Lamezia, i versi di Costabile raccontati agli studenti per la rassegna “Libriamoci” al Liceo Fiorentino

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Lamezia Terme – Si è tenuto questa mattina nella biblioteca del Liceo Classico ‘Francesco Fiorentino’ l’incontro “La rosa nel bicchiere: Franco Costabile raccontato dai suoi fiori” per la rassegna ‘Libriamoci sezione Liberi di creare’.  L’incontro è stato tenuto dal professore Francesco Polopoli alla presenza degli alunni della classe 4° A. Hanno partecipato anche gli studenti della classe 3° E della scuola media Pitagora accompagnati dalla professoressa Colistra. Il professore Polopoli ha raccontato dei suoi vari studi sulla figura di Franco Costabile. Le ricerche si sono incentrate sugli archivi degli anni in cui lo scrittore era uno studente del liceo Classico nelle sale che oggi ospita il chiostro, vicino la chiesa di San Domenico. Dai risultati delle ricerche è emersa l’amicizia con Renato Borrello, suo allievo. La scelta del titolo della rassegna, ha spiegato il professore Polopoli, nasce in quanto lo scrittore era solito definire i giovani “la bella età”. Proprio per loro e principalmente per i ragazzi del primo anno di scuola media, Franco Costabile insieme a Giorgio Petrocchi e Pietro Citati scrisse un’antologia per trasmettere il suo pensiero sul futuro partendo dai banchi di scuola e dalle giovani vite. Ha raccontato anche delle conoscenze con Giorgio Caproni, Giuseppe Ungaretti e Paul Eluard.

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Il vivo dell’incontro si è aperto con la visione di un videoclip di Giuni Russo “Una rosa è una rosa” come passaggio dal testo di Giuni Russo a Franco Costabile. “Perché leggere Costabile oggi? Perché portarlo nelle scuole e alla comunità?”. L’incontro, in occasione del suo centenario – spiega Polopoli – è stato voluto per far in modo che i lavori dello scrittore non rimangano solamente dei testi poetici”. Infatti, in riferimento ad un verso della poesia, ha spiegato come quel ‘polvere e more’ voglia sottolineare la Calabria come “terra amara e contraddittoria ma anche gustosa”.

“Cos’è la Calabria? Una rosa nel bicchiere. Il bicchiere simboleggia la fragilità che al suo interno porta una rosa rossa come immagine di bellezza. Il bicchiere, ancora, come calice amaro per arrivare alla resurrezione”, afferma Polopoli nello spiegare il titolo della poesia. E, riferendosi alla figura di San Francesco di Paola, dice: “Fa da monito e ammonimento. Una figura di riscatto calabrese che non si è piegato al ricatto e al potere con forza e determinazione”. Ricorda anche una terra, quella calabra, di affrancamento feudale che purtroppo si è spento tardivamente in cui i diritti non sono privilegi. Riferimenti anche alle conquiste faticose delle donne nelle aree meridiane dove i soprusi e le violenze erano all’ordine del giorno e di una politica miope che non sa rialzare le sorti del mezzogiorno. Spiega come il pessimismo del poeta sia una sorta di “pessimismo rovesciato in direzione della bellezza della vita perché dalla miseria ci si può riscattare”.

“La poesia – spiega ancora Polopoli – fotografa un sud non lontano da ieri. Affronta temi, infatti, quali ‘la fuga dei cervelli’, oggi ancora attuale e incarna le tradizioni contadine con i valori quali: l’onestà, il sacrificio, la cooperazione, la devozione e la religiosità che andrebbero riproposti”.

L’incontro è proseguito con la visione di un video clip realizzato dagli alunni della 4°A da loro definito come “una sfida in cui si sono interfacciati con i loro compagni”. Le riprese, spiegano “sono state effettuate nella casa natale del poeta, a Sambiase, immaginando scene di vita quotidiane e con lo scopo di trasmettere come una vita umile possa donare felicità”. Nel video inoltre sono state inserite immagini della Calabria per promuovere e valorizzare una terra che spesso viene sottovalutata. Dopo la visione, una studentessa della stessa classe, ha letto la poesia tradotta in latino per rendere omaggio al poeta. L’incontro si è concluso con la visione di un video clip sulla lettura “Mio Sud”, altra poesia di Franco Costabile, da parte di Lorenzo Patella, attore teatrale calabrese. Il professore Polopoli, infine, ringraziando i presenti conclude manifestando l’intenzione che il poeta “venga conosciuto maggiormente, non solo come studio passivo e la speranza che quell’antico presente sia occasione del domani”.

E. I.

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