Lamezia, blitz a Scordovillo: “Alto pericolo di inquinamento del suolo e dell’aria con rischio concreto anche per falde acquifere” - VIDEO

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Lamezia Terme - Tutelare la salute pubblica. È questo l’obiettivo che ha mosso la Procura della Repubblica di Lamezia Terme e i carabinieri del gruppo di Lamezia con la collaborazione del Noe, ad avviare già da marzo dello scorso anno, serrate indagini nel campo rom di Scordovillo. Considerata da molti una zona franca dove le forze dell’ordine sono riuscite ad entrate per scoprire e documentare gli illeciti che da anni avvengono tra le baracche di uno dei campi rom più grandi del meridione. Sono state, infatti, installate delle telecamere di videosorveglianza grazie alle quali, dichiara in conferenza stampa il Procuratore della Repubblica, Salvatore Curcio “è stata acquisita prova granitica di quello che stava accadendo nel campo rom di Scordovillo”.

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Inquinamento ambientale, furto aggravato, traffico illecito di rifiuti, discarica non autorizzata e violazione di sigilli, sono questi i reati contestati. Reati che si riflettono inevitabilmente in modo negativo su tutta la città di Lamezia Terme andando a colpire e intaccare anche alcuni servizi pubblici. Il Procuratore Curcio ha parlato di un concreto pericolo provocato dai roghi che provocano lo sprigionamento di diossina “fino all’inquinamento della matrice suolo e dell’aria con il rischio concreto di inquinamento delle falde acquifere sottostanti”.

Trentanove in tutto le misure cautelari di cui 5 arresti in carcere e 34 divieti di dimora nel comune di Lamezia Terme. Una misura dura, quest’ultima, che ha portato alla protesta di alcuni cittadini rom proprio nell’atrio del tribunale lametino prima della conferenza stampa. I familiari hanno manifestato il loro malcontento direttamente alle forze dell’ordine intervenute per via di quello che hanno chiamato “il foglio di via” ovvero la misura cautelare del divieto di dimora a Lamezia Terme che ha colpito 34 rom e che ora devono abbandonare la città. “Dove ce ne andiamo” gridavano alcuni di loro. Un’operazione che, tengono a sottolineare in conferenza stampa, è partita già da diverso tempo.

A preoccupare maggiormente i lametini, sono i fumi tossici che, evidenzia il Procuratore Curcio, “tante volte anche il vicino ospedale ha dovuto subire delle vere e proprie interruzioni per i fumi che derivavano da questi fuochi”.

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“Un vero e proprio danno alla matrice suolo”

Ad esporre alcuni aspetti salienti dell’operazione, il sostituto procuratore della Repubblica, in trasferimento a Reggio Calabria, Giulia Maria Scavello, che pone l’accento al rispetto delle regole, e alla tutela dell’ambiente, della salute e della sicurezza pubblica. “Le persone che sono esposte con maggior rischio – sottolinea – sono, oltre a quelle che vivono vicino al campo rom o che frequentano l’ospedale, sono quelli che vivono presso il campo rom di Scordovillo che respirano le particelle di diossina che abbiamo trovato nel terreno, terreno che riceve sversamenti diretti di reflui che derivano dalla lavorazione di metalli e rifiuti pericolosi”. Nel campo, inoltre, sono molti i bambini che vi risiedono oltre alle centinaia di adulti che quotidianamente respirano e vivono su quel terreno inquinato.

La Scavello parla di un “vero e proprio danno alla matrice suolo” con possibile interessamento della falda acquifera. Anche in passato il campo era stato oggetto di diverse indagini e blitz ma, con le misure detentive odierne e con i sequestri dei mezzi della società, si è inteso bloccare definitivamente gli illeciti. Dalle indagini è emerso, quindi, un nuovo modo, più organizzato, dei cittadini rom nel commettere traffici illeciti. Utilizzavano anche “mezzi come gru, camion, tutto ai fini di profitto” conclude la Scavello.

Il comandante del gruppo dei carabinieri Massimo Ribaudo, ringraziando la Procura e i militari, ha sottolineato l’importanza dei risultati che “per la collettività possono incidere in maniera significativa”.

“I furti di rame sono una piaga di questa terra”

Il capitano Pietro Tibuzio, comandante della Compagnia Carabinieri di Lamezia, nel spiegare i dettagli dell’operazione, ha reso noto come l’indagine ha permesso di “documentare a tutto tondo una serie di reati commessi all’interno del campo di Scordovillo e dai residenti dello stesso campo. Reati che colpiscono aspetti della quotidianità particolarmente imprescindibili: le prime mosse dell’attività si sono avute sui delitti contro il patrimonio: furti e ricettazione, che consentivano di poter effettuare allacci abusivi alla rete pubblica per un danno di oltre mezzo milione di euro alla società fornitrice.

“Per fare questo – aggiunge Tribuzio – si è dovuto far uso di materie prime: i furti di rame sono una piaga di questa terra che colpiscono anche delle strutture che fanno poi venir meno dei servizi essenziali come fornitura elettrica e idrica”. Reati che vanno a “minare la pubblica incolumità”. L’attività svolta a 360 gradi ha permesso così di dimostrare come “all’interno del campo vengono svolte una pluralità di condotte che si ripercuotono in maniera negativa su esigenze pubbliche di primaria necessità” afferma infine il comandante Tribuzio.  

Ramona Villella

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