Sangue infetto a Lamezia, assegno riconosciuto agli eredi a distanza di 41 anni

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Lamezia Terme - A distanza di 41 anni, gli eredi di un signore lametino ormai deceduto ottengono il riconoscimento degli assegni previsti dalle legge per chi ha subito una trasfusione di sangue infetto. La vicenda inizia nel lontano 1978, quando un signore contrae una grave malattia che lo aveva condotto al decesso, in conseguenza di trasfusioni di sangue subìte in occasione di un intervento chirurgico presso il Reparto di Chirurgia Generale dell’Ospedale di Lamezia Terme; gli eredi presentano istanza per l'ottenimento dell'assegno "una tantum" che però non veniva accolta dalla Commissione Medico Ospedaliera di Messina, in quanto i chirurghi del tempo omettevano di riportare le trasfusioni nel diario clinico riferito all’intervento. Supportati dall’avvocato Tommaso Colloca, gli eredi hanno fatto ricorso al Giudice della Previdenza del Tribunale di Lamezia Terme.

L’avvocato Colloca ha ottenuto attestazioni, tanto dal Centro Trasfusionale, quanto dalla Chirurgia Generale del nosocomio, che asserivano rispettivamente: la mancata restituzione dei tre flaconi - indicati nella cartella clinica nel riquadro dedicato alle prove crociate - contrassegnate con l’indicazione “urgentissimo”; nonchè una differenza nei valori ematici tra il pre e il post operatorio, evidenza delle avvenute trasfusioni al paziente. Istruita la causa mediante consulenza tecnica d’Ufficio medico – legale, effettuata da Riccardo Calabria, le cui conclusioni deponevano per la tesi dei ricorrenti, il Giudice, Antonella Lobello, con sentenza del 14 giugno scorso, ha accolto integralmente il ricorso e ha condannato il Ministero della Salute a corrispondere agli eredi l’assegno “Una Tantum” di cui alla Legge 210/1992, nonché al pagamento delle spese di lite.

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