Operazione "Gipsy village": estorsioni e cavalli di ritorno tra Calabria e Sicilia, 13 indagati - VIDEO

carabinieri-cosenza-20201.jpg

Palermo - L'operazione "Gipsy village", scattata all'alba a Montalto Uffugo e Torano Castello, in provincia di Cosenza, e a Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), da parte dei carabinieri del Comando provinciale di Cosenza, è volta a smantellare un gruppo criminale, attivo nel 'Villaggio degli zingari' di Cosenza, specializzato nelle estorsioni, in particolare nei 'cavalli di ritorno'. Un vasto blitz con oltre 120 militari in azione per eseguire le misure cautelari emesse dal gip di Cosenza su richiesta della procura della Repubblica, nei confronti di 13 indagati, a vario titolo, per i reati in concorso di ricettazione, furto ed estorsione.

VIDEO

Dodici gli episodi documentati dai carabinieri

Dodici tra furti e ricettazioni di mezzi (3 furgoni e 9 autovetture), 9 estorsioni consumate per la restituzione dei veicoli e 2 tentativi di estorsione: sono gli episodi, perpetrati da gennaio 2019 a gennaio del corrente anno, contestati alle 13 persone sottoposte a misure cautelari nell'ambito dell'operazione "Gipsy village" condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Cosenza, coadiuvati da personale del 14mo Battaglione Calabria, dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria, del Nucleo Cinofili di Vibo Valentia e della Compagnia di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina). L'operazione rappresenta un seguito di quelle denominate "Scacco al Cavallo" e "Scacco al Cavallo 2", eseguite dai carabinieri, rispettivamente, il 16 novembre 2018 ed il 4 luglio 2019, nell'ambito delle quali erano già stati arrestati alcuni degli indagati di oggi. L'indagine, avviata dai militari dalla Stazione di Cosenza Principale nel maggio 2019 e coordinata dal procuratore della Repubblica di Cosenza Mario Spagnuolo, e dal pm Antonio Bruno Tridico, è stata condotta a seguito di una recrudescenza del fenomeno dei furti di veicoli nell'area urbana di Cosenza, molti dei quali rinvenuti pochi giorni dopo la presentazione della denuncia di furto. Dalle indagini è emerso come il gruppo, composto in gran parte da soggetti di etnia rom, attraverso un collaudato modus operandi, riuscisse a contattare i proprietari delle auto trafugate, costringendoli alla consegna di somme di denaro per la restituzione del mezzo. Gli indagati, una volta individuato il proprietario del veicolo rubato, stabilivano il primo contatto nel quale invitavano la vittima a recarsi in via degli Stadi, all'interno del cosiddetto "Villaggio degli Zingari", luogo indicato dal gip di Cosenza, nell'ordinanza, come "la base logistica per lo svolgimento della predetta attività".

Tra gli episodi documentati, vi sono anche casi in cui le stesse parti offese hanno deciso di recarsi direttamente nel quartiere di via degli Stadi, per chiedere a referenti individuati di poter recuperare l'autovettura, consci di dover corrispondere una somma di denaro. Il passaggio successivo consisteva nello svolgimento della trattativa per stabilire l'entità del prezzo da pagare per la restituzione che il più delle volte variava da 850 a 2.000 euro. Quindi i malviventi si facevano consegnare il denaro in contante e, solo all'atto della riscossione del provento dell'estorsione, indicavano il luogo di rinvenimento del mezzo. Solo in casi limitati i carabinieri hanno riscontrato, in assenza di un accordo sul prezzo, l'innestarsi di una spirale di minacce ed intimidazioni, sino all'ultimatum alla vittima con la manifestazione della volontà di distruggere l'autovettura. Quattro vittime sono state denunciate per favoreggiamento personale, in quanto, pur a fronte di elementi comprovanti le richieste estorsive, hanno negato l'accaduto non fornendo alcuna collaborazione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA