Processo Perseo, in aula ascoltate altre testimonianze - VIDEO

Tribunale-perseo-luglio-2015.jpg

Lamezia Terme – Nuova udienza nell’aula “Garofalo" del tribunale lametino nell’ambito del processo Perseo, davanti al Presidente Fontanazza e, a latere, i giudici Aragona e Talarico, dove vengono ascoltati alcuni testimoni per quanto riguarda le posizioni processuali di Giuseppe Notarianni e Carmen Bonafè in merito al giro di assegni e la costruzione di villette bifamiliari che li vede protagonisti. Il primo testimone ad essere ascoltato è Osvado Perri che dichiara di non conoscere gli imputati nonostante il pm Elio Romano rileva che, dagli atti, risulta che ci sia stato uno scambio di assegni con loro.

VIDEO

 

Altro testimone in aula è poi Antonio Brutto che conosce i Notarianni da quando era piccolo. Nei momenti di difficoltà economica della sua azienda, ha affermato il testimone,  si rivolgeva ai Notarianni e, inoltre, con la sua ditta aveva fatto dei lavori edili per loro. “Ricorda a quando risale l’ultimo ‘prestito’ ricevuto dai Notarianni?” ha chiesto il pm Elio Romano ma oggi, Brutto, non ricorda, anche se dai verbali del 2010 risulta che avrebbe ricevuto un assegno cinque anni prima (nel 2010), pari a 3.000-5.000 euro. Brutto parla di “assegni a titolo di favore”, “di assegni postdatati”. Dai verbali che il Pm ripercorre, emerge l’emissione di diversi assegni  che Brutto avrebbe poi girato a se stesso e successivamente annullati, giro che però oggi Brutto non riesce a spiegare. Il pm Romano ha poi contestato al testimone che nei verbali aveva dichiarato un assegno di 13mila euro e l’emissione di due trance per una somma inferiore, ovvero 1.300 euro in meno. Ma alla domanda specifica del presidente Fontanazza se “l’è mai capitato che dopo l’emissione di un assegno di un certo importo lei abbia ricevuto soldi in meno?”, oggi Brutto dichiara che proprio non riesce a ricordare questo specifico assegno. Chiede precisazioni in merito a questo giro di assegni postdatati l’avvocato Ferraro. Antonio Brutto continua con i “non ricordo”. A questo punto, il pm Romano chiede la trasmissione degli atti alla Dda di Catanzaro per la presunta falsa testimonianza in merito all’assegno di 13mila euro.

Terzo testimone a rispondere alle domande del Pm, Fiore Caruso, che dichiara in merito ad un fabbricato acquistato dal signor Montesanti, ora deceduto. Caruso intraprende rapporti con la Edilnotar nella persona di Giuseppe Notarianni per dei lavori di muratura all’immobile. Caruso afferma che fu il debitore ad indicare la Edilnotar per compiere i lavori di completamento. Anche Caruso oggi si discosta da quanto dichiarato nei verbali alla Guardia di Finanza nel 2010, in particolare in merito a delle mancanze nei lavori che la ditta avrebbe dovuto fare e che, invece, Caruso si è dovuto adoperare personalmente, in economia, per provvedere da ultimare alcuni lavori spendendo circa 15 mila euro. Oggi Caruso dice che la ditta aveva consegnato tutti i lavori e che lui ha fatto altri lavori e modifiche sorte in seguito per un importo di 5 mila euro circa. Emergerebbe così una contraddizione con quanto dichiarato nei verbali precedenti “forse allora ci fu un fraintendimento” specifica Caruso. Spiegazioni in merito al contratto preliminare di vendita, ai lavori effettuati dalla Edilnotar ed ai rapporti con i Notarianni vengono poste a Caruso dai legali Ferraro e Rania. Il pm Romano, anche in questo caso, chiede la trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica.

Ciro Scognamiglio, altro testimone in aula, spiega al tribunale la vicenda dell’acquisto della sua casa dal signor Enrico Montesanti col quale ebbe rapporti. Il poliziotto acquistò l’immobile a rustico per due motivi: perché costava di meno e perché, in quanto poliziotto non riteneva opportuno far ultimare i lavori alla ditta Edilnotar in quanto aveva appreso che la ditta di costruzioni era dei Notarianni, che lui conosce per la sua attività di polizia e che sono “soprannominati ‘i pilosci’”. “Non mi sono lasciato convincere” dichiara Scognamiglio. “Ho incontrato Giuseppe Notarianni una volta che siamo andati a vedere la casa con mia moglie e si è presentato come costruttore mi disse che potevo parlare con l’architetto Dattilo per la compravendita, dissi anche a lui che volevo acquistare l’immobile grezzo”.  “La Edilnotar fece dei lavori all’esterno, in quanto villette bifamiliari dovevano avere tutte lo stesso colore, per questa occasione il signor Montesanti mi disse di pagare direttamente loro e feci un assegno circolare a Bonafè Carmen intestataria della Ditta”. Scognamiglio risponde poi alle domande dell’avvocato Ferraro confermando che ebbe rapporti con Montesanti per l’acquisto dell’immobile.

