Processo Perseo in Appello: sarà ascoltato anche il neo collaboratore Pasquale Giampà

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Catanzaro – Sarà ascoltato in aula, nell’ambito del processo d’Appello dell’abbreviato di Perseo, probabilmente collegato in videoconferenza da un luogo secretato, il neo collaboratore di giustizia Pasquale Giampà “Millelire”. Oltre a lui saranno sottoposti all’esame del Procuratore generale e al controesame del collegio difensivo, anche altri tre collaboratori di giustizia: i fratelli Pasquale e Giuseppe Catroppa e Luciano Arzente. Tutti avevano deciso di intraprendere il percorso di collaborazione mentre il processo “Perseo” in abbreviato si stava già celebrando al Tribunale di Catanzaro e le loro dichiarazioni non erano finite negli atti del procedimento.

Nella seconda udienza dell’Appello, invece, la Corte, presieduta da Petrini, ha accolto la richiesta del Procuratore generale che aveva insistito nel chiedere l’ammissione di queste nuove prove. Il collegio difensivo si era opposto alla richiesta del Procuratore “dichiarando inammissibili le richieste per genericità” e, in questa udienza, ha chiesto che venisse ammessa solo l’acquisizione dei verbali e non l’audizione dei collaboratori. La Corte però, ha deciso di ascoltarli in aula e questo potrebbe cambiare alcuni degli scenari profilati in primo grado. I collaboratori, infatti, hanno dato nuovi particolari agli inquirenti e, soprattutto per quanto riguarda le dichiarazioni di Pasquale Giampà, queste potrebbero rivelarsi fondamentali per la posizione ricoperta da Giampà fino a poco tempo fa. Cugino del “professore”, Francesco Giampà, “Millelire” era uno dei membri della Commissione. Quella stessa Commissione che decideva le sorti della cosca e dei suoi nemici. Per questo le sue dichiarazioni sono considerate fondamentali, almeno per dipanare alcuni dei delitti irrisolti che hanno colpito Lamezia e anche per chiarire ulteriormente altri particolari.

In due udienze, dal prossimo 26 maggio, i collaboratori saranno chiamati a raccontare in aula ciò di cui sono a conoscenza e che hanno già dichiarato agli inquirenti.

La sentenza di primo grado in abbreviato era stato pronunciatal’8 giugno scorso dal Gup di Catanzaro, Giuseppe Perri, che ha portato a 20 condanne, di cui tre all’ergastolo, 25 assoluzioni e 2 non luogo a procedere, nei confronti delle 47 persone coinvolte nell’omonima operazione contro la 'ndrangheta di Lamezia Terme. Una sentenza alla quale si è appellata la Procura di Catanzaro, che ha presentato appello contro tutte le 25 assoluzioni, molte delle quali avevano destato scalpore.

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