ESCLUSIVO - Processo Perseo, controesame di Giampà - VIDEO

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Lamezia Terme – Concluso l’esame del pubblico ministero, Elio Romano, è iniziato stamattina nell’aula Garofalo del Tribunale di Lamezia il controesame al testimone di giustizia Giuseppe Giampà, capo-clan dell’omonima cosca, nell’ambito del processo “Perseo”, preseduto da Carlo Fontanazza, a latere Aragona e Monetti. 

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A prendere per primo la parola, e porre le relative domande, è stato l'avvocato Pagliuso che ha chiesto a Giuseppe Giampà se gli era “toccato” di fare il capo cosca e quindi avere ruoli di responsabilità. Giampà, dal canto suo, ha spiegato all'avvocato che "avevo un ruolo principale e ho iniziato a 15 anni con le estorsioni per tenere vivo il clan e con il passare degli anni, ed i problemi della mia famiglia dopo gli omicidi subiti, è subentrato in me il rancore. C'è da dire che trattavo bene tutti i giovani se serviva loro qualcosa”. Pagliuso ha chiesto, inoltre, se gli altri lo ritenevano in grado di fare il capo cosca e Giampà ha replicato: "venivano da me perché li trattavo bene e mi riconoscevano come capo”. Un ruolo, quello di boss, confermato quando ha poi affermato che "ero già a capo di tutto, ma dal 2008 ho preso più autorità”.   Su i suoi rapporti con i familiari, Giampà ha raccontato dei colloqui con la sorella: “è venuta in carcere dicendomi che stavo sbagliando e gli risposi di farsi i c... suoi”. Pagliuso ha poi chiesto se c’era qualcuno della famiglia, o della cosca, che non lo riteneva idoneo a causa della droga. Giampà ha chiarito: “mai, mai perché io non ho mai fatto queste cose”. Pagliuso ha poi affermato che c’è qualcuno che dice che Giampà non può fare il capo perché tossico.  “mai – ha risposto Giampà - in 35 anni è la prima volta che sento questa cosa”. Pagliuso allora ha chiesto spiegazioni sull’intimidazione al commerciante Caputo. Giampà ha risposto: “secondo me quella mattina si era svegliato male e mi ha trattato male, forse ce l’aveva con me.  No, diciamo non mi ha trattato male, mi ha fatto fare una brutta figura e io gli ho fatto bruciare la macchina”. Pagliuso gli ha chiesto perché l’avesse trattato male e Giampà ha così risposto: “non mi ha fatto lo sconto e lo sconto a me era dovuto”.

Sull’omicidio Chirumbolo Pagliuso gli ha chiesto se si fosse consultato con Angelo Torcasio. Giampà: “no, no. Io per l’omicidio di Chirumbolo ho parlato solo con Saverio Cappello”, aggiungendo  di avere risparmiato la vita a Giancarlo Chirumbolo “perché Saverio mi disse che i due fratelli volavano uccidermi e io di Giancarlo mi sono dispiaciuto. Praticamente Saverio chiese a Chiurumbolo Giuseppe chi lo affiancava per uccidermi e lui rispose 'mio fratello'. Però noi, io e Saverio, non essendo sicuri, abbiamo evitato di farlo uccidere (riferito a Giancarlo Chirumbolo, ndr)”. L'avvocato ha poi domandato per quale motivo Giancarlo Chirumbolo si fosse avvicinato ai Torcasio e Giampà ha spiegato: “sicuro si era avvicinato per vendetta al clan”. Giampà, ha poi spiegato, se avesse o meno appreso da qualcuno, del parlato di Torcasio che “io ero già arrestato quando scattò l’operazione Medusa e quando mi è arrivata la notifica a giugno 2012. I collaboratori dissero che io facevo parte della commissione. Ho collaborato nel settembre 2012 e già nell’aria c’era chi parlava che da li a poco sarebbe uscita questa operazione. C’erano le voci su queste cose, voci di carcere, e non c’era bisogno che me lo dicesse qualcuno. Io lo sapevo che mi accusavano”.

Tra gli altri argomenti del controesame da parte degli avvocati è stata posta in evidenza la truffa alle assicurazioni ed i rapporti di Giampà con gli indagati Rotundo e Mascaro dela Zurigo Assicurazioni. A porre le domande sulle truffe ci ha pensato l'avvocato Renzo Andricciola che ha chiesto a Giampà come avvenivano i sinistri "si comprava il Cid, si compilava con tutti i dati e si portava alla compagnia assicurativa dove era assicurata la macchina, poi venivano passate le carte al perito che faceva poi i documenti. Io andavo direttamente nelle agenzie. La Zurigo aveva un perito Rotundo che mi faceva le perizie".

