Traffico internazionale di droga, Gdf Calabria arresta 57 persone: sequestri per 3,7 milioni - NOMI E VIDEO

droga-autolle-07.37.27_1b74c.jpg

Reggio Calabria - Cinquantasette misure cautelari personali e sequestri di beni per oltre 3,7 milioni di euro. Sono i numeri di un'operazione scattata alle prime luci dell’alba ed eseguita dai militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro e del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza di Roma, coordinati e diretti dalla Dda di Reggio Calabria. Le misure restrittive riguardano esponenti di un’organizzazione criminale dedita all'importazione di cocaina dal Nord-Europa e dalla Spagna.

I particolari dell’operazione sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa  nella sede del comando provinciale della Guardia di Finanza di Reggio, alla presenza del procuratore della Repubblica di Giovanni Bombardieri, dei procuratori aggiunti Gaetano Paci e Giuseppe Lombardo e dei vertici della Guardia di Finanza del comando provinciale di Catanzaro e dello S.C.I.C.O. di Roma.

VIDEO

57 indagati per i delitti di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, con l’impiego di oltre 400 finanzieri, tra cui unità Antiterrorismo Pronto Impiego, unità cinofile antidroga e della componente aerea della Guardia di Finanza. La misura cautelare, disposta dal Gip di Reggio nei confronti delle 57 persone (di cui 43 in carcere e 14 agli arresti domiciliari), è stata eseguita tra Calabria, Sicilia, Piemonte, Puglia, Campania, Lombardia e Valle d'Aosta. Contestualmente, i finanzieri hanno dato esecuzione al sequestro preventivo d’urgenza di beni, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, per un valore complessivo stimato in 3.767.400,00 euro.

I nomi

in carcere:

Alcantara Humberto Alexander,
Battaglia Giuseppe,
Benzi Gianfranco,
Cacciola Giuseppe,
Cambria Francesco,
Cavarra Francesco,
Certo Domenico,
Certo Nicola,
Coco Orazio,
Fedele Rocco Antonio,
Fedele Salvatore,
Gullace Antonio,
Liistro Carmelo,
Marigliano Alessandro,
Martello Alessio,
Mazzei Andrea,
Mero Matteo,
Modeo Walter,
Paladino Marco,
Paletta Antonio,
Paletta Gennaro,
Pati Giampiero,
Pati William,
Penza Antonio Marco,
Pitarà Santo,
Pizzo Giulio,
Pizzo Maurizio,
Porcaro Roberto,
Pronesti' Bruno,
Raso Alessandro,
Raso Vincenzo,
Scalise Alessandro,
Stelitano Antonio,
Stelitano Lorenzo,
Suriano Francesco,
Tedesco Domenico,
Trombetta Giuseppe,
Varone Francesco,
Viola Gianfranco,
Vitale Fabio,
Vitale Franco,
Vitale Giuseppe,
Zagame Rosario,

arresti domiciliari:

Cacciola Rocco,
Chindamo Michele,
Cirelli Paolo,
Giovinazzo Pasquale,
Guerra Massimiliano,
La Pietra Giorgio,
Mazzanti Massimiliano,
Meo Ivan,
Montagono Stefano,
Nasso Marialuisa,
Pescetto Giuseppe,
Pronesti' Simone,
Talarico Alessandro,
Villani Alessandro.

L’indagine

L’operazione denominata “Crypto”, che rappresenta l’epilogo di una complessa attività investigativa condotta dal 2017 dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Catanzaro e dallo S.C.I.C.O. della Guardia di Finanza di Roma con il coordinamento della Procura della Repubblica - Dda di Reggio, trae origine da una costola di una vasta attività d’indagine eseguita sempre dal G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Catanzaro e diretta dalla Procura reggina, denominata operazione “Gerry”, che consentiva nel marzo del 2017 di sgominare una complessa consorteria criminale, composta da soggetti di vertice delle 'ndrine Molé-Piromalli e Pesce-Bellocco operanti, rispettivamente, in Gioia Tauro e Rosarno. In particolare, nell’ambito della operazione “Gerry” si identificavano gli usuari di utenze ritenute di fondamentale importanza per l’accertamento di un nuovo e diverso fenomeno criminale di rilevante spessore in tema di traffico organizzato di sostanze stupefacenti. L'indagine, pertanto, che vede complessivamente indagati 93 responsabili, ha evidenziato un grave quadro indiziario a carico di esponenti di spicco della ‘ndrina Pesce-Bellocco, riconducibili alle famiglie Cacciola-Certo-Pronestì, che avevano messo in atto una ramificata organizzazione criminale transazionale volta al traffico di stupefacenti, caratterizzata da marcati profili operativi internazionali, capace di pianificare ingenti importazioni di "cocaina" dal Nord Europa (Olanda, Germania, Belgio) nonché dalla Spagna e di “piazzarla” in buona parte delle regioni italiane (Lombardia, Piemonte, Lazio, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia ed Emilia Romagna) e anche all'estero (Malta). 

