Cosenza - Promosso dalla Fidapa di Cosenza, con il sostegno dell’Amministrazione comunale, sarà rappresentato mercoledì prossimo, 11 dicembre, alle 21:00, al Teatro “Morelli” lo spettacolo “Malaluna - Storie di ordinaria resistenza nella terra di nessuno”, scritto e interpretato da Rosy Canale, per la regia di Guglielmo Ferro (figlio del famoso Turi Ferro) che firma anche le scene. Le musiche sono di Franco Battiato e le proiezioni grafiche di Peppo Bianchessi e Massimiliano Pace. La produzione è di “Bananas”. Lo spettacolo, ad ingresso gratuito, si inserisce nel programma delle “Buone Feste Cosentine”, promosse dall’Assessorato agli spettacoli ed eventi guidato da Rosaria Succurro.
Rosy Canale è la pasionaria anti-‘ndrangheta che nel 2004 pagò cara la sua ribellione alla criminalità organizzata. Rosy Canale la violenza l’ha subita sulla sua pelle. Quarant’anni anni, donna, madre, imprenditrice, nata a Reggio Calabria dove gestiva con grande successo il Malaluna, un locale che era insieme discoteca e ristorante. Nel 2004, dopo un anno di minacce, subisce un violento pestaggio per aver impedito di spacciare droga al Malaluna. È salva per miracolo, ma ci vogliono tre anni di riabilitazione per riprendersi. Si trasferisce prima a Roma, poi a New York, inseguita da nuove minacce. Nel 2007, a seguito della strage di Duisburg, Rosy decide di non rimanere a guardare e si trasferisce nel cuore della ‘ndrangheta calabrese. Rosy diventa la locomotrice del Movimento delle Donne di San Luca, 400 donne sottoscrivono. Obiettivo: creare possibilità lavorative e culturali in un territorio considerato ad altissima penetrazione mafiosa; portare bambini e giovani su una strada diversa da quella solita, scontata e inevitabile perché unica.
La Canale ha ricevuto proprio oggi in Campidoglio il Premio Borsellino per la cultura della legalità per la sua testimonianza civile nei teatri d'Italia. In questa occasione ha lanciato un appello a Papa Francesco che per lei è "l'uomo più rivoluzionario del nostro momento storico". "Chiedo a Papa Francesco - ha detto - di venire a conoscere la periferia di questa Italia che ha le sembianze di un terzo mondo, in cui la disperazione, l'isolamento, la solitudine umana e istituzionale ha creato mostri. Venga a San Luca, paese simbolo della malavita calabrese. Il paese in cui i progetti muoiono perché nessuno li sostiene". "Venga Papa Francesco in mezzo a questi suoi figli ultimi, dimenticati, criminalizzati. Venga a condannare la cultura dell'odio, della prevaricazione, della violenza. Venga a scuotere la nostra chiesa e a riaccendere la stella cometa sul cielo dell'Aspromonte".
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