Cinque casi di autolesionismo tra alunni scuola media a Cosenza


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Cosenza - Cinque casi di autolesionismo si sono verificati in una scuola media del cosentino, quattro all'interno della stessa classe. Sono tutti ragazzini tra i 12 e i 14 anni che hanno praticato il "cutting", nuova frontiera dell'autolesionismo giovanile, usando lamette, vetri, lattine per prodursi ferite su braccia e gambe e poi postare la foto sui social o inviarle sui telefonini dei compagni. Ad accorgersi della diffusione di pratiche autolesioniste all'interno della classe è stata una professoressa, insospettita da alcune battute tra studenti e dalle ferite sulle braccia di alcune ragazze. La scuola ha immediatamente allertato le famiglie. Dai primi accertamenti sembra che i gesti non siano stati indotti da altri.

"Questa pratica - ha spiegato Chiara Scazziota, pedagogista dell'Asp di Cosenza, referente del Centro consulenza giovani Servizi Sociali Asp - è abbastanza diffusa anche tra i nostri adolescenti. Direi che in città, un ragazzo su cinque pratica o ha praticato almeno una volta, l'autolesionismo. Purtroppo non abbiamo dati precisi e dettagliati per l'intera provincia, perché a noi si rivolgono solo alcune scuole o genitori allertati dai comportamenti dei figli. Gli autolesionisti agiscono in maniera cruenta sul loro corpo per un evidente disagio che non riescono altrimenti a elaborare. Molto spesso sono vittime di cyber bullismo o hanno problemi di rapporto con i familiari".

"La scuola - ha aggiunto - se appura un'incapacità della famiglia a reagire, dovrebbe contattare noi operatori sociali, o addirittura denunciare l'accaduto alle forze dell'ordine, perché solo attraverso un percorso educativo, e di conoscenza di se stessi, possiamo aiutare i nostri ragazzi. Sarebbe opportuno, considerato la diffusione di queste pratiche, che ogni scuola avviasse dei protocolli di intervento con noi. Inoltre, è importante che i genitori modifichino il loro approccio relazionale con l'adolescente, secondo criteri consoni all'età evolutiva. Il vero problema è che in questa epoca c'è tanta comunicazione, ma manca l'ascolto. È una comunicazione ossessivo convulsivo che non trova sfogo nell'ascolto".

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