Lamezia, processo "Andromeda": concluso esame del collaboratore di giustizia Giuseppe Giampà

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Lamezia Terme - Il collaboratore di giustizia Giuseppe Giampà, ancora una volta collegato in videoconferenza da un sito riservato, è stato ascoltato nell’ambito del processo “Andromeda”. Arrestato nel 2011 per estorsione, ha risposto alle domande del Pm Romano e della difesa. Giampà ha parlato della lettera ricevuta dai detenuti che manifestavano malumori sul loro sostentamento in carcere e dei dissidi con lo zio Vincenzo Bonaddio che vi susseguirono. In particolare, l’avvocato Curatolo, che difende Bonaddio, ha chiesto dei chiarimenti sulla vicenda. Altro argomento affrontato nel corso dell’udienza, l’estorsione ai danni di Vincenzino Strangis. Il collaboratore Giampà, riferisce che i soldi delle estorsioni “servivano al sostentamento dei detenuti e al pagamento degli avvocati”. L’avvocato gli chiede se vide materialmente quei soldi avuti dall’estorsione, “non c’era bisogno che li vedevo” ha risposto il collaboratore. Vincenzo Strangis stava costruendo una clinica a Maida e, sul fatto che effettivamente avesse consegnato quei soldi, Giampà risponde su domanda dell’avvocato: “a me lo dissero”.

Non c’era un reale motivo sul perché si scelse l’imprenditore Strangis per sottoporlo ad estorsione. Sulla questione il collaboratore riferisce in aula che si guardava “dove c’erano lavori”. L’avvocato Staiano gli chiede, inoltre, della sua permanenza nel carcere dopo l’arresto avvenuto nel luglio 2011. “Lei aveva letto i verbali di Angelo Torcasio?”, arriva subito al punto, l’avvocato. “Si, nel carcere erano arrivati alcuni verbali” risponde il collaboratore. Alcune dichiarazioni di Angelo Torcasio, già divenuto collaboratore di giustizia, erano quindi arrivate nel carcere, nelle mani di Giuseppe Giampà che, sottolinea, “dopo Medusa le dichiarazioni che aveva fatto le ho lette”. Nella prossima udienza fissata per il 26 febbraio sarà ascoltato il collaboratore di giustizia Angelo Torcasio.

Nel processo, che si sta celebrando nel tribunale lametino davanti al presidente Maria Teresa Carè, sono imputati, Franco Perri, Domenico Cannizzaro, Vincenzo Bonaddio, Rocco Tavella, Mariantonia Santoro, Vasyl Koval, Raffaele Caparello e Nadia Jannate.

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