giorno attraverso le vie e i vicoli del paese.
“I vattienti - secondo il professore Ernesto Pontieri - sono uomini che adempiono il voto o praticano la devozione, una volta tramandata da padre in figlio, di flagellarsi pubblicamente, a ciò mossi dall’intento di castigare la carne, strumento del peccato, ed unirsi spiritualmente e sensibilmente a Cristo nelle sofferenze che precedettero la sua Crocifissione. Probabilmente l’introduzione dei vattienti a Nocera Terinese avvenne nel corso del secolo XIV, per la presenza in tale epoca di Compagnie di Flagellanti in diversi centri dell’Italia meridionale ma può discendere anche al secolo successivo, periodo per Nocera di particolare fervore religioso, come testimoniano l’arrivo nel suo territorio degli Agostiniani e dei Minori Conventuali, che educati all’ascetica medioevale, vedevano nella violenza mortificatrice della carne una purificazione”. Per quanto attiene alla cerimonia che si svolge a Nocera la Settimana Santa, il professore Antonino Basile afferma che “essa risente della concezione medioevale e della partecipazione alle sofferenze di Cristo, ma le origini di essa non sono cristiane né medioevali ma rimandano ai riti propiziazione della fecondità della terra, per la morte di Attis, Adone e di altre divinità della vegetazione, destinata a rinascere e risorgere attraverso l’offerta del sangue da parte del sacerdote o del fedele”.
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