Processo Chimera: brigadiere racconta di tre atti intimidatori contro ditta costruzioni

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Lamezia Terme - Un solo testimone è stato ascoltato oggi nell’ambito dell’udienza del processo Chimera (Presidente Carè e, a latere, i giudici Prignani e Martire) che si sta celebrando con rito ordinario nell’aula Garofalo del tribunale lametino e che vede imputati Cesare Gualtieri, Peppino Festante, Lucia Vaccaro, Massimo Crapella e Giancarlo Puzzo. Gli imputati sono ritenuti legati alla “storica” consorteria criminale dei Cerra-Torcasio-Gualtieri di Lamezia Terme con base operativa a “Capizzaglie”.

Il brigadiere Puzzo, che si è occupato di riscontrare quanto detto dal collaboratore Umberto Egidio Muraca con il racconto di alcuni testimoni, operai della ditta, ha risposto alle domande del Pm Elio Romano e poi dell’avvocato difensore di Giancarlo Puzzo, Ferruccio Mariani, dal momento che dal 2013 si è occupato anche dell’indagine Chimera. Il brigadiere riferisce, in particolare, in merito all’imputato Giancarlo Puzzo, titolare al 50% di una ditta che ha proceduto alla costruzione di un distributore di carburante in contrada Lenza. Il brigadiere ripercorre, partendo da quanto indicato dal collaboratore di giustizia Umberto Egidio Muraca, tre atti intimidatori contro la società di Puzzo avvenuti a partire dal febbraio 2011: due persone a bordo di uno scooter avrebbero intimato agli operai di riferire ai titolari di ‘mettersi a posto’; il collocamento di una bottiglia infiammabile sul cantiere; l’esplosione di alcuni colpi di pistola in aria e in direzione di Giancarlo Puzzo. “Tutti e tre i fatti criminosi non furono denunciati” evidenzia il brigadiere in aula.

Altro argomento esplorato dal brigadiere, il rapporto tra Pasquale Cerra e la ditta. Quest’ultimo si sarebbe occupato di fornirgli materiale inerte ma, secondo il collaboratore Muraca ‘non era altro che un modo per permettere alla ditta di lavorare tranquillamente’. L’udienza, infine, è stata rinviata all’11 ottobre alle 12 con la testimonianza in aula di un maresciallo citato dall’accusa.

R.V.

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