Operazione "Petrolmafie spa", quando l'imprenditore del Kazakistan arrivò a Lamezia per trattare con le cosche

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Catanzaro -"Le mafie non hanno steccati ne' procedure da rispettare ma sono presenti dove c'e' da gestire denaro e potere. Questa indagine dimostra la grande sinergia tra le principali mafie italiane". Cosi il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri nel corso della videoconferenza con i procuratori di Napoli, Giovanni Melillo, di Roma Michele Prestipino, di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri sull'operazione 'Petrol-Mafie spa' che ha portato a provvedimenti cautelari a carico di una settantina di persone responsabili di associazione di tipo mafioso, riciclaggio e frode fiscale di prodotti petroliferi e sequestri di immobili, società e denaro contante per un valore di circa 1 miliardo di euro.

"Quasi contemporaneamente quattro procure si sono trovate a indagare sullo stesso oggetto, quello dei petroli - ha spiegato Gratteri - e da un'intercettazione ambientale si dice 'ci sta fruttando piu' della droga'. Quattro procuratori che hanno lavorato insieme e in maniera determinata per arrivare a un risultato". Un'indagine, ha spiegato Gratteri, che nasce "da Scott 2, e' uno degli aspetti del riciclaggio della famiglia Mancuso di Limbadi. Una cosa che mi ha colpito e' la riunione nel gennaio 2019 a Vibo Valentia in un'osteria: l'imprenditore D'Amico che ha un grosso deposito di carburanti ha incontrato un rappresentante di un'impresa estrattiva del Kazakistan, arrivato con una interprete a Lamezia Terme accompagnato da due broker arrestati questa notte a Milano con l'obiettivo di far arrivare petrolio a Vibo Valentia. In questa riunione alla presenza di esponenti delle cosche locali si e' discusso di creare una boa nel porto di Vibo Valentia per fare attraccare le petroliere e con un tubo far arrivare nei depositi dell'imprenditore il petrolio".

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