Tragedia di San Pietro lametino, chiesto rinvio a giudizio delle cinque persone indagate per la morte di Stefania e i suoi bambini

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Lamezia Terme- Si avvicina il giorno dell'udienza preliminare sulle cinque persone indagate dalla Procura di Lamezia Terme per la tragedia di San Pietro lametino, in cui persero la vita Stefania Signore e i suoi due figlioletti Nicolò e Christian. Sono passati oltre due anni e mezzo da quel drammatico 4 ottobre del 2018. Il Pubblico Ministero, Emanuela Costa, sarà in aula per esporre le posizioni delle 5 persone, coinvolte a vario titolo nei tragici fatti e per le quali ha avanzato una richiesta di rinvio a giudizio. Si tratta di Antonio Condello, 51 anni di Curinga; Floriano Siniscalco, 51 anni di Girifalco; Francesco Paone, 61 anni di Lamezia Terme; Giovanni Antonio Lento, 61 anni di Lamezia Terme e Cesarino Pascuzzo, 63 anni di Lamezia Terme. Si tratta di un imprenditore agricolo, un dirigente e tre dipendenti della Provincia di Catanzaro. L’udienza preliminare è stata fissata per il 14 settembre 2021 presso il Tribunale di Lamezia Terme. Il marito di Stefania e padre di Christian e Niccolò, Angelo Frija, assistito da Giesse Risarcimento Danni, gruppo specializzato in incidenti stradali mortali, è stato rappresentato in questa fase di indagini penali dagli avvocati Antonio Perri e Michele Liuzzo.

La tragedia

La sera del 4 ottobre 2018, verso le 20:15, Stefania è a bordo della sua Alfa Mito in compagnia dei suoi due figlioletti, Niccolò di due anni e Christian di sette anni, sta percorrendo la s.p. 113 dirigendosi da San Pietro a Maida verso San Pietro Lametino. Tornano a casa dopo aver trascorso il pomeriggio dai nonni perché la mamma lavora al call center, è buio, la pioggia è battente e la strada comincia ad allagarsi. Ad un certo punto, nei pressi del chilometro cinque, Stefania perde il controllo dell’auto e sbanda fermando la sua corsa di traverso rispetto alla carreggiata e con parte sinistra della Mito esposta al deflusso dell’acqua. L’auto è di traverso e la donna nota che l’acqua sta entrando nell’abitacolo, è spaventata, il buio e la pioggia la disorientano. Istintivamente cerca di mettere al sicuro i suoi due bimbi abbandonando il veicolo e uscendo dalla portiera sul lato del passeggero. Appena si allontanano di qualche metro, il forte flusso d’acqua travolge tutto violentemente e l’auto, Stefania e i due piccoli si perdono tra il fango e i detriti. I corpi di mamma e figlio maggiore vengono ritrovati esanimi di lì a poco, mentre il corpicino del piccolo Niccolò viene rinvenuto solo il 12 ottobre, coperto di fango, a cinquecento metri di distanza dal luogo dell’incidente.

La ricerca della verità

I consulenti di parte, fiduciari Giesse, nominati dalla famiglia Frija, l’Ing. Fausto Carelli Basile ed il geologo Francesco Martorano, avevano evidenziato, nella loro analisi, alcune potenziali inosservanze a carico dell’ente responsabile della manutenzione e della sicurezza della s.p. 113.

Il dolore di papà Angelo

“Il fatto che, finalmente, si sia giunti alla conclusione delle indagini e alle richieste di rinvio a giudizio, è un primo passo per l’accertamento della verità dei fatti – dichiara papà Angelo – Attenderò ora con fiducia l’esito del procedimento, nella speranza che chi ha sbagliato paghi per i suoi errori, per il rispetto che si deve a mia moglie e ai miei figli, che non ci sono più” “Nella drammaticità estrema di questo caso – affermano Andrea Rubini e Bruno Marusso, di Giesse - abbiamo la soddisfazione di aver ricevuto la conferma delle tesi sostenute dai nostri consulenti, seppur i doverosi approfondimenti a tale riguardo abbiamo richiesto molto tempo”.

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