Operazione Perseo: Nel 2006 il summit di 'ndrangheta per sancire pace tra cosche

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Lamezia Terme - Tra le carte dell'operazione Perseo emerge anche un summit di 'ndrangheta che si svolse in città nel 2006. In quell'occasione arrivarono a fare da "pacieri" nella guerra tra i Cerra-Torcasio ed i Giampà-Iannazzo alcuni rappresentanti delle cosche del reggino.

Gli inquirenti scrivono tra le carte dell'operazione come "Sempre al fine di evidenziare il ruolo del De Vito Antonio nella compagine della cosca Giampà, occorre anche ricordare che, nel corso delle indagini relative al p.p. 4282/06 RGNR-DDA mod 44, la Guardia di Finanza, con nota prot. nr. 6304/26/ 9911 del 18.04.2006 (redatta il giorno precedente a quello in cui il De Vito ed il Giampà venivano poi tratti in arresto) informava l'AG di avere saputo da fonti attendibili che in Lamezia Terme si era svolta una riunione di `ndrangheta e che un'altra era in procinto di essere svolta sempre a Lamezia Terme, specificatamente presso la sede della Ade Costruzioni".

"In particolare, gli informatori avevano fornito le seguenti notizie: 1. per porre fine alla guerra tra cosche che da anni imperversava a Lamezia Terme, ogni "famiglia" locale si era rivolta ad esponenti della `ndrangheta di riferimento del reggino, al fine di mediare tra i capi delle cosche Cerra-Torcasio, Giampà e Iannazzo, per addivenire ad una tregua ed un accordo tale da impedire ulteriori mattanze; 2. le famiglie reggine avevano accettato di mediare tra le cosche lametine, pertanto nel mese di giugno o luglio del 2006, in Lamezia Terme si era tenuto un "summit" tra i rappresentanti delle `ndrine lametine e di quelle reggine; 3. per le cosche lametine partecipavano al summit Iannazzo Francesco detto "Cafarone", Iannazzo Vincenzino detto "il moro", Bonaddio Vincenzo, Giampà Pasquale e Cerra Nino. In rappresentanza delle cosche del reggino venivano inviati due delegati: Macrì Giuseppe di Anoia (RC) e tale "Peppantoni"; 4. nel corso del citato summit, gli esponenti delle locali cosche raggiungevano un accordo di non "belligeranza" fatta eccezione per Iannazzo Vincenzino, il quale diceva apertamente: "io non debbo fare pace con nessuno"; 5. il summit si era tenuto in un paese dell'hinterland lametino. 6. secondo il racconto fornito dagli informatori, Cerra Nino non aveva poi prestato fede agli accordi presi nel predetto summit, tant'è vero che aveva nuovamente iniziato la strategia della reciproca eliminazione fisica con il tentato omicidio patito da Gualtieri Antonio, l'omicidio di Torchia Domenico e l'omicidio di Catanzaro Giuseppe; 7. pertanto, in epoca successiva, aveva luogo un altro "summit" tra i "reggini" ed i rappresentanti delle cosche locali (presso la sede della Ade Costruzioni Srl) al quale non veniva invitato Cerra Nino, poiché lo stesso era accusato anche dalle cosche del reggino di non aver tenuto fede agli impegni di non belligeranza ed interferenza, presi nel corso della prima riunione. In ragione della mancanza di fedeltà del Cerra, anche le "famiglie" reggine" in quella occasione avevano fornito appoggio alle cosche locali per la sua eliminazione fisica".

"Quanto sin qui detto trova oggi pieno riscontro nelle dichiarazioni rese da Cosentino Battista, collaboratore diretto di Giampà Pasquale e De Vito Antonio".

DICHIARAZIONI RESE DA COSENTINO BATTISTA IL 21.01.2012

A.D.R. 'Per come mi chiedete...(...)...nell'anno 2006 si organizzò una grande riunione alla quale dovevano prendere parte tutti rappresentanti delle famiglie lametine ed i rappresentanti di altre famiglie della `ndrangheta calabrese al fine di far stabilire una sorta di pace tra le cosche lametine. In effetti, la predetta riunione fu organizzata presso il cantiere (Ade Costruzioni, n.d.r.) di De Vito Antonio e ricordo che su richiesta di quest'ultimo io stesso mi ricordo che mi recai in casa di Italiano Peppantanio, esponente di spicco della 'ndrangheta calabrese, per invitarlo alla suddetta riunione. Nella circostanza mi accompagnava Antonio De Vito; ricordo che, efettivamente, il predetto Italiano Peppantonio venne a Lamezia presso il cantiere di De Vito Antonio, insieme al figlio Giasone. Erano presenti anche Pasquale Giampà e Bonaddio Vincenzo; dovevano partecipare alla riunione anche Torcasio Pasquale e Torcasio Vincenzo, nonché Iannazzo Vincenzino, i quali giravano nei dintorni ed ognuno aspettava la mossa dell'altro, perché comunque temevano azioni omicidiarie. Il Cerra Nino, invece, con la scusa che non stava bene non aderì all'invito a partecipare; De Vito Antonio era presente, ma rimaneva fuori in quanto non poteva prendere parte alla riunione, riunione che credo dovesse effettuarsi presso la stalla di Giampà' Pasquale che presso l'ufficio del cantiere di De Vito Antonio e Pasquale Giampà; io ad un certo punto mi allontanai, ma comunque a quanto mi risulta la riunione fu un fallimento proprio per la mancata effettiva partecipazione di Nino Cerra e quindi non si ebbe modo di stabilire i termini della pace che si voleva instaurare. Mi pare che doveva partecipare altresì un Bellocco che comunque non venne e non ricordo se era un latitante. Dovevano anche giungere alcuni esponenti delle famiglie di Platì e per come mi chiedete vi specifico che Italiano Peppantonio proveniva da Delianuova".

Gli inquirenti concludono sull'argomento "summit", come "il dato dell'indizione di riunioni tra i 'capi' delle cosche della `ndrangheta calabrese, oltre a fornire ulteriori riscontri circa l'effettiva esistenza ed operatività delle organizzazioni criminali sul territorio lametino, denominate Giampà, Iannazzo e Cerra-Torcasio-Gualtieri, consente, per quel che riguarda la presente trattazione, di stabilire che il De Vito Antonio, per ospitare presso la sede della sua azienda i 'convegni' in argomento e per il solo fatto, comunque, di essere quotidianamente a stretto contatto con Giampà Pasquale, doveva essere necessariamente investito di un ruolo ben definito nell'organizzazione".

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