Bombardieri su operazione 'Nuovo Corso': "A Reggio pagano il pizzo anche 'ndranghetisti"

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Reggio Calabria - "A Reggio Calabria il pizzo lo pagano tutti, anche gli 'ndranghetisti. Lo pagano meno o in modalità diverse ma lo pagano. È una regola di 'ndrangheta che ha trovato conferma sempre nelle nostre indagini". A dirlo il procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri nel corso della conferenza stampa per illustrare i dettagli dell'operazione "Nuovo Corso" che ha portato all'arresto di cinque persone per due estorsioni ai danni dell'imprenditore Francesco Siclari che aveva vinto l'appalto per la ristrutturazione del corso Garibaldi e per il rifacimento di Piazza Duomo. "Invito gli imprenditori - ha aggiunto - a ragionare su questo. Spesso non ci si rende conto che la propria soggezione alle cosche può diventare a lungo andare un meccanismo di inquinamento del mercato libero dell'economia. Noi invitiamo gli imprenditori a ribellarsi da questo pericolo, da quest'insidia. Sono benefici che trasformano la posizione dell'imprenditore: da vittima a partecipe, soggetto beneficiario di determinate condotte". Non è il caso di Francesco Siclari che ha avuto il coraggio di denunciare la cosca De Stefano.

"Non si può demonizzare e criminalizzare tutta l'imprenditoria - ha spiegato Bombardieri - ma si deve valutare caso per caso, situazione per situazione, relazione per relazione. Noi dobbiamo chiedere agli imprenditori di liberarsi dalla paura e di essere assistiti dallo Stato". L'indagine, ha poi detto il magistrato, "è un seguito delle operazioni che da un po' di tempo ci stanno delineando le reali dinamiche delle cosche di 'ndrangheta che controllano l'area di Reggio centro. Per come è maturata la vicenda ci dà l'idea di come opera la 'ndrangheta a Reggio. Nasce con l'avvicinamento dell'imprenditore prima con il volto affabile e amichevole di Andrea Giungo. Ma tutti quelli che si presentano lo fanno come famiglia De Stefano. A ogni pagamento dei Sal si presentavano a riscuotere il pizzo. Si sostituiscono i soggetti che operano sempre come appartenenti a quella famiglia". Il boss Paolo Rosario De Stefano si sarebbe "posto in maniera tranquillizzante con la vittima". "Devi essere vicino alla famiglia" avrebbe detto De Stefano a Siclari per farlo diventare "l'imprenditore di riferimento della cosca". L'imprenditore, però, si è rivolto alla Procura. "È stata una violenza psicologica che è fortissima - ha detto Bombardieri -. Questi interventi dimostrano che lo Stato reagisce e che ha tutta la forza per farlo. In un territorio come quelli di Reggio Calabria in cui l'economia viene inquinata dall'intervento della 'ndrangheta, bisogna distinguere l'imprenditore che paga e che è vittima, da quello che beneficia di quel pagamento".

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