Italia Viva in Calabria perde pezzi: lasciano 11 dirigenti

italia-viva-2020_12b43_18580_1ba8a.jpgCatanzaro - "I fatti degli ultimi giorni confermano i dubbi e le perplessità sul ruolo che Italia Viva avrà in Calabria nel prossimo futuro. Gli ammiccamenti, ormai, sostanziano una scelta politica che non possiamo condividere". Lo scrivono undici dirigenti calabresi di Italia Viva, che hanno deciso di lasciare il partito. Una scelta ufficializzata in un documento sottoscritto, tra gli altri, dalla dirigente nazionale Stefania Covello, già parlamentare, da tre coordinatori provinciali, Caterina Sirianni (Catanzaro), Lidia Chiatti (Reggio Calabria), Maria Salvia (Vibo Valentia) e dal coordinatore della città di Cosenza, Salvatore Giorno. "L’apprezzamento al presidente facente funzioni Spirlì in tema di sanità e la notizia della costituzione dell’intergruppo sul ponte sullo Stretto tra alcuni parlamentari di Italia Viva, Lega e Forza Italia, è la conferma di come nel partito esistano mali antichi, come il totale scollamento tra la dimensione verticistica, del 'partito degli eletti' che compie le sue scelte in autonomia rispetto agli organismi e un corpo intermedio, di iscritti e dirigenti che valgono a legittimare l’esistenza del primo, ma che intuiscono solo dalla stampa gli orientamenti in merito ai temi e alle alleanze", scrivono.

"Né l’assemblea nazionale appena conclusasi ha fugato le nostre perplessità, segnando la mancata opportuna considerazione della 'questione Calabria' - aggiungono - regione in cui si vota a brevissimo e quasi mai menzionata negli interventi dei rappresentanti nazionali, e la palese contraddizione, sul punto delle alleanze, tra le frontiere invalicabili indicate dal leader del partito e i suoi autoreferenziali colonnelli locali". Nel documento, inoltre, gli ormai ex dirigenti di Italia Viva evidenziano che "in un momento terribile, coraggiose le scelte effettuate che mai sono state discusse con la base e con gli organismi costituiti. Un partito che ha un leader forte e lungimirante come Matteo Renzi non per questo può essere costruito in maniera estremamente oligarchica e povera di quadri intermedi. L’evoluzione del quadro politico avrebbe voluto un largo dibattito sulla futura collocazione del nostro partito che appare, al momento, ondivaga e contingente alle singole situazioni locali. Non riteniamo, ad esempio, che la convivenza all’interno della maggioranza che sostiene il Governo Draghi possa legittimare un’alleanza strutturale, sia pure su temi specifici, con la Lega". "La gestione del partito, che avrebbe richiesto un coordinamento regionale, anche in vista delle imminenti elezioni, è di fatto in capo ai parlamentari del territorio che - concludono - restano espressione di un tempo passato e di esperienze fallimentari".

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