Lamezia, accusato di essere il mandante dell'omicidio Pagliuso: Cassazione annulla con rinvio per Luciano Scalise

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Roma - Accusato di essere il presunto mandante dell’omicidio dell’avvocato Francesco Pagliuso, ucciso nel cortile della sua abitazione in via Marconi a Lamezia Terme il 9 agosto 2016, ieri la Corte di Cassazione, quinta sezione penale, ha accolto il ricorso di Luciano Scalise (difeso dagli avvocati Antonio Larussa e Piero Chiodo). Considerato dagli investigatori della Dda ai vertici dell'omonima cosca di Decollatura, la Cassazione ha annullato con rinvio l'ordinanza, disponendo un nuovo giudizio al tribunale del Riesame, relativamente alla contestazione di essere il mandante dell’omicidio dell’avvocato Pagliuso.  È stato quindi accolto il ricorso dei legati di Scalise “per mancanza di gravi indizi di colpevolezza”. Confermato, invece, il reato associativo.

Il 41enne Luciano Scalise, in carcere dal 10 gennaio scorso finito nell’operazione denominata “Reventinum”, arrestato insieme ad altre 12 persone rimaste coinvolte nell’operazione eseguita dai carabinieri per un fermo di indiziato di delitto per associazione di tipo mafioso. Gli indagati dell’operazione “Reventinum” sono stati ritenuti appartenenti a due contrapposte cosche di 'ndrangheta attive nell'area montana del lametino, quella degli Scalise e dei Mezzatesta. A Luciano Scalise successivamente è stato contestato anche di essere ritenuto dagli inquirenti il mandante dell’omicidio dell’avvocato Francesco Pagliuso che sarebbe avvenuto per mano di Marco Gallo la sera del 9 agosto 2016 mentre l’avvocato rientrava nella sua abitazione di via Marconi a Lamezia. Nei mesi scorsi, rispondendo al Gip per l'interrogatorio di garanzia, Luciano Scalise, che è difeso dagli avvocati Chiodo e Larussa, aveva risposto alle domande negando ogni sua responsabilità nell’omicidio. Ora, quindi, tocca nuovamente al Riesame decidere sulla vicenda per un nuovo giudizio.

R.V.

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