Oliverio ritorna in libertà, la Cassazione accoglie il suo ricorso

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Roma - "È finito un lungo e freddo inverno. È arrivata la primavera. Verità e onestà non si calpestano". Così, su twitter, il presidente della Regione, Mario Oliverio, commenta la decisione della Cassazione che ha revocato, senza rinvio, l’obbligo di dimora. È stata questa la decisione della Corte di Cassazione, arrivata nella serata del 20 marzo, sul ricorso presentato dagli avvocati del presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio.

Era durata poco più di un'ora, in Cassazione, la discussione in merito all'obbligo di dimora a cui era sottoposto il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio dal 17 dicembre scorso. Gli avvocati Vincenzo Belvedere e Armando Veneto avevano chiesto la revoca o l'annullamento del provvedimento che obbliga il governatore a non lasciare il suo comune di residenza, San Giovanni in Fiore, nel cosentino. La misura restrittiva era stata emessa dal gip distrettuale di Catanzaro a seguito delle risultanze dell'inchiesta denominata "Lande desolate" su presunte irregolarità nella gestione degli appalti relativi alla costruzione dell'aviosuperficie di Scalea, agli impianti di risalita della Sila ed a piazza Bilotti a Cosenza. Le accuse ipotizzate per Oliverio sono abuso d'ufficio e corruzione. Il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio torna così libero di muoversi e di svolgere appieno le sue funzioni. 

Gli appalti al centro dell'inchiesta, condotta dalla Guardia di finanza con il coordinamento della Procura-Dda catanzarese diretta da Nicola Gratteri, sono gestiti dall'impresa di costruzioni di cui é titolare Giorgio Ottavio Barbieri, arrestato il dicembre scorso - poi posto ai domiciliari dal riesame - e ritenuto vicino alla cosca di 'ndrangheta dei Muto di Cetraro (Cosenza). Secondo l'accusa, in particolare, Barbieri avrebbe ottenuto fondi europei per l'esecuzione dei lavori senza che la sua azienda avesse le capacità tecniche e finanziarie per portare a compimento l'appalto vinto. Inoltre, secondo l'accusa, Oliverio avrebbe autorizzato un ulteriore finanziamento di oltre 2 milioni di euro a fronte di opere incompiute e di un sostanziale stallo dei lavori. Per Oliverio, la Procura aveva chiesto gli arresti domiciliari, misura non accolta dal Gip. Nei giorni successivi all'emissione del provvedimento di obbligo di dimora a San Giovanni in Fiore, il comune del cosentino in cui è residente, nei confronti del governatore calabrese, la Procura catanzarese aveva emesso un avviso di garanzia per corruzione. Adesso, la Cassazione ha accolto il ricorso presentato dai legali di Oliverio, gli avvocati Armando Veneto e Vincenzo Belvedere.

"Ogni tanto si incontra un magistrato giusto" è stato il commento di Veneto. Belvedere, dal canto suo, ha sottolineato come la decisione sia giunta "su conforme parere del Pg, che è ancora più importante, che ha definito abnorme il provvedimento. Le tesi che portavamo avanti sin dall'inizio, sin dal tribunale della libertà - ha aggiunto il legale - sono state finalmente accolte dalla Cassazione e, a maggior ragione, dalla Procura generale. Quello che rimane di questa vicenda è che il tribunale della libertà, probabilmente per la presenza di ben tre procuratori di Catanzaro che sostenevano l'accusa, fosse stato male impressionato da questo schieramento di forze che non era dovuto per un abuso d'ufficio. La Cassazione che giudica lontana dai fatti e dai condizionamenti, ha giudicato per quello che è il fatto, un fatto che non meritava sicuramente di arrivare a queste conseguenze".

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