Operazione 'Rinascita-Scott', Gratteri: "Mio obiettivo è smontare la Calabria come un lego" - VIDEO

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Catanzaro - "Il giorno del mio insediamento ho pensato di smontare la Calabria come un treno Lego, e poi rimontarla piano piano". Il procuratore capo della Dda di Catanzaro, Nicola Gratteri, spiega nel corso di un'affollata conferenza stampa la genesi dell'operazione "Rinascita Scott", che ha portato all'esecuzione di 334 misure cautelati nei confronti di cosche della 'ndrangheta originarie del vibonese, in particolare la consorteria Mancuso. "Questa operazione - ha aggiunto - è nata il 16 maggio 2016, il giorno in cui mi sono insediato, perché per me era importante avere un'idea, una strategia, un progetto, un sogno, una rivoluzione. Il 16 maggio 2016 ho detto che voglio fare e raggiungere questo target. E il giorno dopo, il 17 maggio eravamo con il collega Falvo a Rebibbia per interrogare Mantella: siamo partiti da quella traccia".

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Da allora a oggi sono trascorsi quasi quattro anni, fatti di investigazioni che hanno coinvolto l'intera rete della polizia giudiziaria e dei carabinieri e portato alla maxi inchiesta che punta a fare luce su un sistema criminale, in cui al centro vi è la cosca dei Mancuso, con a capo Luigi Mancuso, che avrebbe potuto fare affidamento su una rete fitta di copertura, compromissioni e appoggi nell'apparato dell'imprenditoria e della pubblica amministrazione, a partire da un alto dirigente dei carabinieri: l'ex capo dei Ros Catanzaro, Giorgio Naselli, finito anche lui in carcere stamattina. "Abbiamo disarticolato - ha spiegato in conferenza stampa il capo interregionale dei carabinieri, il generale Robusto - l'ala militare, l'ala economica e quella intrecciata con le istituzioni". Oltre 200 i capi d'imputazione, che vanno dall'estorsione, al traffico di droga e armi, all'usura fino agli omicidi.

Rapporti con la mafia stragista

Dall'inchiesta sono emersi rapporti con altri, potenti clan della 'ndrangheta, ma anche con la mafia siciliana. I tentacoli della cosca Mancuso di Limbadi si estendono ben oltre i confini della Calabria, come emerge dalle 1.300 pagine dell'ordinanza relativa all'operazione "Rinascita-Scott". "Oltre al ruolo di polo di riferimento dell'ampia rete delle strutture 'ndranghetiste vibonesi - scrive la Dda - è chiaramente emersa anche la sua rilevanza a livello extraprovinciale, dimostrata sia dagli attuali e strutturati rapporti, finalizzati al mutuo soccorso ed allo scambio di favori criminali, instaurati, tra gli altri, con i De Stefano di Reggio Calabria e i Piromalli di Gioia Tauro, sia dai rapporti intrattenuti con esponenti di Cosa Nostra, databili all'epoca pre-stragista".

 Rapporti con la massoneria inglese

Alcuni indagati nell'operazione "Rinascita Scott" condotta dalla Dda di Catanzaro avevano "rapporti con logge massoniche della Scozia e dell'Inghilterra". "Sono stati arrestati - ha detto Gratteri - molti massoni infedeli anche allo loro organizzazione massonica". Il procuratore capo dell'Antimafia di Catanzaro ha comunque tenuto a specificare: "Dobbiamo stare attenti a non parlare genericamente di massoneria, essere massone non è un reato. Dobbiamo però stare attenti quando un soggetto che è massone, che fa parte di una loggia, commette reati e si avvale del fatto di essere massone come punto di forza che va oltre la millanteria, per avere vantaggi per sé e per altri. Quindi, essere al servizio, facilitare l'organizzazione mafiosa con il fatto di essere massone. Questo - ha concluso Gratteri - lo sappiamo dalle intercettazioni telefoniche e ambientali e da tutto l'armamentario, grembiuli e compassi, che abbiamo trovato stanotte nelle perquisizioni".

G.V.

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