Processo Perseo: Continua a parlare Angelo Torcasio

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Lamezia Terme – Ancora un’altra udienza del processo Perseo con Angelo Torcasio, il primo degli affiliati della cosca Giampà a decidere di collaborare con la giustizia e il primo anche a salire sul banco dei testimoni in questo filone del processo che si sta svolgendo dal marzo scorso al Tribunale di Lamezia (Fontanazza presidente, Aragona e Monetti a latere). Tra esame del pubblico ministero Elio Romano e controesame degli avvocati, conclusosi oggi, Angelo Torcasio è stato “protagonista” per cinque udienze durante le quali ha raccontato in aula tutti i particolari della sua vita da affiliato alla cosca e dei meccanismi, delle attività illecite e degli omicidi compiuti nel corso degli anni.

Come nella scorsa udienza, anche oggi è stata la volta dei difensori degli imputati a interrogare il pentito che ha dovuto rispondere alle domande degli avvocati che hanno evidenziato, così come era successo precedentemente, alcune incongruenze tra i verbali delle dichiarazioni rese da Torcasio nei primi mesi della sua collaborazione e ciò che ha poi affermato in aula successivamente.

Su questo, in particolare, ha insistito l’avvocato Staiano che si è concentrato sulle dichiarazioni rese dal collaboratore su Michele Muraca e Franco Trovato contestando, soprattutto per quanto riguarda quest’ultimo, una difformità evidente tra le dichiarazioni. Secondo il legale, infatti, sebbene più volte sia stato chiesto a Torcasio della posizione di Franco Trovato durante gli interrogatori, ne avrebbe parlato, accusandolo, solo a ridosso della scadenza dei 180 giorni dalla data del suo pentimento. Un cambio di rotta che, secondo l’avvocato Staiano, minerebbe la credibilità del collaboratore.

Stesso discorso per l’avvocato Marchese che ha interrogato Torcasio sulla posizione di Antonio Voci, suo assistito. Il legale ha insistito sull’organizzazione dell’omicidio di Giovanni Gualtieri e sul prelievo dell’automobile utilizzata per il delitto (una Fiat Uno bianca presa a Catanzaro), chiedendo chiarimenti rispetto alle diverse dichiarazioni rese nei verbali prima e in aula poi. Dalle parole di Angelo Torcasio è emerso come in realtà, dopo qualche mese dall’omicidio Gualtieri, gli esponenti della cosca, in particolare Saverio Cappello e Giuseppe Giampà, non si fidassero di Voci per la sua vicinanza a Emanuele Iannazzo per il rifornimento di droga, tanto che il figlio del boss avrebbe incaricato Angelo Torcasio di organizzare il suo omicidio che sarebbe dovuto avvenire in località Ginepri dove Voci era solito incontrarsi, insieme ad altri ragazzi, con delle prostitute. Omicidio che saltò, nonostante un sopralluogo, proprio per volere dello stesso Giuseppe Giampà.

Sulla cosiddetta “bacinella” si è invece concentrato l’avvocato Spinelli. Il pomo della discordia che causò una rottura definitiva tra Giuseppe Giampà e suo zio Vincenzo Bonaddio, accusato di essersi appropriato dei soldi che in realtà avrebbe dovuto solo gestire. Una gestione che sarebbe poi passata proprio nelle mani di Angelo Torcasio e, il controesame dell’avvocato, dopo un’attenta ricostruzione dei fatti, si è focalizzato proprio su questo, concludendosi con la domanda al pentito se la “bacinella”, la cassa comune per affiliati e detenuti, contenesse soldi al momento del suo arresto. Il tutto sta nella risposta del collaboratore che ha confermato, invece, come la bacinella fosse in realtà vuota.

Il difensore di Davide Giampà, l’avvocato Andricciola ha chiesto invece delucidazioni sulla conoscenza di Torcasio sul suo assistito e se fosse a conoscenza della sua presunta affiliazione alla cosca, mentre l’avvocato Scaramuzzino ha interrogato il pentito sia sulle motivazioni del duplice omicidio di Vincenzo Spena e Domenico Vaccaro, sui cosiddetti “battesimi di ‘ndrangheta”, sul meccanismo delle truffe assicurative e sulla gestione dei proventi delle truffe che, come spiegato in aula da Torcasio, venivano gestiti in maniera autonoma da chi se ne occupava ma che comunque sarebbero stati messi a disposizione della cosca nella “bacinella” se questa fosse stata vuota e sempre sotto il controllo del capo cosca Giuseppe Giampà.  Con l’udienza di oggi e la testimonianza di Angelo Torcasio si chiude uno dei primi step di questo processo, che riprenderà tra due settimane. A parlare in videoconferenza sarà un altro collaboratore di giustizia, ex affiliato della cosca: Saverio Cappello.

C.S.

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