Reggio Calabria - E' in corso un'operazione della Polizia di Stato per l'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti di 7 persone accusate di avere favorito la latitanza di Giuseppe Gallizzi, ritenuto affiliato alla cosca degli Ursino di Gioiosa Jonica, catturato il 9 maggio 2012 all'interno di un appartamento a Martone, un piccolo paese ubicato sulle colline sovrastanti Gioiosa Jonica. Le indagini, coordinate dalla Dda di Reggio Calabria, svolte con l'ausilio di strumenti tecnologici, avrebbe permesso di risalire alla fitta ed efficiente rete di protezione e di ausilio creata in protezione di Gallizzi e resa possibile grazie al sistematico e metodico impegno di un numero non ridotto di persone identificate dagli investigatori della squadra mobile di Reggio Calabria e del Commissariato di Siderno con servizi mirati di intercettazione e videoripresa.
Reperivano alloggi sicuri
Reperivano alloggi sicuri dove nascondere il ricercato, facevano da staffetta alle auto a bordo delle quali si muoveva lui o la sua compagna e gli fornivano generi di prima necessità e capi di abbigliamento. Era questo, secondo gli investigatori, il ruolo svolto dalle sette persone arrestate stamani dalla squadra mobile di Reggio Calabria e da personale del Commissariato di Siderno, con il supporto di pattuglie del Reparto Prevenzione Crimine "Calabria", con l'accusa di avere favorito la latitanza di Giuseppe Gallizzi, 43 anni, di san Giorgio Morgeto. Tra gli arrestati figura anche un imprenditore, Mario Marino 43 anni, titolare della "Edil Costruzioni snc", ritenuto il vero e proprio organizzatore e punto di riferimento dell'intera rete di uomini e mezzi impiegati per proteggere la latitanza di Gallizzi. Nei confronti di quest'ultimo, il gip del Tribunale di Torino aveva emesso, il 31 maggio 2011, un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nell'ambito dell'operazione Minotauro che ha permesso di ricostruire l'articolazione 'ndranghetistica operante nel territorio piemontese che aveva stretti legami con i soggetti di spicco presenti nel comprensorio Ionico-Reggino, fra cui Giuseppe Commisso, inteso "U Mastru". In quella inchiesta, Gallizzi, già sorvegliato speciale di ps, era ritenuto dalla Dda torinese un elemento di assoluto rilievo e esponente della cosca Ursino di Gioiosa Jonica per il territorio di Torino e zone limitrofe. L'uomo, tuttavia, in appello è stato assolto dall'accusa di associazione mafiosa. Resosi latitante, Gallizzi era stato poi arrestato il 9 maggio 2012, al termine di faticose e capillari ricerche, dalla squadra mobile di Reggio Calabria e dal Commissariato di Siderno all'interno di un appartamento nel centro storico di Martone, un piccolo paese situato sulle colline sovrastanti Gioiosa Jonica, in una zona resa impenetrabile dalla conformazione del territorio e dalla struttura urbanistica medioevale del borgo, evocante una vera e propria fortezza. Al latitante la polizia era giunta tenendo sotto stretta osservazione un nucleo ristretto di favoreggiatori, tra i quali alcuni parenti del ricercato il quale, grazie a questi aiuti, riusciva anche ad incontrarsi periodicamente con la compagna. Oggi, al termine di ulteriori indagini, l'arresto di coloro, che per l'accusa, hanno svolto il ruolo di fiancheggiatori di Gallizzi. Oltre a Marino sono stati arrestati due suoi dipendenti, i fratelli Francesco e Massimiliano Demasi 43 e 41 anni, Giorgio e Matteo Fichera 52 e 26 anni, padre e figlio, Giovanni Fortuna 40 anni e Giuseppe Loccisano 55 anni.
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