Equipe oculisti calabrese in Benin per azione umanitaria

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Catanzaro - L’oculista e ricercatore Miguel Rechichi, nella qualità di responsabile dell’equipe medico-chirurgica della Onlus “Soleil D’Afrique”, organizzazione umanitaria che offre assistenza medica e soprattutto chirurgica gratuita ai pazienti bisognosi dell’Africa, nel mese di agosto è stato impegnato in una bella azione umanitaria in uno dei paesi più poveri di quel continente: il Benin, insieme al giovane medico lametino, specializzando in oculistica all'Università Magna Graecia di Catanzaro, Marco Ferrise. Il presidente dell’associazione, Danilo Tonin, missionario laico ha, infatti, allestito un ospedale mobile costituito da tre camion con un ambulatorio, una farmacia  ed una sala operatoria ben attrezzata. Questa caratteristica permette agli specialisti del nostro paese di raggiungere i villaggi africani più poveri per assistere gli ammalati che altrimenti non potrebbero ricevere alcuna assistenza. È un ospedale itinerante a disposizione di tutti coloro che non hanno la possibilità economica di accedere ai normali ospedali del territorio, spesso lontani centinaia di chilometri, nei quali per essere curati bisogna comunque prima pagare.

Le spese per le visite e gli interventi sono interamente sostenute dalla Onlus che raccoglie le offerte delle persone sensibili e generose e fornisce materiale diagnostico e chirurgico ai medici che, come il dottor Rechichi, prestano gratuitamente il loro tempo e la loro opera. L’ospedale di “Soleil D’Afrique”, questa volta si è fermato a Parakou, sperduto villaggio del Benin settentrionale a 700 km dalla capitale Cotonou. Il dottor Rechichi, il dottor Ferrise, assistiti dal ferrista Geremy, hanno visitato decine di pazienti, soprattutto bambini ai quali sono stati forniti anche occhiali correttivi. Sono stati, inoltre, operati numerose altre persone affette da cataratta spesso anche in età giovanile.  “Oltre l’emozionante ed intenso impegno professionale - ha commentato al suo rientro Rechichi - l’esperienza più toccante è stata quella umana. Siamo stati tra l’altro ospitati da un orfanotrofio gestito da un’infermiera laica italiana, Carla Baraldi, che da oltre 30 anni gestisce orfani in condizioni di salute spesso critiche. Ci si accorge di realtà e problematiche che sembrano quasi inverosimili paragonate alla nostra realtà quotidiane e dell’immensa frattura sociale ed economica che ci separa da questi popoli disagiati ma anche, di italiani eccezionali che realmente dedicano la loro vita alla loro cura”.

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