Operazione Gentleman: colpita cosca “degli zingari”, 33 fermi - VIDEO

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Cosenza - Più di tre tonnellate di droga, tra cocaina, eroina e marijuana, per un valore complessivo di 45 milioni di euro, sono state sequestrate nell'operazione "Gentleman" condotta stamani dalla Guardia di finanza che ha sottoposto a fermo 33 persone ritenute affiliate al locale di 'ndrangheta "degli zingari", operante nell'alto Ionio cosentino. Nel corso dei due anni di indagine, i finanzieri, nel maggio scorso, hanno anche arrestato il latitante Domenico Pepè, ritenuto legato ai Pesce-Piromalli di Gioia Tauro (Reggio Calabria).

L'inchiesta, coordinata dal procuratore di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo, dai procuratori aggiunti Giovanni Bombardieri e Vincenzo Luberto e dal pm della Dda Domenico Guarascio, in collegamento con il procuratore aggiunto di Brescia Sandro Raimondi e col pm di Matera Alessandra Susca, è stata condotta dai finanzieri del Goa (il gruppo antidroga) del Gico (il gruppo contro la criminalità organizzata) di Catanzaro, dal Goa di Brescia, dalla Compagnia di Policoro, dal Servizio centrale investigazione criminalità organizzata di Roma (Scico), con l'interessamento della Direzione centrale per i servizi antidroga (Dcsa). Le indagini hanno delineato l'attività dei sodalizi criminali riconducibili a Filippo Solimando e Luigi Abbruzzese, ritenuti i capi del locale di Corigliano Calabro e della 'ndrina "degli zingari" di Cassano allo Ionio. Dalle indagini è emersa la capacità della cosca di accedere ai mercati sudamericani ed a quelli dell'Est Europeo grazie anche ad una fitta rete di narcotrafficanti internazionali in grado di movimentare grossi quantitativi di marijuana dall'Albania verso l'Italia, avvalendosi di barche dell'organizzazione, oltre che di cocaina ed eroina con l'utilizzo di automezzi modificati.

All'operazione hanno partecipato 400 finanzieri che hanno circondato e perquisito la località "Timpone Rosso" di Cassano, da anni ritenuta la roccaforte del clan "degli zingari" sequestrando anche beni immobili, quote societarie, autovetture di lusso, ed imbarcazioni. "Sono stati - ha detto il procuratore Lombardo - due anni di indagini iniziate e portate avanti anche attraverso l'intercettazione di chat, una procedura piuttosto complessa che però ci ha consentito di visionare anche i messaggi in codice". "Tra i reati contestati - ha detto Luberto - c'è anche l'associazione mafiosa perché gli zingari sono 'ndranghetisti autonomi che hanno monopolizzato il traffico di droga e armi a Cosenza. Questa non è un'operazione di contrasto al contrabbando, ma abbiamo ricostruito l'intera filiera a ritroso, dallo spaccio all'approvvigionamento, e siamo riusciti a stabilire il ruolo dominante della 'ndrangheta nello spaccio di droga. Oggi non abbiamo sgominato nulla, abbiamo svuotato sì e no del 5% il bacino. Se fosse così semplice sgominarla, non sarebbe 'ndrangheta".

Smantellato fortilizio cosca  

Il quartiere del "Timpone rosso", sede del "quartier generale" della cosca è presidiato da stamattina da centinaia di finanzieri per porre fine ad un controllo del territorio da parte della cosca che si protraeva da anni. Il gruppo criminale aveva la sede in 14 edifici ubicati nelle zone più impenetrabili della frazione Lauropoli di Cassano allo Jonio. Controlli sono in corso anche in un uliveto contiguo al fortilizio della cosca dove potrebbero esserci elementi utili alle indagini e per scoprire tutte le attività del gruppo criminale. La cosca degli zingari, secondo quanto è emerso dalle indagini, smerciava in tutta Italia consistenti partite di eroina provenienti dall'Albania e di cocaina acquistata in Sud America e in Olanda.

