Operazione Orthus, indagato ex sindaco Torre Di Ruggiero ma rigettato arresto: "Mia vita specchiata"

Giuseppe-Pitaro-sindaco-Torre-ruggiero.jpgCatanzaro - Nell'inchiesta "Ortrhus" condotta dalla Dda di Catanzaro, che stamattina ha portato all'esecuzione di 15 delle 17 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Gip (due persone destinatarie dei provvedimenti restrittivi si trovano in Svizzera), è coinvolto anche l'ex sindaco di Torre di Ruggiero, Giuseppe Pitaro, avvocato di 55 anni, cui viene contestato il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, ma per il quale il giudice ha rigettato la richiesta di arresto. "Ho svolto le funzioni di sindaco del Comune di Torre di Ruggiero dal 2006 al 2015 - afferma Pitaro in un comunicato - fronteggiando le varie problematiche di un piccolo borgo dell'entroterra calabrese nel pieno rispetto del principio di legalità. Apprendo ora, con profondo dispiacere, che nell'inchiesta denominata 'Orthrus' compare il mio nome, ma, al contempo, mi compiaccio che il Gip, dopo avere esaminato la mia posizione, abbia accertato e riconosciuto la mia totale estraneità ai fatti oggetto dell'indagine". 

"Negli anni in cui ho svolto la funzione di sindaco - dice ancora Pitaro - ho profuso il mio impegno per dare una mano ad una comunità angustiata da tante criticità vecchie e nuove e l'ho fatto attenendomi scrupolosamente alle prerogative in capo all'organo politico e senza mai travalicarle, cosi come ha accertato il Gip nel suo provvedimento. La mia biografia, assolutamente specchiata, mi porta ad apprezzare le iniziative giudiziarie di contrasto al fenomeno criminale, pur segnalando, tuttavia, l'esigenza costituzionale che siano esaminate con il dovuto rigore le singole posizioni processuali al fine di non scalfire la dignità di persone distanti anni luce da illegalità e comportamenti ripugnanti". Ma il procuratore Nicola Gratteri annuncia appello contro la decisione del gip. "Stiamo leggendo la motivazione ma faremo sicuramente appello". 

"Non c'è amaro in bocca ma un po' di dissenso lo abbiamo rispetto alla scelta del giudice, perché - ha aggiunto Gratteri - pensavano che ci fossero più che gravi indizi di colpevolezza nei confronti dell'ex sindaco. Perché abbiamo visto non irregolarità ma reati nella gestione degli appalti. Perché abbiamo visto, in forza di intercettazioni, che in una cassaforte del Comune era stata chiusa un'interdittiva, che non poteva restare chiusa. Poi un altro dato, e cioé - ha rilevato il procuratore capo della Dda di Catanzaro - che in un comizio elettorale sul palco c'era il capo mafia. Conosciamo la gestualità della mafia, sappiamo che la mafia non fa nulla a caso e quando sta in un posto non lo fa a caso ma fa una scelta di campo, ne consegue che il capo mafia sta partecipando alla campagna elettorale per un candidato sindaco che poi diventa sindaco. Questo non ha rilevanza penale? Non è importante? E' solo folklore o è un comportamento di mafia?". Gratteri ha poi aggiunto: "Non demorderemo ma insisteremo su questo filone mafia-pubblica amministrazione, perché per noi i reati che riguardano la pubblica amministrazione aggravati da vincoli mafiosi e concorsi esterni non sono assolutamente meno gravi rispetto ai reati fine di mafia perché senza questi non sarebbe possibile avere una 'ndrangheta così forte".

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