Il traffico di cocaina

L’inchiesta ha consentito di disvelare l’esistenza di una consorteria calabrese di stampo ‘ndranghetista, estremamente organizzata, composta da numerosi accoliti e dotata di una vera e propria flotta di mezzi necessaria per far giungere a destinazione la cocaina. I soggetti, deputati alla pianificazione delle importazioni e al successivo smistamento della droga sul territorio nazionale, operavano in un’ottica prettamente aziendale, che poteva contare sull’utilizzo di SIM tedesche e sulla possibilità di recuperare e modificare ad hoc numerose autovetture, dotate di complicatissimi doppifondi, così da renderle praticamente “impermeabili” ai normali controlli su strada da parte delle Forze di Polizia.

Il modus operandi dell'associazione consisteva nel reperire lo stupefacente dai paesi fornitori, da lì veniva trasportato a Rosarno, via terra, occultato in autovetture appositamente predisposte e con improbabili "doppifondi" e successivamente, grazie alla vasta ramificazione dell'organizzazione criminale, venivano rifornite molteplici "piazze di spaccio" italiane.

Le Sim tedesche utilizzate per comunicare 

Le indagini hanno cristallizzato l'uso della consorteria di numerose SIM tedesche che, da Rosarno, comunicavano in maniera "citofonica" con altri cellulari con numerazione tedesca sparsi sul territorio nazionale. Queste SIM, acquistate in Germania e intestate a soggetti di comodo, ovvero senza intestatari, rendevano ancor più difficile l'identificazione degli usuari delle diverse utenze. Inoltre, gli indagati comunicavano esclusivamente tramite SMS, evitando che potesse palesarsi la loro voce, potenzialmente utile a un eventuale riconoscimento, e spesso utilizzando un molteplice livello di "protezione" costituito da messaggi contenenti codici numerici predefiniti (a ogni lettera dell'alfabeto corrispondeva un numero, assegnato apparentemente senza logica alcuna).  Vi è da sé che al fine di definire l'esatta identità dei soggetti che inviavano o ricevevano detti SMS dal contenuto illecito, si sono resi necessari, oltre all'ascolto delle intercettazioni e alla decriptazione della messaggistica, frequenti servizi di osservazione o videoriprese tratte da telecamere appositamente installate.

Altro aspetto fondamentale dell’indagine odierna è nei rapporti instauratisi con altre consorterie criminali, in special modo in Calabria e in Sicilia. Tra i gruppi criminali destinatari dei carichi di droga si riportano diversi e autonomi gruppi delinquenziali: quello operante nella zona di Amantea e Cosenza, uno nel torinese, uno nella città di Catania, altri operanti tra le città di Siracusa, Benevento e Milano.

A conferma della transnazionalità dell'organizzazione, è emerso dalle indagini, che tra gli acquirenti delle partite di narcotico del trio Cacciola-Certo-Pronestì venivano individuati esponenti di spicco della cosca "Cappello" di Catania. È indicativa, al riguardo, la creazione di una rotta per far giungere "la cocaina" anche in territorio maltese. 

Le indagini hanno dimostrato, poi, che tra i rosarnesi e le altre associazioni criminali si era creata una vera e propria sinergia; sebbene nella quasi totalità dei casi le ingenti partite di narcotico partivano dalla Calabria per approvvigionare i vari acquirenti, quest'ultimi, in alcuni casi, "ricambiavano il favore" provvedendo a rifornire di stupefacente gli stessi rosarnesi o rifornendo un altro gruppo mediante l'intermediazione degli stessi. Con la decriptazione di tale messaggistica, è stato possibile trarre significative indicazioni sul modus operandi dell’organizzazione, identificare i sodali e ricostruire numerosi episodi di commercio e importazione di sostanze stupefacenti. Infatti, nel corso delle indagini, su attivazione del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria/G.I.C.O. di Catanzaro, sono stati arrestati in flagranza di reato da altri Reparti della Guardia di Finanza 10 corrieri di droga e sequestrati circa 80 kg di "cocaina", che una volta immessa in commercio avrebbe fruttato all’organizzazione più di 4 milioni di euro, oltre che svariati chili tra "marijuana" ed "hashish". Inoltre, dall'attività d'indagine è emerso che, tra l'aprile e il novembre del 2018, l'organizzazione criminale ha movimentato, oltre a quelli sequestrati, altri 140 kg di "cocaina". 

Sequestro beni per 3,7 milioni di euro

Le contestuali indagini patrimoniali, sempre delegate al Nucleo PEF/G.I.C.O. di Catanzaro e allo SCICO di Roma, hanno consentito, anche l’emissione di un sequestro preventivo d’urgenza di beni, per un valore complessivo stimato in oltre 3,7 milioni di euro, costituito da: fabbricati, società e relativi complessi aziendali, automezzi e numerosi rapporti bancari e finanziari, dislocati in Calabria, Calabria, Sicilia, Puglia, Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte.

In particolare, attraverso articolate investigazioni economico-patrimoniali si è proceduto a verificare, per ciascun soggetto, la presenza di sproporzione tra i redditi dichiarati e le possidenze intestate procedendo, al fine di scongiurare la dispersione dei patrimoni, al sequestro d’urgenza dei beni non giustificati.

© RIPRODUZIONE RISERVATA