Operazione ‘Six Towns’, Gratteri: “Indagine di grande significato” - VIDEO

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Catanzaro - Il Procuratore Gratteri, nel corso della conferenza stampa tenuta a Catanzaro per svelare i dettagli dell’operazione “Six Towns”, ha parlato di "indagine di grande significato", sottolineando "l'ottimo lavoro svolto dal procuratore aggiunto Luberto e dal pm Domenico Guarascio”. I 36 indagati, destinatari dei provvedimenti cautelari, sono accusati a vario titolo di: associazione di tipo mafioso (sia in termini di appartenenza organica che di concorso esterno); omicidio; traffico e spaccio di sostanze stupefacenti; estorsioni; favoreggiamento in favore di latitanti; ricettazione, anche di macchine agricole; violazioni in materia di armi.La Dda, inoltre, aveva chiesto l'arresto di un ex ispettore di polizia, oggi in pensione, nell'ambito dell'inchiesta sulla cosca di 'ndrangheta Marrazzo di Crotone, ma il gip ha rigettato la richiesta. É quanto si é appreso nel corso della conferenza stampa dal Procuratore della Repubblica, Nicola Gratteri, e dal Procuratore aggiunto, Vincenzo Luberto, per illustrare i particolari dell'operazione "Six Towns". L'ex ispettore, Rosario Aiello, in servizio fino al 2013 nella Squadra mobile di Crotone, é cugino di Saverio Bitonti, considerato il boss di Castelsilano (Crotone). Aiello é indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. "Le intercettazioni che lo riguardano - ha spiegato il procuratore aggiunto Luberto - dimostrano come l'ex poliziotto sia stato fortemente colluso con la criminalità organizzata".

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Il Procuratore Gratteri, nel corso del suo intervento, ha valorizzato il lavoro sinergico delle forze dell’ordine sottolineando che “si sta cercando di potenziare l’ufficio di Procura sia all’interno che all’esterno. Finora abbiamo avuto risposte importanti da parte del comando generale dei carabinieri e della Guardia di Finanza e stiamo aspettando risposte da parte della Polizia di Stato”. “Abbiamo bisogno di risultati, - aggiunge - di produrre, e l’indagine di oggi mi pare, secondo la mia esperienza, sia un’indagine di grande sintesi. Sopratutto in merito ai risultati sul piano probatorio e della tecnica. Questa è un indagine dove non ci sono gravi indizi di colpevolezza ma sono state riscontrate tantissime prove. Il Gip Battaglia non ha fatto grandi sforzi ad accogliere la richiesta firmata da Luberto e Guarascio. I colleghi sono riusciti a ben sintetizzare la corposa informativa dei carabinieri con incluso il  lavoro del Ros centrale e un altro pezzo importante è stato fatto dalla squadra mobile di Catanzaro. Sono soddisfatto e grato ai miei colleghi, ai miei collaboratori e alle forze dell’ordine per questo risultato di qualità”. "Un'operazione complessa - ha sottolineato il generale di Brigata Andrea Rispoli, comandante della Legione carabinieri Calabria - effettuata in un territorio difficile”.

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Il procuratore aggiunto, Vincenzo Luberto, invece, mette in luce alcuni aspetti importanti che hanno riguardato l’operazione. “Questo è un territorio lontano dai presidi dalla legalità - dice - un territorio governato dalla ‘ndrangheta sempre attiva, radicata e presente, che abbisogna di presidi di legalità e implementazione delle forze dell’ordine”. Parla della zona di confine tra le province di Cosenza e Crotone dove la criminalità è “capace di compiere gesti eclatanti, omicidi efferati, con il solo obiettivo di incutere sempre maggiore paura nella popolazione. Un'organizzazione capace di rifornirsi di sostanza stupefacente nel nord Europa da rivendere poi sulle piazze del nord Italia. Bisogna comprendere che un'organizzazione criminale di questo tipo rappresenta un pericolo per l'intera economia nazionale. Per questo é necessario che quella parte di territorio calabrese abbia una maggiore presenza di presidi di legalità".

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De Santis, capo della polizia distrettuale di Catanzaro, parla di “un’operazione di straordinario rilievo grazie alla collaborazione stringente con l’arma dei carabinieri sotto coordinamento della Procura della Repubblica. Sono troppo pochi - sottolinea infine - gli imprenditori che denunciano di essere vittime di questioni estorsive”. “Ciò che noi ci proponiamo di fare è una costanza sempre maggiore nell’attività di contrasto per diventare più credibili e creare un clima di fiducia che si risolva in una propensione maggiore alla denuncia”.

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