Lamezia, processo "Nuove Leve": in aula collaboratore Giampà racconta la geografia criminale della 'ndrangheta

foto-tribunale-lamezia-nuove-leve-giampa.jpg

Lamezia Terme – Ha brevemente ricostruito la geografia criminale della ‘ndrangheta lametina, il collaboratore di giustizia Giuseppe Giampà ascoltato, in videoconferenza, nell’ambito del processo “Nuove Leve”. È stato rinviato, invece, il processo “Andromeda” che doveva tenersi questa mattina nell’aula Garofalo del tribunale lametino per il contro esame del collaboratore Giampà che, per quanto riguarda quest’ultimo processo, è stato rinviato alla prossima settimana. Giampà ha invece risposto alle domande dell’avvocato Curatolo (difensore di Vincenzo Bonaddio) nell’ambito del processo Nuove Leve, che si sta celebrando con il rito ordinario, nei confronti di tre imputati: Pasquale Mercuri, 28 anni, Francesco Morello, 32 anni e Vincenzo Bonaddio, 58 anni. Con il collegamento interrotto più volte a causa di problemi tecnici, il collaborare Giampà ha ripercorso gli anni nella cosca. “Dal ’96, ’97 c’è stato il mio inizio” ha detto aggiungendo: “nella ’ndrangheta io ci sono cresciuto”.

Il collaboratore ha parlato anche della “Guerra di mafia” che vedeva la cosca Giampà contrapposta ai “Cerra-Torcasio-Gualtieri” e l’avvicinamento con i Cappello, Arcieri e Notarianni. Guerra che, sottolinea, essere iniziata dopo l’uccisione dei suoi zii. Giampà racconta anche di come era formata la Commissione, ovvero i vertici della cosca e delle riunioni per organizzare gli “affari illeciti”. Riferimento anche ai dissidi che sarebbero venuti fuori a causa del mantenimento dei detenuti che, in una lettera, avrebbero manifestato il loro malcontento. Da qui sarebbe scaturita la decisione di Giuseppe Giampà di prendere in mano la situazione al posto dello zio che si sarebbe dovuto occupare di tali “faccende”. Tale lettera era indirizzata a Bonaddio e poi fu “girata anche a me” evidenzia ancora Giampà. Da qui sarebbero sorte delle divergenze con Vincenzo Bonaddio. Giampà tiene a precisare che non si trattava di una “scissione”, ma solo di alcune “divergenze”. La parola passa poi all’avvocato Larussa, che difende Bonaddio e Mercuri, che chiede alcuni chiarimenti. Dopo questi fatti, aggiunge il collaboratore “ho cercato di prendere il controllo delle estorsioni”. Questo fino al suo arresto, nel 2011. Il processo è stato poi rinviato al 22 gennaio quando sarà ascoltato il collaboratore di giustizia Umberto Egidio Muraca.

R.V

© RIPRODUZIONE RISERVATA