Lamezia Terme - Per ogni Comune, lungo il tratto della vecchia autostrada A3, c'era un locale di 'ndrangheta e chi prendeva i lavori "cercava di mettere d'accordo tutte le teste 'ndranghetistiche con un 'fiore'". A dirlo è stato il collaboratore di giustizia Andrea Mantella che nel corso dell'udienza del processo "Rinascita-Scott" di oggi ha continuato a parlare di estorsioni e di imprenditori considerati vicini alle cosche. Al riguardo ha sostenuto che l'imprenditore Giuseppe Prestanicola "è di origine mafiosa, vicinissimo ai Vallelunga e ai Mancuso". Per Mantella Prestanicola aveva in mano il monopolio dei lavori sull'autostrada, sul tratto di competenza della 'ndrangheta vibonese che va da Pizzo a Rosarno. "Prendeva i soldi di altre ditte subappaltatrici e li divideva" ha detto il collaboratore facendo risalire il periodo agli inizi degli anni 2000 "perché ancora i Piscopisani non si erano affacciati nel panorama criminale".
Mantella, tra l'altro, ha anche riferito la storia di un operaio che, a suo dire, grazie alla 'ndrangheta è diventato imprenditore. Giuseppe Fortuna, detto "Pinu u Cacatu" era un "carpentiere sotto padrone" che lavorava per Francesco Michele Pardea detto "Ciccio Bello" ha detto il collaboratore. "Poi - ha aggiunto - si è messo nelle mani di Francesco Fortuna e dei Bonavota e ha cominciato a prendere lavori aprendo una ditta di costruzioni. La ditta era formalmente intestata a lui ma dietro le quinte c'erano i fratelli Pino e Francesco Fortuna e i fratelli Domenico e Pasquale Bonavota".
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