Lamezia Terme - Una storia di guerra, forse comune a mille altri ragazzi fuggiti da minorenni da zone bombardate, ma non per questo meno unica. Ѐ la storia di Vova, e la raccontano prima di tutto i suoi occhi penetranti color nocciola, la sua voce appena sussurrata, il piglio serio che nasconde tanto di quello che ha visto e vissuto.
Vova ha compiuto 18 anni a luglio, ed è stato il suo primo compleanno festeggiato in Italia, a Lamezia. Ѐ, infatti, fra i primi profughi fuggiti a marzo scorso dall’Ucraina, subito dopo l’inizio dell’offensiva russa. Vova è fuggito da Lutsk, con la madre architetto e un fratello di poco più grande, ha preso un pullman decidendo in poche ore quale sarebbe stata la destinazione del suo futuro. “Siamo rimasti a lungo fermi lungo il confine con la Polonia”, racconta scavando nei ricordi, “C’erano tanti pullman intasati di gente sulla strada, e ho visto molte mamme con bambini, anche bambini piccoli: tutti in quel momento volevano lasciarsi la guerra alle spalle”. Una guerra che si è fatta vicina in pochissimo tempo, lasciando poche possibilità, e quasi nessuna alternativa. “Nel primo giorno dell’offensiva ho sentito dieci o più esplosioni sulla vecchia stazione degli autobus di Lutsk. Ѐ stato terribile, e comunque la mia città non è stata colpita così duramente quanto la parte orientale del Paese”, spiega il ragazzo, che sembra amare moltissimo la sua città di nascita – particolarmente il centro storico, con il Castello Lubart – dove ha vissuto i momenti felici dell’adolescenza con il suo gruppo di amici. Oggi la sua sensibilità è stata acuita dallo sradicamento. “Le notizie che seguo ogni giorno, in genere attinte dal web direttamente nella mia lingua e non dalla televisione italiana, mi lasciano molto amareggiato – racconta - La guerra è una cosa orribile, qualunque guerra, perché vengono uccise persone che vorrebbero solo vivere in pace. Quando si viene bombardati, e vengono attaccati bersagli civili, quella è la cosa peggiore che possa accadere nel 21esimo secolo”.
Oggi Vova frequenta l’Istituto Alberghiero “Luigi Einaudi” di Lamezia Terme, temporaneamente come uditore, perché nel frattempo dovrà conseguire la licenza media in lingua italiana con un corso pomeridiano, che l’anno prossimo dovrebbe permettergli di risultare iscritto a tutti gli effetti e ottenere regolarmente il diploma. “Ho cominciato a frequentare la scuola dopo un mese dal mio arrivo, e sono stato accolto da un’insegnante ucraina che mi ha aiutato molto con la lingua. Questo mi ha permesso di inserirmi già in primavera in una classe di coetanei, in maggioranza ragazze, gentili e sensibili”, spiega riconoscente. Ma abituarsi di colpo ad un luogo completamente nuovo non è così semplice, soprattutto in un periodo delicato come l’adolescenza. “Ho ancora qualche difficoltà ad adattarmi al vostro clima, che è molto più caldo, con stagioni che rispetto agli sbalzi di temperatura a cui sono abituato sembrano quasi uguali fra loro. Inoltre, gli italiani parlano con un tono di voce molto più alto rispetto al nostro”, ammette Vova, “In compenso, la vostra cucina mi piace: soprattutto la carbonara, le lasagne, i cannoli siciliani con la ricotta. Anche il mare mi piace, ma al momento non ho un gruppo di amici estivo con cui andarci, e andare con mia madre non mi va”. Inevitabile che quando le cose attorno a te sono così diverse, diventi un po’ diverso anche tu. “Oggi vivo fra persone con un’altra mentalità, sono diventato più modesto e più timido, anche meno emotivo” aggiunge, “perché non ho i miei amici con cui uscire e sfogarmi di persona. Sento che la mia timidezza tende ad influire nel mio rapporto con gli altri, che a volte potrebbero non capirmi”. Oggi in ogni caso Vova è maggiorenne, e tornare nel suo paese in questo momento per lui non sarebbe possibile: perché verrebbe reclutato. “Ho deciso di voler terminare gli studi intrapresi in Italia, in ogni caso” conclude, “Ma non appena la guerra sarà finita tornerò in Ucraina, dove magari potrò approfondire. E un giorno, se sarà possibile, aprirò un ristorante nel mio paese d’origine”.
Giulia De Sensi
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