Operazione "Confine 2": omicidio boss Ruga e intimidazioni a ex ministro Lanzetta, 14 arresti

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Reggio Calabria - E' stata chiamata "Confine 2", l'operazione che ha portato all'arresto di 14 persone, accusate di associazione di tipo mafioso, omicidio, danneggiamento, rapina, estorsione, detenzione e porto illegale di armi; detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. L'operazione, coordinata dalla Procura distrettuale di Reggio Calabria ed eseguita dai Carabinieri, ha riguardato tutti soggetti, ritenuti appartenenti alla cosca Ruga di Monasterace. "Confine 2" ha interessato la provincia di Reggio Calabria - in particolare nell'area dell'alto Jonio reggino - e le province di Catanzaro, Roma e Firenze, portata avanti dai Carabinieri del Nucleo investigativo del Gruppo di Locri che hanno dato esecuzione ad un'ordinanza di custodia cautelare emesso dal gip del Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della Dda. 

La cosca avrebbe sottoposto il piccolo paese del basso jonio reggino al giogo di un "antistato", cosi' come lo definisce il gip nell'ordinanza, tanto che i cittadini preferivano rivolgersi alla cosca e non alle istituzioni se avevano un problema. I dettagli sono stati illustrati stamani nel corso di una conferenza stampa alla presenza del procuratore capo, Federico Cafiero De Raho e del nuovo comandante provinciale, colonnello Giancarlo Scafuri. Lo spaccato che emerge dall'indagine e' comunque quello di una collettivita' completamente soggiogata dal potere mafioso del presunto boss, Giuseppe Cosimo Ruga, che avrebbe fatto di un supermercato, posto sotto sequestro, la sua base operativa. Gli inquirenti, a conferma del potere del clan, hanno ricostruito la vicenda di una donna che chiese aiuto a Giuseppe Cosimo Ruga per problemi di natura sentimentale con l'ex compagno di nazionalita' rumena, il quale poco dopo rimase vittima di un violento pestaggio. Ma anche quella di un meccanico, aggredito nella sua officina da tre uomini per non avere soccorso un uomo rimasto per strada con l'auto in panne.

Indagini dopo intimidazioni a ministro Lanzetta

Hanno preso spunto anche dall'attentato incendiario che fu compiuto nel giugno del 2011 ai danni della farmacia dell'allora sindaco di Monasterace, Maria Carmela Lanzetta, successivamente nominata ministro degli Affari regionali, Maria Carmela Lanzetta, le indagini che hanno portato stamattina all'arresto da parte dei carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria di 14 presunti esponenti della cosca Ruga della 'ndrangheta. Al centro dell'attività investigativa anche un'altra intimidazione messa in atto ai danni di Maria Carmela Lanzetta: i colpi di pistola che furono sparati il 29 marzo del 2012 contro la sua automobile. Le indagini dei carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Locri hanno consentito di ricostruire l'organigramma della cosca "Ruga-Gallace-Leuzzi". L'operazione che ha portato agli arresti é stata condotta con l'ausilio di tutte le articolazioni territoriali dipendenti, dell'ottavo Nucleo elicotteri carabinieri, dello Squadrone eliportato Cacciatori "Calabria" e del Nucleo cinofili di Vibo Valentia. Le indagini dei carabinieri si sono protratte dal gennaio del 2011 al marzo di quest'anno ed hanno consentito di individuare il mandante dell'assassinio di Andrea Ruga, rivelando anche, riferiscono i carabinieri, "la violenza criminale della cosca ed il livello di assoggettamento e sottomissione in cui era costretta a vivere la gente del posto".

Boss uccise fratello che aveva preso suo posto

Tra gli arrestati dell'operazione "Confine 2", c'é anche il boss Giuseppe Cosimo Ruga, di 65 anni, che era libero dopo avere scontato una condanna a 26 anni. I particolari dell'accusa contestata al boss sono stati illustrati nel corso della conferenza stampa tenuta dal Procuratore della Repubblica, Federico Cafiero de Raho e dal Comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Giancarlo Scafuri. Ruga, in particolare, é accusato dell'omicidio del fratello Andrea, ucciso nel 2011 dal boss dopo che era tornato in libertà, per vendicarsi del fatto che aveva approfittato della sua detenzione per prenderne il posto a capo della cosca. Andrea Ruga, secondo quanto riferito dagli investigatori, venne soffocato con un cuscino dal fratello, che poi tentò di fare attribuire il decesso ad un malore. Per evitare di essere scoperto, tra l'altro, Giuseppe Cosimo Ruga fece sabotare il sistema di videosorveglianza della casa del fratello.

Cosimo Giuseppe Ruga, era una sorta di "padrino" a cui molti cittadini di Monasterace si rivolgevano anche per fargli dirimere questioni di carattere privato. É quanto é stato riferito dai magistrati della Dda reggina e dai carabinieri. Ruga riceveva le persone nel locale riservato di un supermercato di Monasterace, cittadina che considerava come un suo "feudo", e interveniva per risolvere le questioni più svariate, comprese quelle legate a vicende sentimentali. In un caso, tra l'altro, si era interessato del caso di un ragazzo picchiato gravemente da alcuni elementi della cosca Ruga perché non si rassegnava alla fine del rapporto sentimentale con una giovane.

