Coronavirus, sindaco Gioia Tauro: "No Regione a proposta nave-ospedale"

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Gioia Tauro (Reggio Calabria) - "La proposta della nave ospedale formulata nella giornata di ieri, sembra non trovare sostegno dalla Regione. La possibilità di avere un ospedale galleggiante, attraverso l'utilizzo di una nave messa a disposizione dell'imprenditore Aponte che darebbe alla Calabria la possibilità di avere centinaia di posti letto Covid, senza contaminare pazienti che necessitano di essere ricoverati per altre cure nelle nostre strutture ospedaliere, non sarebbe per la Regione praticabile perché, sempre secondo la Regione, i posti letto in Calabria sarebbero sufficienti. Ma oltre il danno, la beffa: infatti, da quello che percepiamo, l'ospedale di Gioia Tauro, individuato come centro Codiv sarà smantellato di tutti i servizi per evitare eventuali contagi". E' quanto afferma, in un comunicato, il sindaco di Gioia Tauro, Aldo Alessio.

"In pratica - prosegue Alessio - un vero e proprio 'lazzaretto'. Ma anche quella trasformazione procede a rallentatore perché mancherebbero gli autorespiratori e quindi, almeno per adesso non si sarebbe in grado di attuare posti di terapia intensiva e sub intensiva. Ma la cosa che ci allarma e ci preoccupa ancora di più è che l'unico pronto soccorso di tutta la fascia tirrenica, secondo le ultime indicazioni prese dai responsabili sanitari, dovrebbe essere smantellato insieme a tutti quei servizi ordinari che sono essenziali e necessari a servire la popolazione sanitaria dell'intera fascia tirrenica, che ha circa 60 mila abitanti. Coloro che stanno gestendo l'emergenza sanitaria regionale e provinciale, oltre a disattendere le loro stesse determine, cambiano continuamente le loro strategie di intervento sanitario sul territorio, senza avere alcun rapporto istituzionale e nessun confronto con i legittimi rappresentanti delle comunità amministrate".

"Noi, non ci stiamo - sottolinea ancora il sindaco di Gioia Tauro - a questo modo di gestire la sanità e l'emergenza in Calabria. I nostri concittadini calabresi, stanno facendo grandi sacrifici, attenendosi alle regole governative, regionali e sindacali, rimanendo chiusi nelle loro case. Le piccole e medie attività, sospese per decreto governativo e regionale, quanto prima esploderanno, perché private da un qualsiasi reddito di sostentamento. Le sacche di povertà inevitabilmente si amplieranno e non saranno più in grado di fronteggiare le necessità primarie per comprare anche un tozzo di pane. Infine, saranno anche privati dell'assistenza sanitaria, perché, chi si sta occupando di sanità in Calabria non è in grado di fronteggiare l'ordinario e l'emergenza sanitaria".

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