Processo Crisalide, la difesa di Paladino: "Dimostreremo cosa accadde nel fortino dei Torcasio"

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Lamezia Terme - “Dimostreremo cosa accadde”. A sottolinearlo, nel corso della nuova udienza del processo “Crisalide”, nell’aula Garofalo del tribunale lametino, è l’avvocato Lucio Canzoniere, difensore di Giuseppe Paladino, in riferimento ad un possibile coinvolgimento dell’ex consigliere comunale ed ex vicepresidente del consiglio che nel marzo 2015, in vista delle elezioni, sarebbe andato fin dentro il “fortino” dei Torcasio, accompagnato da Antonio Miceli. In quella occasione Paladino sarebbe stato affiancato dal padre, anche lui a processo ma con il rito abbreviato. La campagna elettorale, infatti, è stata monitorata dalle forze dell’ordine e, da quanto emerse dalle indagini, proprio tra i monitoraggi effettuati, alcuni riscontri video ed audio proverebbero il presunto coinvolgimento dei Paladino con Antonio Miceli (ritenuto dagli inquirenti nuovo reggente del clan). I due, sarebbero saliti sull’autovettura di Miceli che era monitorata sia con cimici che tramite Gps e, sarebbero giunti presso il cosiddetto “fortino” dei Torcasio. Così, “prima di scendere dalla macchina intimava al figlio Paladino Giuseppe di indossare il cappuccio del giubbotto in modo tale da poter travisare la sua identità: ‘...vabbè, tu alzati questo cappuccio’”. A tale richiesta, Giuseppe Paladino avrebbe ubbidito. La conversazione, ignari di essere intercettati tramite Gps e cimici posizionate all’interno dell’auto di Miceli, prosegue fino al rientro al bar di partenza dove i Paladino furono poi successivamente individuati dalle telecamere anche in altre occasioni nei giorni successivi a tale incontro. Il Pm Romano, inoltre, ha chiesto ad integrazione delle richieste istruttorie appena formulate, proprio del dvd e dell’estratto di alcuni fotogrammi riguardanti questo episodio. L’avvocato annuncia, quindi, che nel corso del processo si avrà modo di dimostrare il motivo di quella visita “durata dieci secondi” e come Paladino “non diede nessun contributo alla cosca”.

Il tribunale, (Presidente Nania), ha infine ammesso i mezzi di prova e disposto l’acquisizione documentale. Si prevede, quindi, che verranno ascoltati 11 testimoni di pg e 14 collaboratori di giustizia, così come richiesto dall’accusa, mentre, la difesa e le parti civili, hanno pressoché chiesto il controesame e la riserva di produzione documentale. Nella prossima udienza, verrà conferito, inoltre, l’incarico al perito Romito che dovrà occuparsi della trascrizione delle intercettazioni.

Gli imputati in questo processo sono, Vincenzo Strangis, difeso dagli avvocati Cerra e Larussa; Alex Morelli, difeso dall’avvocato Larussa; Antonio Torcasio, difeso dall’avvocato Canzoniere; Ivan di Cello, difeso dall’avvocato Larussa; Alfonso Calfa, difeso dall’avvocato Veneziano; Francesca Antonia De Biase, difesa dall’avvocato Ferraro; Giuseppe Costanzo, difeso dagli avvocati Larussa e D’Agosto; Flavio Bevilacqua, difeso dall’avvocato Amantea; Piero De Sarro difeso dall’avvocato Di Renzo e Giuseppe Paladino, difeso dall’avvocato Canzoniere e Danilo Fiumara difeso dagli avvocati Brancia e Cerra. Le parti civili sono: i fratelli Francesco e Pasquale Butera, Antonio Crapella (avvocato Santino Piccoli); la Comunità Progetto Sud e Luigi Angotti, l’associazione Antiracket Ala (avvocato Carlo Carere); la Presidenza del Consiglio dei ministri e il Ministero dell’Interno con l’Avvocatura Distrettuale dello Stato di Catanzaro e il Comune di Lamezia (avvocato Caterina Restuccia).

R.V.

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