Non contestate intimidazioni a Lanzetta

Le intimidazioni commesse ai danni dell'ex ministro Maria Carmela Lanzetta, all'epoca in cui era sindaco di Monasterace, pur rientrando nell'indagine che ha portato all'arresto di 14 persone, non vengono contestate formalmente alle persone coinvolte nell'operazione. "Le indagini sugli episodi ai danni dell'ex ministro Lanzetta - ha detto il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho - sono state stralciate da questa operazione ed affidate per il prosieguo alla Procura della Repubblica di Locri". Secondo quanto reso noto dai carabinieri, Giuseppe Cosimo Ruga, nell'intercettazione ambientale di un colloquio con la moglie, Maria Rosa Piromalli, si lamentava del clamore sollevato dalla Lanzetta per le intimidazioni subite. "Possiamo dire - ha detto ancora il Procuratore - che Ruga esprimeva un forte risentimento per Maria Carmela Lanzetta, ma gli elementi raccolti non sono a tutt'oggi sufficienti per poterlo ritenere coinvolto nella vicenda”.

La vicenda, come ha chiarito il procuratore capo di Reggio Federico Cafiero de Raho, e' oggetto di un procedimento autonomo. Dalle intercettazioni a carico degli indagati e' emerso, comunque, che la vittoria di Maria Carmela Lanzetta alle elezioni amministrative della primavera del 2011 non era stata molto gradita dagli appartenenti alla cosca. In occasione di un colloquio in carcere tra un detenuto ed alcuni suoi familiari, l'elezione di Lanzetta a sindaco era stata commentata sfavorevolmente. Gli investigatori avrebbero riscontrato un particolare astio nei confronti della'ex ministro da parte di Giuseppe Cosimo Ruga e di altri componenti del sodalizio, proprio in ragione degli "inquinamenti mafiosi" presenti sul territorio del comune di Monasterace, piu' volte denunciati dall'amministratrice. Astio che si sarebbe manifestato anche con una campagna denigratoria via web.

Bindi: "Ulteriore passo per liberare territorio"

"L'operazione della Dda di Reggio Calabria, con gli arresti compiuti dai Carabinieri di Locri degli esponenti della cosca "Ruga-Gallace-Leuzzi", sono un ulteriore passo per restituire il territorio dell'alto Jonio calabrese ai cittadini, agli imprenditori ed alle istituzioni locali. Lo dichiara l'on.Rosy Bindi, presidente della Commissione Parlamentare Antimafia. "Con questa indagine si è fatta finalmente luce sulle minacce e gli attentati contro Maria Carmela Lanzetta, all'epoca sindaco di Monasterace ed ex ministro, e sulla catena di violenze che hanno pesantemente condizionato la vita civile, economica e sociale di quel territorio". Domani la Commissione sarà a Reggio Calabria "anche per riaffermare, con sempre maggiore forza, il diritto dei calabresi a vivere e crescere finalmente liberi dalla 'ndrangheta".

Bova: "Costante impegno dello Stato contro la criminalità organizzata"

L’efficace operazione condotta dai carabinieri del comando provinciale, coordinati dalla Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria, che ha portato all’arresto di capi e gregari della cosca ‘Ruga’ di Monasterace, evidenzia il costante impegno degli apparati dello Stato contro la criminalità organizzata a difesa dei cittadini e della democrazia in un territorio difficile come la Locride”. Lo afferma in una dichiarazione il presidente della Commissione regionale antindrangheta Arturo Bova. “L’efferatezza di alcuni particolari finora emersi e resi noti dagli inquirenti interpellano la nostra sensibilità in ordine alla pericolosità sociale della ndrangheta, alla sua pervasività, alle sue logiche di potere che non si arrestano neppure tra i membri stessi dei nuclei famigliari. E’ un quadro preoccupante – dice ancora Bova - che deve trovare una forte opposizione civile nella nostra popolazione, prima ancora della repressione dello Stato. Siamo consapevoli che i ritardi della comprensione della gravità del fenomeno mafioso in Calabria, finora, abbiano giocato in favore dei criminali tanto da condizionare ormai persino i rapporti tra privati cittadini o gli eventuali contenziosi tra cittadini e amministrazioni locali. Un danno incalcolabile che deve essere al più presto recuperato garantendo a tutte le componenti della società condizioni normali di convivenza civile, isolando chi usa metodi violenti e sanguinari contro chi tenta di operare per il bene comune. Infine – termina il presidente della Commissione regionale antindrangheta – desidero rivolgere al colonnello Giancarlo Scafuri, nuovo comandante provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria, gli auguri per un fervido e fruttuoso lavoro che renda migliore e più sicura la vita dei cittadini di questa provincia”.   

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