Operazione Perseo, il meccanismo delle truffe

Rotundo_mascaro_giampa.jpgRenato Rotundo - Francesco Mascaro - Giuseppe Giampà

Lamezia Terme - Ecco un altro stralcio dell’Operazione Perseo in cui si tratta del meccanismo delle truffe assicurative del clan Giampà ed il ruolo di Francesco Mascaro e di Renato Rotundo.

Nel successivo interrogatorio del 7.11.2012 Giampà Giuseppe ha rilasciato ulteriori, dettagliate dichiarazioni sul sistema truffaldino messo in piedi ai danni dell'agenzia di assicurazioni "Zurich Assicurazioni", ribadendo che i profitti derivanti dai singoli reati comessi confluivano nelle casse della cosca e venivano da lui impiegati per l'acquisto di macchine, motociclette, armi, droga e di tutto ciò che serviva alla associazione mafiosa per i suoi fini illeciti mentre, in alcuni casi, la distribuzione dei proventi, in tutto o in parte, ai singoli soggetti partecipanti alle truffe sostituiva il pagamento degli stipendi:

"A.D.R.: il meccanismo delle truffe, era il seguente. In primo luogo acquistavamo delle macchine e le assicuravamo presso la Zurigo assicurazioni di MASCARO Francesco. MASCARO era una persona vicina ai IANNAZZO, legata agli stessi da parentela, che con noi aveva ottimi rapporti. Capitava anche che, in periodi troppo caldi, in quanto caratterizzati da una particolare attenzione da parte delle assicurazioni, MASCARO ci dicesse che era meglio non assicuravi con lui ed in questo caso era lui stesso che si preoccupava, ottenuti i documenti, di assicurare le macchine presso altre agenzie assicurative, le quali, peraltro, erano estranee al sistema.

MASCARO ovviamente, per quello che dirò, privilegiava quelle agenzie assicurative che si scrivano di periti a lui legati o che immaginava che con noi potessero essere compiacenti.

Le autovetture che acquistavamo, non ce le intestavamo sempre noi, spesso ricorrendo, invece, a dei prestanome, che ricompensavamo lasciandogliele in uso per qualche mese.
 La scelta delle autovetture da acquistare dipendeva anche dalla disponibilità di pezzi incidentati che avevamo e che ci procuravamo in genere presso autodemolizioni, oppure che provenivano da macchine rubate che danneggiavamo apposta.
 In pratica, ad un certo punto, questi pezzi incidentati venivano montati al posto di quelli sani per fingere che la macchina avesse subito danni. A tanto provvedevano i fratelli TROVATO (in particolare Franco; non perché Gino non lo sapesse ma perché io con Franco avevo più confidenza), Pasquale GIGLIOTTI e tale Valentino che ha una specie di carrozzeria abusiva in Via Del Progresso. Ovviamente bisognava utilizzare per tale operazione delle persone esperte in quanto spesso bisognava anche riverniciare i pezzi sostituiti per non far vedere che provenivano da autovetture differenti.
 Sostituiti i pezzi la macchina era esaminata da un perito compiacente che veniva contattato da MASCARO qualora le stesse fossero assicurate presso la Zurigo. Negli altri casi, quando il perito non era conosciuto, i rapporti con questi venivano gestiti da Franco TROVATO ovviamente per il tipo di attività che svolgeva, normalmente li conosceva.

Il perito di cui normalmente MASCARO si serviva era tale ROTUNDO, che aveva
lo studio a Catanzaro e che veniva a Lamezia, da MASCARO, una volta a settimana. Quando le macchine erano assicurate presso altre agenzie i periti variavano; tuttavia noi avevamo ottimi rapporti con i fratelli P. , uno dei quali abita sotto il fungo a Lamezia. Dico ottimi rapporti nel senso che essi facevano per noi delle false perizie, venendo direttamente da me contattati ed informati del sinistro in cui eravamo coinvolti. Preciso che la maggior parte delle volte il perito era ROTUNDO di Catanzaro.

A D.R: Voglio precisare che i periti che sono intervenuti ad esaminare le macchine coinvolte nei falsi sinistri da noi organizzati non sono mai stati intimiditi o minacciati sia quando erano compiacenti sia quando non lo erano. Anzi, per quanto riguarda ROTUNDO, io ero solito sdebitarmi,
 di tanto in tanto, della sua compiacenza facendogli qualche regalo, in abbigliamento, dato che MASCARO mi aveva detto che si sarebbe offeso se gli avessi dato dei soldi. Ricordo di avergli regalato scarpe, cinte, camicie, in genere roba di marca.

A.D.R: la compiacenza dei periti era indispensabile in quanto, quando anche essi non si fossero resi conto della sostituzione di pezzi, vi erano delle tracce dell'incidente che sarebbe stato troppo oneroso simulare. In altri termini, ciò che bisognava fare era sistemare la macchina in condizioni tali che il danno potesse risultare dalle fotografie. Tuttavia era troppo complicato sostituire gli "air-bag" e simulare la rottura dei pretensionatori delle cinture di sicurezza. Questi danni, di conseguenza li simulavamo, in modo che potessero risultare in fotografia, in maniera superficiale, nel senso che attaccavamo con del nastro adesivo sul manubrio o soprattutto sul cruscotto "air-bag" esplosi. Allo stesso modo simulavamo, bloccandole con degli espedienti facilmente riscontrabili, le cinture di sicurezza per far apparire la rottura dei pretensionatori. Ovviamente questi espedienti sarebbero stati facilmente individuabili dal perito senza la sua compiacenza.

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A D.R: Ovviamente, quando non eravamo sicuri della compiacenza del perito, evitavamo di fare delle simulazioni grossolane, dato che non potevamo prevedere come questi avrebbe potuto reagire nel caso le avesse individuate.
 Ciò nonostante è anche capitato che qualche perito abbia avuto a che dire sul sinistro periziato. In questo caso non siamo stati pagati. Evitavo di fare forzature per avere il risarcimento del singolo sinistro in quanto l'attività, sui grandi numeri, era abbastanza redditizia.

A D.R.: questo gruppo di persone che ho citato, ovvero i P., ROTUNDO, MASCARO, erano a disposizione di qualunque componente della cosca che volesse iniziare una pratica per il risarcimento di un falso sinistro, cosa che, come ho già detto, consentivo in quanto si trattava anche
di un mezzo per permettermi di provvedere alle loro necessità economiche".

 

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