'Ndrangheta, assolto ex consigliere regionale Valle d’Aosta e pena ridotta per ristoratore Raso

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Aosta - "Sono stati giorni terribili, devastanti, e non mi sembra ancora vero che siano finiti. Da oggi dopo 909 giorni sono un uomo libero''. Sono le parole di Marco Sorbara, ex consigliere regionale della Valle d'Aosta, assolto dai giudici della Corte d'appello di Torino dall'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa nel processo Geenna con rito ordinario. In primo grado era stato condannato a dieci anni di reclusione. ''Questa Corte - continua - sin da subito ha portato ha mostrato grande attenzione per le nostre argomentazioni. Ma soprattutto questo lo devo a mio fratello Sandro, che è anche il mio avvocato. Grazie a lui non ho mai perso fiducia nella giustizia. Grazie alle sue istanze sono uscito dal carcere e ho avuto i domiciliari, poi la possibilità di uscire per andare a lavorare e ora l'assoluzione. In questi 30 mesi, c'è stata sempre la convinzione che qualcuno ci avrebbe ascoltato. E così è stato''.

Ridotta in appela condanna per Raso

Per il ristoratore aostano Antonio Raso, considerato uno dei vertici della presunta locale di 'ndrangheta di Aosta, la condanna nel processo Geenna, invece, si è ridotta in appello a 10 anni, rispetto ai 13 inflitti in primo grado. I giudici, "perché il fatto non sussiste" lo hanno assolto dall'accusa di tentato scambio elettorale politico mafioso per i presunti voti promessi alla vigilia delle comunali del 2015 all'allora candidato sindaco di Aosta Fulvio Centoz - che rifiutò, secondo gli inquirenti - in cambio di posti di lavoro. Inoltre con la stessa motivazione lo hanno assolto dall'accusa di scambio elettorale politico mafioso, in occasione della stessa tornata elettorale, per i presunti accordi con Marco Sorbara. I magistrati della seconda sezione penale hanno poi respinto l'appello del procuratore generale di Torino riguardo all'ipotizzato scambio elettorale politico-mafioso contestato ad Antonio Raso alla vigilia delle comunali 2015 di Saint-Pierre a favore di Monica Carcea (episodio per il quale era già stato assolto in primo grado). Sono state concesse le attenuanti generiche all'ex assessora comunale di Saint-Pierre Monica Carcea, con la condanna passata da 10 a 7 anni, al dipendente del Casinò di Saint-Vincent Alessandro Giachino e all'ex consigliere comunale di Aosta Nicola Prettico (per entrambi la pena inflitta è scesa da 11 a 8 anni ciascuno).

Diminuite dell'80% provvisionali risarcimento parti civili

Nel processo Geenna d'appello, celebrato con rito ordinario, sono diminuite dell'80% le provvisionali di risarcimento alle parti civili rispetto a quelle concesse dal tribunale di Aosta. I giudici della seconda sezione penale della Corte d'appello di Torino le hanno ridotto complessivamente da 665 mila a 130 mila euro: 50 mila euro alla Regione Valle d'Aosta (assistita dall'avvocato dirigente Riccardo Jans), 40 mila euro al Comune di Saint-Pierre (avvocato Giulio Calosso), 30 mila euro al Comune di Aosta (avvocato Gianni Saracco) e 10 mila euro a Libera (avvocato Valentina Sandroni). "Sono state confermate le condanne nei confronti degli imputati nei cui confronti è costituito il Comune ed è stata concessa una provvisionale di 40 mila euro, in linea con i processi di 'ndrangheta: in Minotauro, per Volpiano e Leini, furono riconosciuti 50 mila euro a Comune", commenta l'avvocato Calosso.

Difesa Romeo annuncia ricorso Cassazione

Annuncia ricorso in Cassazione il difensore del penalista torinese Carlo Maria Romeo, condannato in secondo grado a quattro anni e sei mesi di reclusione nel processo Geenna sulle infiltrazioni della 'ndrangheta in Valle d'Aosta. La Corte d'appello di Torino lo ha ritenuto responsabile di favoreggiamento, tentata estorsione, falso e spaccio mentre lo ha assolto, come già avvenuto in primo grado, dall'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. "Siamo assolutamente certi della innocenza e della estraneità ai fatti", dichiara l'avvocato difensore, e fratello, Oreste Romeo. Il ricorso, aggiunge, sarà basato "su violazioni di legge che vanno dalla corretta qualificazione giuridica delle ipotesi contestate, al divieto di utilizzabilità di intercettazioni, fino addirittura al superamento di una clausola di salvaguardia che è espressamente prevista dall'articolo 378 del codice penale (favoreggiamento personale, ndr)". Per Carlo Maria Romeo la procura generale di Torino aveva chiesto la condanna a sette anni e sei mesi di reclusione. Il penalista si trova agli arresti domiciliari dal luglio 2020, dopo sei mesi in cui è stato sottoposto a custodia cautelare in carcere.

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