'Ndrangheta: appalti pilotati per favorire cosche, arresti in tutta Italia - VIDEO

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Roma - Un cartello criminale composto da imprenditori e funzionari pubblici per pilotare gli appalti e agevolare le cosche della 'ndrangheta. Lo ha scoperto la Guardia di Finanza che sta eseguendo decine di arresti in diverse regioni italiane. L'indagine, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, ha preso di mira i profili 'imprenditoriali' dei Piromalli, la cosca che opera nella Piana di Gioia Tauro. I finanzieri stanno eseguendo anche sequestri di beni e imprese per oltre 103 milioni.

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I provvedimenti cautelari e i sequestri, nei quali sono impegnati circa 500 finanzieri dei comandi provinciali e dello Scico, sono scattati in Calabria, nelle province di Reggio Calabria, Catanzaro, Cosenza e Vibo Valentia, in Sicilia tra Messina, Palermo, Trapani e Agrigento, in Campania - a Benevento e Avellino - a Milano e Brescia in Lombardia e ad Alessandria, Gorizia, Pisa, Bologna e Roma. L'operazione, coordinata dal procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri e denominata 'Waterfront', è l'epilogo delle indagini sull'ala imprenditoriale dei Piromalli. Dagli accertamenti, infatti, è emersa l'esistenza di un cartello composto da imprenditori e pubblici ufficiali ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d'asta aggravata dall'agevolazione mafiosa, frode nelle pubbliche forniture, corruzione ed altri reati. Sono 11 i funzionari pubblici coinvolti.

Coinvolto funzionario Anas e tecnici comunali

Ci sono anche un funzionario dell'Anas in servizio a Reggio Calabria, e tecnici dei comuni di Rosarno e Gioia Tauro tra le persone coinvolte nell'inchiesta coordinata dalla Dda di Reggio Calabria che stamani ha portato a numerosi arresti in tutta Italia eseguiti della Guardia di finanza nei confronti dei presunti componenti di un cartello criminale composto da imprenditori e funzionari pubblici per pilotare gli appalti e agevolare la cosca Piromalli. L'operazione, denominata "Waterfront", è il frutto di tre filoni di indagine scaturiti dall'operazione "Cumbertazione" che nel gennaio 2017 portò al fermo di 35 persone ed alla scoperta di un "cartello" di imprenditori sostenuti dalle cosche della 'ndrangheta. Indagando su sette appalti già oggetto di quella inchiesta, i finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria e dello Scico, hanno portato alla luce altre ipotesi di reato di frode in pubbliche forniture portate a termine grazie anche a funzionari pubblici infedeli. Il secondo filone ha preso le mosse da quanto scoperto nel computer di uno degli arrestati in Cumbertazione che ha portato alla scoperta di un altro cartello di imprese al servizio delle cosche. Infine, dalle indagini èp emerso il coinvolgimento del responsabile dell'area reggina dell'Anas che avrebbe favorito un imprenditore in cambio del pagamento di somme di denaro in favore della moglie per prestazioni lavorative che secondo quanto emerso dalle indagini della Guardia di finanza, in realtà, non sarebbero mai state svolte.

A cartello imprese appalti per oltre 100 milioni 

Ammonta ad oltre 100 milioni di euro il valore degli appalti ottenuti illecitamente coperti dalle indagini condotte dalla Guardia di finanza e coordinate dalla Dda di Reggio Calabria che hanno portato alla luce un cartello composto da 57 imprenditori che, con attraverso turbative d'asta aggravate dall'agevolazione mafiosa, si sarebbero aggiudicati almeno 22 gare ad evidenza pubblica, frodando la Regione Calabria e la Comunità Europea. Le gare investigate dai finanzieri del Gico del Nucleo di polizia economico finanziaria di Reggio Calabria e dello Scico, sono state bandite tra il 2007 e il 2016 dalle stazioni appaltanti dei Comuni di Gioia Tauro e Rosarno, nonché dalla Stazione Unica Appaltante di Reggio Calabria. Così facendo, le imprese avrebbero agevolato l'attività dei Piromalli che si sono assicurati una rilevante "tangente ambientale", garantendo la realizzazione dei lavori. Gli appalti venivano ottenuto tramite offerte precedentemente concordate e se il cartello non risulta vincitore, venivano effettuati subappalti o procedura di nolo per ottenere comunque l'esecuzione dei lavori. Tra gli appalti finiti nel mirino degli investigatori anche quelli di riqualificazione del lungomare di Gioia Tauro, Rosarno e San Ferdinando in attuazione di Progetti Integrati di Sviluppo Urbano finanziati da fondi europei. Numerose le irregolarità riscontrate: la percezione di somme non dovute, liquidazioni di spese non dovute, distorto utilizzo di "varianti in corso d'opera", difformità nei progetti, omessi collaudi statici, prove non eseguite sulla qualità e sullo spessore degli asfalti bituminosi. Il tutto anche nell'esecuzione di opere quali il Palazzetto dello sport, il parcheggio interrato e il Centro polifunzionale di Gioia Tauro, nonché il Centro polisportivo di Rosarno.

Fondamentale, per l'accusa, è risultata la complicità, a vario titolo, di pubblici ufficiali - dirigenti e direttori dei lavori/collaudatori, tecnici/progettisti e/o responsabili unici pro tempore dei procedimenti relativi agli appalti - incaricati dalle relative stazioni appaltanti. Dalle indagini è emerso anche lo "stabile rapporto corruttivo" esistente tra il funzionario dell'Anas Giovanni Fiordaliso, del Compartimento di Reggio Calabria, e l'imprenditore Domenico Gallo, indicato come il "dominus" di numerose società fornitrici di bitume e calcestruzzo, per frodi in svariati contratti di fornitura indebitamente affidati ad imprese riconducibili a Gallo, compresi i lavori di ammodernamento di tratti dell'Autostrada A2 Salerno - Reggio Calabria effettuati con materiali di qualità inferiore rispetto ai parametri imposti dagli appalti. In cambio, secondo l'accusa, Fiordaliso avrebbe ottenuto beni di lusso e promesse di incarichi nelle sue imprese. L'imprenditore avrebbe anche versato circa 94.000 euro alla moglie di Fiordaliso per prestazioni di lavoro mai effettuate. A conclusione dell'operazione, 14 persone sono state poste ai domiciliari, a 20 è stato notificato l'obbligo di presentazione alla Pg e per 29 è scattato il divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriale.

 

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