Lamezia, al via giornata identitaria con storico Romano: “Cultura è nostra, questa è la verità antropologica”

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Lamezia Terme – L’Istituto Professionale di Stato per i Servizi Alberghieri e Ristorativi Luigi Einaudi ha dato il via alla ‘Giornata identitaria’. A far da preludio alla giornata è stata una lezione dello storico Alessandro Romano insignito con importanti onorificenze per la sua opera di diffusione nel raccontare e portare avanti la verità storica sull’Unità d’Italia, una storia definita distorta, “raccontata male”, che ha leso la dignità di un intero popolo. Da questo contesto nasce la riflessione di Alessandro Romano sul risorgimento italiano corredata da  un dettagliato excursus storico inerente la storia dell’Unità d’Italia con i personaggi e le battaglie che ‘fecero’ l’Italia. Ma la reale verità storica ci è stata forse “raccontata male, celandone alcuni fondamentali passaggi  ed elogiando alcuni personaggi come eroi ma che in realtà non lo furono affatto”.

“E’ stata tolta la vera  memoria a un popolo - ha puntualizzato lo storico - è toglierla e come togliere la vita a un uomo, perché togliendola il popolo si deprime, noi siamo un crogiolo di razze con una identità ben precisa”. “Il compito degli storici - fatto con precisi e lunghi studi - è quello di fare riemergere questi ricordi senza indugi, anche subendone le conseguenze”. 

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“Il meridione d’Italia non è stato sempre povero”, e in merito a ciò mostra alcune diapositive dove si evince che nella strutturazione dell’Italia del 400, 500, 600 e 700 i confini del Sud sono stati sempre ben definiti al contrario di quelli del Nord. “Se al Nord - ha rimarcato - le lingue erano varie e si parlava il francese, l’austriaco al Sud vi era una unica lingua identitaria, l’italico e il Vesuvio era il simbolo dell’Italia”. “Lo stesso Garibaldi - ha tenuto a precisare lo storico - volle identificare, in America, l’Italia con un drappo rosso che riportava l’effige del Vesuvio”. “La cultura è nostra, questa è la verità antropologica”. “inoltre - ha aggiunto - il primo progetto unitario dei patrioti era quello di fare una confederazione di Stati fra Nord e Sud, ma il Piemonte dei francesi si oppose, perché non teneva ad essere soverchiato dal grande potere del Sud del Regno delle Due Sicilie”. “A impedire il progetto unitario furono nel 1848 anche gli inglesi che portarono sulla Penisola i moti di rivolta della Carboneria”. “Infine - ha concluso - il progetto unitario fu portato avanti, ma a farlo fu, in concreto, la massoneria assieme alla mafia che con l’unificazione assunse i caratteri deleteri che conosciamo oggi, all’alta borghesia ed altri ceti forti escludendo però una parte rilevante della popolazione”. 

Francesco Ielà

 

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