Inchiesta "Gettonopoli" a Catanzaro, Gip respinge archiviazione per 19

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Catanzaro - Il gip di Catanzaro Valeria Isabella Valenzi ha respinto la richiesta di archiviazione per tenuità del fatto avanzata dalla Procura di Catanzaro nei confronti di 19 indagati coinvolti nell'inchiesta "Gettonopoli" ordinando al pm di formulare l'imputazione nei confronti degli indagati. Va avanti il caso incentrato sulla presunta indebita percezione di gettoni di presenza alle attività delle commissioni consiliari da parte di alcuni consiglieri comunali di Catanzaro. Secondo il gip sono contestabili i reati di truffa aggravata e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici.

L'ordinanza del giudice nasce in seguito alla richiesta di archiviazione da parte della Procura di Catanzaro e dal conseguente fatto che sei dei consiglieri coinvolti si erano opposti alla richiesta di archiviazione per tenuità del fatto: Filippo Mancuso (oggi consigliere regionale), Agazio Praticò, Antonio Mirarchi, Fabio Celia , Antonio Angotti , Manuela Costanzo. In seguito all'udienza davanti al gip, avvenuta il 6 ottobre scorso, è scaturita un'ordinanza del giudice il quale ha disposto che il pm formuli un'imputazione nei confronti di 19 consiglieri. Il gip Valenzi ha respinto l'archiviazione anche per altri 13 consiglieri: Francesca Celi, Lorenzo Costa, Roberta Gallo, Francesco Gironda, Luigi Levato, Rosario Lostumbo, Rosario Mancuso, Giuseppe Pisano, Cristina Rotundo, Giulia Procopi, Fabio Talarico, Antonio Ursino, Enrico Consolante.

Le difese dei consiglieri: "Nessuna truffa al Comune, lo accerterà il processo"

"Il provvedimento del Giudice per le indagini preliminari di Catanzaro non ci convince" scrivono in una nota congiunta i difensori di fiducia dei Consiglieri indagati "ma neppure ci sorprende". "Del resto, a seguito della richiesta di archiviazione formulata dal PM, la motivazione del decreto di fissazione dell’udienza camerale fissata Gip consentiva agevolmente, tra le righe, di leggere in anticipo il diverso orientamento del Giudice - che non condividiamo, pur rispettandolo - rispetto a quello prospettato dal Pubblico ministero".

"Non possiamo trascurare, neppure, che la fase decisoria appena conclusa riguarda, non già la fondatezza delle accuse, che lo stesso organo requirente ha ritenuto intrinsecamente fragili, quanto piuttosto l’esigenza di un approfondimento istruttorio che può trovare il proprio sfogo naturale solo nel processo. Per questo la decisone di oggi, che ha valenza interna al procedimento, va presa per quella che è. Soprattutto se consideriamo che chi è in attesa di giudizio è assistito, per dettato costituzionale, dalla presunzione di innocenza. Continueremo, piuttosto, a sostenere le buone ragioni dei nostri rappresentati davanti al Tribunale, sicuri che dall’esame approfondito delle loro condotte (precluso al GIP), non solo potrà escludersi ogni ipotesi decettiva, ma emergeranno con chiarezza i principi di buona fede e correttezza che hanno ispirato il loro agire nei confronti dell’Ente comunale".

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