Ordinanza Andromeda, chiusura indagini per 49 indagati

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Lamezia Terme - Altro passo avanti dell’ordinanza Andromeda verso il processo. LA DDA, diretta dal procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri, facente funzioni anche di procuratore capo, ha infatti chiuso le indagini su 49 indagati. L’operazione era scattata il 13 maggio dello scorso anno con 45 arresti e aveva riguardato gran parte dei componenti della cosca Iannazzo-Cannizzaro-Daponte, oltre un certo numero di imprenditori. Da allora alcuni arresti erano stati rigettati dal Tribunale delle Libertà (su molti dei quali però la procura aveva fatto ricorso), pur confermando l’impianto accusatorio. Le accuse della procura distrettuale sono varie e riguardano l'associazione mafiosa, omicidi, lesioni personali, detenzione illegale di armi, estorsioni, ricettazione, danneggiamento, intestazione fittizia di beni. Tra gli indagati confermati i nomi degli imprenditori Franco Perri, Claudio Scardamaglia e S.D.M. (assolto in appello).

Questi i nomi dei 49 indagati: Vincenzino Iannazzo, Francesco Iannazzo, Antonio Davoli, Antonio Provenzano, Pietro Iannazzo, Giovannino Iannazzo, Santo Iannazzo, Antonio Iannazzo, Emanuele Iannazzo, Lo Scavo Vincenzino, Peppino Buffone, Adriano Sesto, Bruno Gagliardi, Alfredo Gagliardi, Francesco Constano Mascaro, Francesco Perri, Domenico Antonio Cannizzaro, Antonio Cannizzaro, Angelo Anzalone, Domenico Cannizzaro, Domenico Cannizzaro "Ricciolino", Chieffallo Mario, Chieffallo Antonio, Vincenzo Torcasio, Gino Giovanni Daponte, Peppino Daponte, Francesco Salvatore Pontieri, Peppino Marrazzo, Pasquale Lupia, Antonio Liparota, Vincenzo Bonaddio, Antonio Muraca, Gregorio Scalise, Vincenzo “Enzo” Giampà, Rocco Tavella, Mariantonia Santoro, Vasyl Koval, Angele Nathalie Zingraff, Antonello Caruso, Alessandro Provenzano, Angelo Provenzano, Giuseppe Cavaliere, Raffaele Caparello, Nadia Jannate, Claudio Scardamaglia, S.D.M. Tra gli indagati anche tre collaboratori di giustizia: Gennaro Pulice, Pietro Paolo Stranges e Matteo Vescio.

L'associazione per delinquere di stampo mafioso viene contestata a Vincenzino Iannazzo "Moretto", Francesco Iannazzo “Cafarone", Antonio Davoli, Pietro Iannazzo, Giovannino Iannazzo, Santo Iannazzo, Antonio Provenzano, Antonio Iannazzo, Emanuele Iannazzo, Perri “Franco” Francesco, Sesto Adriano, Gagliardi Bruno, Vescio Matteo, Mascaro Francesco Costantino, Lo Scavo Vincenzino, Buffone Peppino, Zingraff Nathalie Angele, Caruso Antonello, Provenzano Alessandro, Provenzano Angelo, Marrazzo Peppino, Cavaliere Giuseppe, Cannizzaro Domenico Antonio, Cannizzaro "Antonello", Antonino Cannizzaro Domenico (classe 77), Cannizzaro Domenico (classe 75) "ricciolino", Daponte Gino Giovanni, Daponte Peppino, Stranges Pietro Paolo, Pulice Gennaro, Anzalone Angelo, Gagliardi Alfredo, Chieffallo Mario, Chieffallo Antonio, Pontieri Francesco Salvatore, Liparota Antonio, Lupia Pasquale, Torcasio Vincenzo "u russu" o "giappone".

La cosca Iannazzo-Cannizzaro-Daponte, secondo l’accusa, operava nei territori riguardanti l’aeroporto, l’ex Sir, Gizzeria, Falerna e Nocera. Aveva anche rapporti con la cosca Giampà ed era caratterizzata da una facciata “imprenditoriale”, perché dedita, attraverso prestanome, a iniziative commerciali. Vincenzino Iannazzo “Moretto” era il capo indiscusso con a fianco Tonino Davoli.

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