Sequestrati due pescherecci per traffico

Due pescherecci che, secondo l'accusa, venivano usati dalla cosca "degli zingari" per importare tonnellate di marijuana e anche eroina dall'Albania. I due pescherecci fanno base nel porto di Corigliano Calabro ed uno di questi sarebbe anche al centro di accertamenti perché c'è il sospetto che sia stato usato anche per il traffico di essere umani. La cosca "degli zingari", attiva nell'area della Sibaritide e sulla fascia ionica cosentina, ha spiegato il procuratore di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo che ha coordinato le indagini, trattava grossi quantitativi di droga con l'Albania, soprattutto marijuana e, in parte, eroina. La cocaina, invece, proveniva dal reggino. In un caso, il clan ha trattato direttamente con i narcos sudamericani, l'acquisto di una grossa partita di cocaina pagando 100 mila euro come anticipo, ma l'affare poi è saltato per problemi sorti in sud America.

Procuratore Lombardo: cosca gestito giro per 45 mln di euro

Gli affiliati alla cosca "degli zingari" sottoposti a fermo stamani dalla guardia di finanza per un vasto traffico di droga in varie regioni italiane, avrebbero gestito un giro di stupefacente valutato 45 milioni di euro nel periodo in cui sono stati sotto indagine. A dirlo è il procuratore di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo che ha coordinato l'inchiesta della Dda. Nel corso delle indagini, andate avanti per anni, i finanzieri hanno sequestrato ingenti quantitativi di droga in varie regioni italiane.

Sindaco Cassano: emerge quadro terrificante

"L'operazione della Dda di Catanzaro, eseguita dagli uomini della Guardia di Finanza, nella giornata di oggi nei Comuni di Cassano e Corigliano ed in altri centri del Paese, ha fatto emergere un quadro assolutamente terrificante, che mortifica le coscienze civili e democratiche e che umilia una Comunità, già fortemente provata per quanto negli anni e nei mesi trascorsi si è verificato in tema di ordine pubblico". Lo afferma in una nota il sindaco di Cassano allo Jonio, Gianni Papasso.

"La stragrande maggioranza dei cittadini di Cassano, fatta di persone perbene ed oneste, che nulla mai - aggiunge - ha avuto o avrà a che fare con questioni simili a quelle terrificanti che sono emerse con l'operazione di oggi, è e sarà sempre dalla parte dello Stato ed aspira a vedere definitivamente bonificato un territorio che i clan, nel corso degli anni, hanno fortemente compromesso. Per queste ragioni la gratitudine nei confronti della Dda di Catanzaro e, in particolar modo, nei confronti del procuratore Antonio Vincenzo Lombardo, dell'aggiunto Vincenzo Luberto e di quanti operano sul territorio a tutela della sicurezza pubblica, è grande ed incondizionata. Un sentito ringraziamento va agli uomini della Guardia di Finanza che, sul posto, hanno fatto si che emergesse una tale realtà criminosa che, nel mentre ci lascia stupefatti, per l'enorme dimensione dei risultati emersi, ci spinge a raddoppiare gli sforzi e a lavorare per ricostruire l'immagine della vera Cassano".

"Alla repressione, che deve continuare senza sosta - prosegue Papasso - per smantellare ogni più piccola cellula del malaffare, deve però seguire una nuova attenzione dello Stato nei confronti di un Comune e di un territorio, che non può essere lasciato solo e che merita sviluppo socio-economico e culturale. Questo, soprattutto, per non tradire la speranza dei giovani in un futuro migliore, di libertà e di progresso"

Arsenale nel reggino, venduto da 'zingari'

Era stato ceduto dalla cosca "degli zingari" operante nella Sibaritide, l'arsenale intercettato dalla guardia di finanza nel marzo dello scorso anno a Rizziconi, nel reggino. Le armi - dieci kalashnikov, due mitragliette e cinque pistole - furono sequestrate nel corso di quello che fu indicato come un normale controllo di routine ma che in realtà rientrava in un servizio mirato. Le armi erano a bordo di un'auto condotta da un incensurato. Dalle indagini è emerso che la cosca "degli zingari" aveva acquistato mitra e pistole nel vibonese e poi le aveva cedute ad una cosca del reggino. Il ritrovamento suscitò grande allarme visto che per gli inquirenti reggini avrebbero potuto essere utilizzate per un attentato ad un obiettivo istituzionale. Sul possibile uso delle armi sta indagando la Direzione distrettuale antimafia.

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