Bindi all’Unical: "Antimafia farà sua parte su inchiesta politici Rende"

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Cosenza - ”Questo territorio è stato investito da un'inchiesta giudiziaria pesante. Al momento non abbiamo ancora, come Commissione, tutti gli elementi per esprimere un giudizio sulla 'vicenda Rende', ma vi assicuro che li acquisiremo e non mancheremo di fare la nostra parte, come abbiamo fatto per ogni vicenda che si è aperta in questo Paese". Lo ha detto Rosy Bindi nel corso della lectio magistralis sulla Costituzione tenuta all'università della Calabria. Il riferimento della presidente della Commissione parlamentare antimafia è all'inchiesta della Dda di Catanzaro che ha portato agli arresti domiciliari cinque politici rendesi - tra i quali l'ex sottosegretario e ex assessore regionale Sandro Principe - con l'accusa di aver ricevuto il sostegno elettorale della cosca di 'ndrangheta Lanzino.

Carenze del sistema per screening candidature

"Stiamo ragionando su cosa fare preventivamente e successivamente. Intanto siamo in grado di denunciare le carenze del sistema, non solo per applicare il codice della Commissione ma anche della legge Severino. Dovremmo vagliare più di 150 mila candidature e non siamo in grado di farlo". Lo ha detto Rosi Bindi sull'eventuale "screening" sulle candidature in vista delle amministrative. "Due giorni a disposizione delle commissioni per vagliare le candidature - ha aggiunto - sono pochi. Con l'autocertificazione si può anche dire il falso, quindi sarebbe meglio chiedere la presentazione dei certificati. Nel nostro Paese non c'è un casellario dei carichi pendenti nazionale e bisogna interrogare ogni singola Procura, e questo non è da Paese civile. Al di là di quello che può fare l'Antimafia, le istituzioni devono dotarsi di strumenti per poter assicurare ai cittadini che le persone che vanno a votare sono quanto meno a posto con la giustizia. Diversa è la responsabilità dei partiti, che dovrebbero darsi un codice che non necessariamente ricorre agli atti della magistratura”.

"Dovrebbero arrivare prima le forze politiche - ha aggiunto Rosy Bindi - perché le amministrazioni locali sono il vero varco delle mafie per entrare nella pubblica amministrazione e fare affari. Quindi, soprattutto in occasione delle amministrative, occorre un impegno da parte delle forze politiche". "Mi sono assunta la responsabilità di effettuare lo screening anche lo scorso anno - ha concluso - in occasione delle regionali, nonostante alcune polemiche delle quali ho poi avuto la soddisfazione. Ho avuto un riconoscimento esplicito della magistratura, che ha riconosciuto i poteri della Commissione, che abbiamo svolto tutto correttamente".

Inaccettabili le minacce di Riina da servizio pubblico

"Riina jr ha mandato un messaggio preciso al Paese, dicendo che la mafia non esiste, e ai mafiosi che lui c'è e che il padre è ancora in grado di influire insieme a lui. Messaggi pericolosissimi, perché contenevano minacce a chi vuole collaborare con la giustizia. Che questo avvenga all'interno del servizio pubblico è inaccettabile. Ci auguriamo che non accada più". A dirlo è stata la presidente della Commissione antimafia Rosy Bindi, in merito al caso Rai e all'intervista al figlio di Totò Riina, parlando con i giornalisti all'Università della Calabria dove si trova per tenere una lectio magistralis sulla Costituzione della Repubblica.

"La Rai - ha aggiunto - ci aveva fatto delle garanzie dopo il caso Casamonica. Ieri abbiamo avuto rassicurazioni sia dal presidente che dal direttore e speriamo di poter vedere realizzati gli intenti, che sono quelli di mettere sempre di più il servizio pubblico al servizio di una cultura della legalità”.

Giusto esposto Delrio su dossier

"Ho appreso anch'io, questa mattina, dai giornali, di questo ipotetico dossier sul Delrio. Faremo le nostre verifiche, anche se sarà la magistratura a indagare, considerato che il ministro, giustamente, ha fatto un esposto". A dirlo la presidente della Commissione antimafia Rosy Bindi, oggi all'Università della Calabria, a Rende, per una lectio magistralis sulla Costituzione della Repubblica.

Il Sud è orfano di una classe dirigente perbene

"Guai ad avere un'idea di Calabria e Mezzogiorno orfano dello Stato, perché si può dare colpa allo Stato se i cantieri non sono terminati, ma no se un sindaco non fa pagare gli oneri di urbanizzazione. Un problema che investe tutti, perché Calabria e Mezzogiorno sono anche orfani di una classe dirigente perbene. E perbene significa liberi da tutti i poteri e soprattutto dai poteri mafiosi". Lo ha detto all'Unical la presidente della Commissione antimafia Rosy Bindi riferendosi alle inchieste su amministratori locali. "Una cosa è certa: il varco per le mafie - ha aggiunto - sono le amministrazioni perché si può usare la democrazia con meno fatica. Per influire sull'elezione di un sindaco o di un consigliere bastano cento voti, basta che un sindaco accetti di imparentarsi con qualcuno che porta voti senza chiedersi da dove vengono. Quando hai preso i voti della mafia la tua libertà di politico è finita". Rosy Bindi ha quindi esortato a "combattere le mafie con la Costituzione, con rigore perché attraverso l'impegno e la conoscenza si vincerà questa battaglia".

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