Aosta - I carabinieri del gruppo Aosta in collaborazione con la compagnia di Gioia Tauro hanno arrestato quattro esponenti della famiglia di 'ndrangheta dei Pesce. Sono contestati i reati di tentata estorsione, danneggiamento a seguito di incendio, rapina, tentato omicidio e lesioni personali. Per tutti ricorre l'aggravante prevista dal metodo mafioso. Gli arresti, tre in carcere e uno ai domiciliari, sono stati disposti dal Gip di Torino su richiesta della Dda. Le indagini del nucleo investigativo dei carabinieri di Aosta, coordinate dalla Dda di Torino, sono iniziate nel giugno del 2012.
Gli arrestati
Gli arrestati nell'operazione sono: Claudio Taccone, di 45 anni, Ferdinando Taccone di 21 anni e Vincenzo Taccone di 20 anni, tutti residenti a Saint-Marcel (Aosta). Sono stati, invece, disposti gli arresti domiciliari per Santo Mammoliti di 39 anni residente ad Aosta. Inoltre, un quinto destinatario di custodia cautelare si trova all'estero.
Indagine partita da incendio auto estorsivo
Sono tre gli episodi sui cui si sono concentrati gli inquirenti nell'ambito dell'inchiesta 'Hybris' che ha portato a quattro arresti di esponenti della famiglia di 'ndrangheta dei Pesce: l'incendio del 3 giugno del 2012, con finalità estorsive (per ottenere un posto di lavoro), di un'auto parcheggiata al quartiere Dora ad opera di Ferdinando Taccone e del quinto destinatario della misura cautelare (a cui é seguito un danneggiamento di un'altra auto parcheggiata alla Cogne acciai speciali e un'aggressione alla figlia di una delle due persone che potevano garantire loro il posto di lavoro);
l'aggressione con bastone e coltello (questo puntato alla gola, di qui il tentato omicidio) della serata del 30 settembre scorso a un padre e un figlio aostani (i quali avrebbero accusato i Taccone di "non saper scannare") da parte di Ferdinando Taccone, suo fratello Vincenzo e un terzo giovane all'epoca dei fatti minorenne (per questa aggressione aveva subito proceduto la Questura di Aosta); la tentata estorsione di 5.000 euro, e quelle consumate di 100 euro ogni 3-4 giorni, da parte di Santo Mammoliti e del quinto destinatario della misura cautelare a un corriere della droga successivamente fermato con 50 chilogrammi di marijuana e ora in carcere. In più occasioni Ferdinando Taccone, secondo gli inquirenti, Ferdinando Taccone "ha fatto riferimento alla sua accertata parentela con la famiglia Pesce di Rosarno".
Ad Aosta erano noti come i 'Calabria Boys'. L'indagine dei carabinieri ha riguardato un "contesto sociale di forte degrado" che "ha fatto emergere un substrato culturale per certi aspetti incredibile", legato a "famiglie calabresi residenti in Valle d'Aosta ma che hanno mantenuto forti legami con il territorio di origine e che sentono fortissimo il culto dell'onorabilità e dell'onore", ha spiegato in conferenza stampa il tenente colonnello Massimiliano Rocco, comandante del Gruppo Aosta. In particolare è emersa una "gestione territoriale che arriva direttamente dalla Calabria in base alle famiglie di riferimento, sia delle vittime, sia degli estorsori". A preoccupare è "l'omertà assoluta, ci deve essere una reazione da parte della società civile e un aiuto da parte delle istituzioni. Stupisce la mancanza di denuncia", ha sottolineato il tenente colonnello Cesare Lenti, comandante del reparto operativo.
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