Operazione "Fake Identity", tentata rapina a portavalori con divise Polizia e armi, 5 arresti a Reggio

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Reggio Calabria - La squadra mobile di Reggio Calabria ha arrestato 5 persone accusate di avere fatto parte di un commando che ha tentato una rapina, nel settembre scorso a Reggio, ai danni di un furgone portavalori. Il gruppo era armato e intendeva utilizzare divise della Polizia e tute da operatori addetti alla raccolta di rifiuti. I dettagli dell'operazione sono stati resi noti in una conferenza stampa in Questura alla presenza del procuratore della Repubblica Giovanni Bombardieri.

Si tratta di Claudio Amato; Marco Venuti; Pietro Cristian Scaramozzino; Alessandro Mirandoli Oberto; Domenico Condello. A tutti sono stati contestati i delitti, in concorso tra loro, di tentata rapina aggravata dall’aver compiuto l’atto in numero superiore a tre persone, detenzione e porto illegale di armi comuni da sparo aggravato dal voler usare tali armi per commettere la rapina e riciclaggio aggravato di una autovettura rubata utilizzata per la tentata rapina.

Indossavano in modo non consono divise della Polizia di Stato

I fatti risalgono al 9 settembre scorso e sono stati ricostruiti dagli investigatori della Squadra Mobile, direttamente coordinati dal Procuratore Aggiunto Gerardo Dominijanni e del Sostituto Procuratore Alessandro Moffa, che hanno accertato che, nella prima mattinata di quella stessa giornata, gli indagati erano in Viale Calabria di questo centro, armati e travestiti da Agenti di Polizia e della ditta AVR,  pronti a rapinare un furgone portavalori che, da lì a poco, avrebbe prelevato l’incasso dell’ultimo weekend del Centro Commerciale Le Ninfee e, contestualmente, avrebbe consegnato un’ingente somma di denaro (160.000 euro) alla filiale di un Istituto di Credito, la BNL Paribas, annessa al medesimo centro commerciale.

Il tutto è partito da una puntuale quanto determinante segnalazione effettuata da Agenti di Polizia in servizio di scorta ad un magistrato della locale Direzione Distrettuale Antimafia, i quali informavano la Questura della presenza - nei pressi del centro commerciale - di due soggetti che indossavano in modo non consono divise ordinarie della Polizia di Stato e che, alla vista degli agenti di scorta, non avevano avuto un comportamento anomalo. All’arrivo sul posto del personale dell’Ufficio Volanti, i due si davano subito alla fuga, facendo perdere le loro tracce. Sin da subito, pertanto, la Squadra Mobile reggina, coordinata dalla locale Procura della Repubblica, poneva in essere un’incessante attività di indagine mediante l’attento esame di tutte le immagini registrate dai numerosi sistemi di video sorveglianza presenti in zona. Venivano, inoltre, ascoltate numerose persone, tra le quali i responsabili del Centro Commerciale e della sicurezza di BNL Paribas, ed effettuate numerose perquisizioni domiciliari a pregiudicati dediti a tali tipi di reati, riuscendo, in poco tempo, sia a ricostruire la dinamica dei fatti, sia ad individuare ed identificare gli autori delle condotte delittuose contestate. Gli esiti delle investigazioni hanno, infatti, acclarato che, sin dalle prime ore di quella mattinata, Scaramozzino e Mirandoli indossanti divise ordinarie della Polizia di Stato e giubbotti antiproiettile portati sotto la giacca, giungevano a piedi nei pressi del citato centro commerciale, iniziando a percorrere più volte il perimetro esterno dello stesso. Negli stessi minuti, giungevano in zona - a bordo di un’autovettura risultata rubata e sulla quale era stata messa una targa anch’essa provento di furto - altri due soggetti, che, a loro volta, indossavano delle tute di colore arancione, dello stesso tipo di quelle utilizzate dagli operatori della nettezza urbana, addetti alla pulizia delle strade. Questi ultimi (identificati in Amato Claudio e Venuti Marco) indossavano sotto le tute dei giubbotti antiproiettile e, soprattutto, erano armati di una pistola e di un fucile a pompa che veniva occultato all’interno di un piccolo bidone per la raccolta dei rifiuti che, dotato di rotelle, portavano con sé, unitamente ad una scopa e ad una paletta. Dalla visione delle immagini è stato possibile ricostruire che i quattro soggetti che, tra l’altro, sono stati immortalati dalle telecamere mentre parlavano tra di loro, erano rimasti per circa 1 ora e mezza (dalle 7,30 alle 9,00) nelle immediate vicinanze del centro commerciale, nel punto in cui sarebbe giunto, da lì a poco, il furgone portavalori.

L’intento criminoso degli indagati veniva, invero, sventato solo grazie alla segnalazione degli agenti di scorta ed all’arrivo in zona degli agenti delle Volanti, alla cui vista tutti gli indagati, evidentemente non ritenendo più sussistenti le condizioni per agire in “sicurezza”, decidevano di dileguarsi. Nelle fasi della fuga, poi, Amato e Venuti hanno potuto contare sull’apporto del Condello Domenico, il quale ha atteso i propri complici poco distante ed ha fornito loro la sua autovettura personale per consentire ai predetti di allontanarsi dal luogo. La portata indiziaria degli elementi raccolti dalla Polizia di Stato a carico degli indagati è stata, pertanto, condivisa dall’Autorità Giudiziaria che ha emesso le misure cautelari in carcere eseguite in data odierna.  

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