Operazione 'Arsenico', sequestrato impianto rifiuti speciali a Bisignano. Procura: "Sversavano in fiume veleno allo stato puro"

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Cosenza - Per il reato di 'inquinamento ambientale', i militari del comando provinciale di Cosenza e del gruppo carabinieri forestale hanno eseguito un'ordinanza dispositiva di misure cautelari reali e personali, emessa dal Gip del tribunale di Cosenza, rendono noto, procedendo al sequestro dell’impianto di trattamento rifiuti liquidi speciali di proprietà della Consuleco srl e del depuratore comunale ubicati nel Comune di Bisignano. L’attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica di Cosenza, prosegue la nota, ha portato all’emissione di due misure cautelari di obbligo di dimora nei confronti dell’amministratore e del direttore generale della Consuleco srl, società affidataria anche della gestione dell’impianto comunale di Bisignano, i quali, fornendo illecite direttive ai dipendenti della stessa ditta, anch’essi indagati, si sono resi responsabili del reiterato sversamento nel fiume Mucone di ingenti quantitativi di rifiuti speciali pericolosi. Sono in corso perquisizioni e sequestri di materiale probatorio presso tredici siti industriali ubicati in Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia. I dettagli dell’operazione, denominata 'Arsenico', sono stati resi noti durante una conferenza stampa al comando provinciale carabinieri di Cosenza, con la partecipazione del procuratore della Repubblica di Cosenza. 

Rifiuti industriali sversati in fiume Mucone

A Bisignano, quindi, due le persone sottoposte all'obbligo di dimora; un impianto per il trattamento dei rifiuti e un depuratore comunale sequestrati. È il bilancio dell'operazione dei carabinieri del comando provinciale di Cosenza e del Gruppo Carabinieri Forestale della città bruzia, che hanno eseguito questa mattina un’ordinanza dispositiva di misure cautelari reali e personali per il reato di inquinamento ambientale emessa dal Gip presso il Tribunale di Cosenza su richiesta della locale procura. Gli uomini dell'Arma hanno proceduto al sequestro preventivo dell’impianto di trattamento rifiuti liquidi speciali di proprietà della Consuleco srl e del depuratore comunale, entrambi ubicati in località Mucone del Comune di Bisignano, nel Cosentino, e gestiti dalla stessa società.

Le indagini avrebbero consentito di accertare che i due responsabili della Consuleco, amministratore e direttore generale, destinatari della misura cautelare dell’obbligo di dimora nel Comune di residenza, fornendo direttive illecite a 12 dipendenti della stessa ditta, pure indagati, si sono resi responsabili del reiterato sversamento nel fiume Mucone di ingenti quantitativi di rifiuti speciali pericolosi - provenienti da numerosi siti industriali ubicati in Campania, Basilicata, Puglia, Sicilia e Calabria - e reflui fognari non correttamente trattati e depurati, causando la compromissione ed il deterioramento delle acque e del relativo ecosistema, con alterazione della composizione chimica, fisica e batteriologica, nonché dell’aspetto esteriore, del colore e dell’odore. I dettagli dell’operazione sono stati illustrati in una conferenza stampa tenutasi al comando provinciale dei Carabinieri di Cosenza, a cui ha partecipato il Procuratore della Repubblica Mario Spagnuolo, il sostituto procuratore, Giuseppe Francesco Cozzolino, il comandante provinciale dei Carabinieri, Piero Sutera, il Comandante del Gruppo Carabinieri Forestale di Cosenza, Vincenzo Perrone, il Comandante del Nipaaf,​ Adolfo Mirabelli, e il comandante della compagnia di Rende, Sebastiano Maieli.

Perquisizioni e sequestri anche in altri siti industriali

I rifiuti speciali erano conferiti nell’impianto di trattamento della Consuleco che avrebbe dovuto trattarli per ridurre il livello di elementi inquinanti entro i limiti previsti per poi conferirli in testa all’impianto di depurazione comunale di Bisignano, dove avrebbero dovuto proseguire il trattamento previsto. Questo processo, però,  non avveniva in quanto gli approfondimenti investigativi, corroborati da 102 prelievi effettuati sul fiume Mucone, in prossimità dello scarico e a diverse altezze della condotte fognarie e dell’impianto di trattamento rifiuti liquidi, hanno comprovato che gli indagati, tramite una condotta di bypass, utilizzata esclusivamente nelle ore notturne, scaricavano ingenti quantitativi di rifiuti liquidi, senza sottoporli a trattamento, direttamente nella condotta fognaria di scarico e quindi nelle acque del Fiume Mucone, dove sono stati rilevati, come si evince dai campioni esaminati dall’Arpacal, livelli altissimi di elementi inquinanti, con concentrazioni anche superiori di 40.000 volte rispetto al limite di legge.   Anche le ispezioni condotte dai Carabinieri sulle sponde del fiume hanno consentito di evidenziare una coltre di schiuma torbida e scura che si estendeva sino a valle, nonché odori nauseabondi ed irritanti. I militari dell’Arma hanno inoltre eseguito perquisizioni e sequestri di materiale probatorio in siti industriali ubicati nei Comuni di Taranto, Brindisi, Viggiano, Motta S. Anastasia, Gela, Crotone, Lamezia Terme, Corigliano-Rossano e Celico, che, sulla base di regolari contratti, conferivano i rifiuti alla Consuleco di Bisignano. Un custode giudiziario assicurerà la continuità del processo depurativo del solo impianto comunale.

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Rifiuti industriali in fiume, Procura: "Veleno allo stato puro"

"Sono arrivate segnalazioni forti che partivano dal territorio, che sono finite anche in un'interrogazione parlamentare, e abbiamo rivolto attenzione a questo depuratore" ha detto il colonnello Piero Sutera, comandante provinciale dei Carabinieri. "L'indagine è iniziata nel mese di maggio del 2018 e abbiamo fatto 102 campionamenti - ha detto Sutera - per comprovare in maniera certa le responsabilità del mancato funzionamento del depuratore". Lo sversamento avveniva attraverso un bypass che faceva scaricare una grossa quantità di reflui nel fiume Mucone, senza alcun trattamento. In alcuni casi sono stati rilevate concentrazioni di escherichia coli anche 40.000 volte superiore a quanto previsto per legge, è emerso in conferenza.

"L'indagine ha dimostrato che un impianto per la depurazione dei reflui industriale, invece di depurare gettava questa roba nel fiume Mucone. Veleno allo stato pure". Lo ha detto il procuratore capo di Cosenza, Mario Spagnuolo, che ha partecipato alla conferenza stampa che si è tenuta oggi nel Comando dei Carabinieri di Cosenza, a seguito dell'operazione "Arsenico". Spagnuolo lancia un appello agli organi competenti: "Abbiamo interrotto un momento di inquinamento assolutamente grave e importante - ha detto il procuratore - e occorre fare verifiche di tipo ambientale e amministrativo, occorre dotarsi degli strumenti normativi e fare indagini epidemiologiche per vedere l'incidenza sulla salute dei cittadini. Stiamo parlando del più grosso depuratore industriale del Meridione d'Italia - ha sottolineato Spagnuolo - che ha contratti per milioni e milioni di euro con una serie di siti industriali che producono rifiuti pericolosi, che devono essere smaltiti".

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