L'avvocato Andricciola ha poi chiesto quanti sinistri sono stati perpetrati dal 2009 e Giampà ha risposto "30, 40, non ricordo il numero esatto". Durante il dibattimento, inoltre, è emerso anche il coinvolgimento di altre agenzie ma per quelle, lo stesso Giampà precisa che "avevamo problemi perché alcune macchine sono state contestate che non erano chiare all’agenzia principale". L'appoggio ad altre agenzie avveniva perchè "alle volte capitava che Francesco (Mascaro, ndr) ci facesse assicurare da altre parti quando la Zurigo si lamentava di troppi sinistri". Andricciola ha poi chiesto se Giampà avesse mai visto una scheda per questi sinistri compilata dal perito Rotundoe Giampà ha risposto: "no, se la vedeva lui".

A questo punto è stata la volta del controesame dell'avvocato Staiano che ha esordito "ad occhio e croce quante persone ha fatto ammazzare, quelli secchi, quelli dove ci sono state le bare? Una ventina?" e Giampà "Si, diciamo di si". Sull'omicidio Chirumbolo Staiano ha chiesto se Giampà credesse a quanto affermato da Saverio Cappello, ovvero che Chirumbolo volesse ucciderlo e Giampà "Si, sono assolutamente certo che mi ha detto la verità. Voleva ammazzare me e quindi...". Sull'episodio di un dissidio tra i Torvato e Chirumbolo dal quale ne erano scaturiti una serie di danneggiamenti tra le contropoarti, è poi emerso il ruolo di fiduciario di Giamà che ha spiegato come la cosa  "si è chiusa perché si doveva chiudere. Si doveva cihiudere perché i Trovato avevano il dubbio, Chirumbolo aveva certezza, quindi pure che Chirumbolo era stato si doveva chiudere" questo per affermare che una volta interessato in prima persona, qualsiasi screzio tra i trovato e Chirumbolo doveva essere considerato come risolto, indipendentemente da chi fosse ad aver iniziato quella serie di danneggiamenti.

Successivamente, l'avvocato Staiano ha sollevato la presenza di un video che Giampà avrebbe menzionato in un interrogatorio del 2013. In realtà, dopo un acceso dibattito che ha coinvolto anche il pm Romano, si è appurato che il video menzionato da Giampà in un precedente interrogatorio altro non era che un video di un sopralluogo condotto con le forze dell'ordine mentre il video dell'omicidio Chirumbolo farebbe parte di un procedimento non ancora depositato e, di fatto, ancora coperto da segreto istruttorio. Successivamente l'avvocato SPinelli ha posto una serie di domande a Giampà sui suoi rapporti con Angelo Torcasio in relazione all'estorsione di Giuliano Caruso, a seguito della quale, ne scaturì l'arresto. Giampà non dà colpe a Torcasio ed ha affermato di non nutrire risentimento per Torcasio "perché se portava i soldi (delle estorsioni, ndr) non è che devo condannare persona solo perché ha speso il nome perché comunque portava i frutti. Che poi ha sbagliato a fare il mio nome e cognome è altro discorso, bastava il cognome".

Spinelli ha poi chiesto se la madre e le sorelle di Giampà fossero affiliate “mia madre non ha mai fatto reati. Così come le mie sorelle: è la stessa cosa. Le donne, che mi risulta, non erano affiliate”. Allora Spinelli ha chiesto a Giampà cosa bisogna fare per essere affiliati e Giampà ha spiegato che “se questo si presta sempre alle richieste e sa chi c’è dietro, mano a mano si avvicina grazie e tramite i vari referenti del clan”. Infine, l’avvocato Marchese ha iniziato il suo controesame, che poi riprenderà venerdì 13 febbraio, per quanto riguarda la posizione del suo assistito Andrea Crapella. La tesi sostenuta dall’avvocato è quella che Giampà sia in merito allo spaccio di droga che per il danneggiamento a Caputo non avesse mai parlato di Andrea Crapella se non in sede di dibattimento le scorse udienze.

Giampà ha sostenuto invece che in più occasioni, assieme a Chirumbolo, avesse incontrato Crapella spiegando che “no parlavamo, li incontravo, ci parlavo di persona” aggiungendo che il defunto Chirumbolo guadagnasse circa 20.000 euro dall’attività di spaccio mentre lui riusciva a guadagnare sui 45.000/60.000 euro. Sul danneggiamento a Caputo ed il coinvolgimento di Crapella su mandato di Chirumbolo, Giampà ha confermato questa sua versione all’avvocato Marchese spiegando di aver anche parlato con il Crapella ma il legale ha contestato queste ultime affermazioni rese dal collaboratore dicendo che “oggi lei sta affermando di aver parlato con Crapella ma perché non l’ha mai dichiarato prima?”. L’udienza riprenderà il prossimo venerdì con il controesame di altri legali.

 

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