Viterbo - La relazione semestrale della Dia già aveva acceso un riflettore sulle ramificazioni della cosca Giampà nel Lazio, parlando esplicitamente della operazione "Erostrato" coordinata dalla Dda di Roma e realizzata nel gennaio 2019, con l'esecuzione di 13 ordinanze di custodia cautelare e la distarticolazione di un gruppo criminale che avrebbe avuto a capo un affiliato di una cosca satellite ai Giampà. Ora dalle aule di tribunale arrivano le prime richieste importanti di condanna da parte dei pm antimafia Fabrizio Tucci e Giovanni Musarò, durante la discussione di lunedì scorso in cui hanno chiesto pene per 135 anni alla banda formata da calabresi e albanesi e che sarebbe stata guidata dal calabrese Giuseppe Trovato, considerato dagli inquirenti legato al clan Giampà, e da Ermal Rebeshi, per i quali sono stati chiesti vent'anni di carcere. Pene pesantissime, dunque, quelle invocate dalla procura antimafia per i 10 imputati (su 13) che hanno chiesto il rito abbreviato. "Il sodalizio criminale - scriveva qualche settimana fa la Dia - operava pratiche estorsive nei confronti dei negozi compro oro, locali notturni ma anche nel settore del recupero credito a Viterbo e provincia, riuscendo a imporsi sul territorio grazie al supporto prestato da soggetti albanesi per la commissione di numerosi atti violenti. Le azioni - si legge nella relazione - sono risultate collegate a una strategia criminale unitaria, promossa da un soggetto lametino trapiantato nel Viterbese da oltre 15 anni, intento ad assumere e mantenere il controllo di attività economiche".
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