Chiamato a testimoniare anche Antonio Marinelli sempre in merito all’acquisto di un immobile da Giuseppe Notarianni anche se al momento di formalizzare l’atto dal notaio firmò la figlia di Montesanti. “Per un importo di circa 137 mila euro di cui il 95% in assegni e il resto in contanti” spiega Marinelli. “Mi ricordo che c’erano delle cose che non mi soddisfacevano e ho dovuto provvedere io in economia. Non mi sono rivolto alla Edilnotar per questi lavori perché avevo fretta di sposarmi e non mi andava di ritornare ad avere i muratori in casa”. “L’immobile non fa parte del complesso di villette bifamiliari”, risponde Marinelli all’avvocato Ferraro. Il testimone afferma di aver conosciuto anche Aldo Notarianni nel 2004 ma non sapeva chi fosse e solo anni dopo vide la foto sui giornali. In merito ai lavori incompiuti Marinelli ha poi specificato che “non si trattava di lavori non fatti, ma di lavori che non mi erano piaciuti, sempre secondo il mio gusto”. 

Silvana Baffa la vedova di Enrico Montesanti, racconta dei rapporti tra il marito e Giuseppe Notarianni intrapresi nel 2003/2004. “Mio marito aveva un terreno in contrada Talarico e voleva costruire delle case per farsene una anche lui. Ma mio marito non mi diceva niente, non sono a conoscenza di tante cose” precisa. “Mio marito qualche anno prima della sua morte, avvenuta nel 2010, non andò più al cantiere e si era chiuso in un mutismo”. “Ho percepito io che si era pentito di aver intrapreso questi rapporti” risponde così la vedova Montesanti in merito alla domanda del Pm se il marito le abbia mai riferito qualcosa in merito. “Mio marito era il proprietario del terreno, Notarianni ha costruito le villette”. “L’unico introito di questo investimento deriva dalla vendita dell’immobile che doveva essere la nostra dimora ad un avvocato per 190mila euro”. L’avvocato Ferraro legge il verbale del 2010 ma la vedova oggi ricorda “per 130mila euro”. Florinda Baffa, moglie di Vincenzo Montesanti, è chiamata anch'essa a rispondere alle domande del Pm Romano in merito ad un passaggio di un terreno dalla figlia, Monica Montesanti al signor Marinelli, terreno sul quale fu poi costruita una villetta. La signora si limita a raccontare il giorno nel quale avvenne il passaggio dal notaio.

Altro testimone a salire sul banco è Giuseppe Chirico che è chiamato a rispondere alle domande del Pm sul trasferimento di un terreno da Vincenzo Montesanti. “Il terreno, su cui ho fatto il condono edilizio fu venduto a Giuseppe Notarianni, sul quale fu costruita una villetta”. Il signor Chirico, però, non ricorda di aver dichiarato alla Guardia di Finanza che è stato lui ad aver pagato le spese di condono. Chirico afferma anche che nel corso del suo lavoro come titolare della Edil Chirico, e poi del negozio “Edilizia fratelli Chirico” intestato ai figli, ha anche subito atti intimidatori. Il pm Romano cita alcune persone tra testimoni di giustizia e imputati, probabili clienti di Chirico, ma quest’ultimo dichiara che tutti hanno sempre pagato, salvo qualcuno che ha ancora dei debiti con lui. Nel corso dell’udienza è emerso anche che la Edilnotar era cliente della Edil Chirico. “Normali rapporti commerciali”, specifica Chirico rispondendo al legale di Giuseppe Notarianni, si sono limitati a questo, quindi, i rapporti tra Giuseppe Chirico e Giuseppe Notarianni. Il signor Chirico, inoltre, non ricorda se la finanza ha acquisito le fatture che testimoniano il reale pagamento di Notarianni alla Edil Chirico. “Per un periodo Giuseppe Notarianni ha avuto rapporti solo con me, i miei figli studiavano, solo dopo sono entrati nell’attività commerciale anche loro” specifica Chirico rispondendo all’avvocato Rania. “A Giuseppe Giampà non gli ho dato la merce perché sapevo già che non mi avrebbe pagato” afferma Chirico, “gli ho detto che era un periodo difficile e non potevo fare credito”. “Se non guardo la contabilità non ricordo se uno ha pagato” afferma Chirico in conclusione dell’esame al Pm Romano che chiede la citazione anche del figlio Giovanni Chirico in aula per approfondire la questione dei pagamenti. “Io ho i rapporti con i clienti ma sulla contabilità ne sa di più mio figlio”, precisa Chirico.

In aula, infine, Giovanni Chirico il figlio di Giuseppe.  “Ho subito numerosi atti intimidatori, bottigliette, proiettili, bombe, mi hanno incendiato il magazzino, la casa, hanno anche tentato di spararmi”. “Vanto debiti da Cappello Saverio, Cosentino Battista”. “E’ rimasto un residuo di una fattura della Edilnotar”. Il signor Chirico però non fece ulteriori pressioni per avere quei soldi probabilmente per via “del particolare contesto familiare, per quello che si leggeva”. “Si ho avuto un po’ di timore” risponde al Pm Giovanni Chirico: “Notarianni mi disse - ha aggiunto - che era in difficoltà economiche e che poi avrebbe saldato”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA