Lamezia: L’antica bellezza rinata, inaugurata mostra “I colori del castello e dell’abbazia”

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Lamezia Terme - Un pubblico numeroso e partecipe ha accolto con entusiasmo l’inaugurazione della mostra “I colori del castello e dell’abbazia” presso il Museo Archeologico Lametino nei giorni scorsi. Oggetto della mostra, sostenuta anche dall’Amministrazione comunale di Lamezia Terme, sono circa 80 manufatti di ceramica realizzati dal laboratorio di archeologia sperimentale dell'Ing. Rocco Purri sulla base dei reperti di epoca medioevale ritrovati tra i ruderi del Castello normanno-svevo di Nicastro e dell'Abbazia Benedettina di Sant’Eufemia. Un lavoro curato e meticoloso quello dell’ingegner Purri, che grazie al prezioso supporto del Dipartimento di Fisica dell’Unical, della Sovrintendenza ai beni Archeologici della Calabria e dell’Associazione Archeologica Lametina (di cui egli stesso è membro attivo) ha condotto uno studio approfondito delle ceramiche medievali ritrovate in varie campagne di scavi nei siti lametini, attraverso cui ha potuto ricostruirne la morfologia, le tipologie decorative e quindi l'intero processo produttivo, che è stato sapientemente illustrato durante la cerimonia di inaugurazione. Il pubblico presente ha avuto così modo di compiere interessanti scoperte sull’antica arte ceramica, come ad esempio che il distretto produttivo che dalle antiche fornaci presumibilmente situate tra Soriano e Sorianello si estendeva fino alla piana era formato da maestranze di alto livello che lavoravano a ritmo molto sostenuto, e che tutti i materiali utilizzati erano autoctoni. Oltre all’argilla infatti, anche i pigmenti naturali utilizzati per le decorazioni quali ossido di rame, minerali di ferro o argille caolinitiche, erano ricavati dai giacimenti esistenti nella zona compresa tra Parghelia e le Serre. Durante la lavorazione delle ceramiche sono stati rigorosamente applicati i procedimenti originali, tra cui l'“ingobbio”, a quell'epoca usato in ambiente bizantino. Per la decorazione, in cui gli antichi ceramisti evidenziavano una notevole fantasia, si sono seguiti diversi modelli. Tra i manufatti realizzati vi sono soprattutto oggetti di uso quotidiano quali scodelle, caraffe, piatti da portata. Parte dei manufatti è in ceramica graffita poi decorata “a ferraccia” e “ramina”, parte invece è in policromia, per la cui realizzazione è stato prezioso l'apporto del maestro Antonio Saladino.

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In tutti un denominatore comune: l’antica bellezza delle forme, dei colori e delle tecniche decorative è evidentemente rinata. L’allestimento della mostra, attraverso il cui percorso vari pannelli descrittivi mettono in luce i processi di studio e di ricostruzione certosina effettuata grazie allo studio dei reperti, pone sotto i riflettori lo splendore della produzione ceramica medievale, fatta di forme quotidiane ma non banali, e soprattutto di motivi iconografici e di colorazioni peraltro anch’esse molto simboliche che non solo testimoniano di come il nostro medioevo non sia stato poi così oscuro ma piuttosto un periodo molto prolifico, ma offrono anche nuovi possibili spunti e motivi d’ispirazioni per le giovani generazioni d’artisti. Quella della ceramica infatti, è un’arte di tradizione longeva nella nostra regione, e in questa mostra gli artisti emergenti possono sicuramente trovare non solo modelli da reinterpretare ma anche una sapienza tecnica utile che, se reinterpretata in nuove chiavi di lettura, potrà sicuramente portare innovazione e nuova linfa al tessuto artistico e culturale locale e nazionale. Gli studi del laboratorio di Rocco Purri si pongono sicuramente come notevole esempio in tale contesto, vantando peraltro una notevole esperienza nel campo dell'archeologia sperimentale. Risale a qualche anno fa un allestimento sulle ceramiche del Neolitico rinvenute a Piana di Curinga, che fu esposto anche al Museo nazionale archeologico etnografico Luigi Pigorini di Roma. Piatti molto simili a quelli della mostra odierna erano presenti sulla tavola del Papa Benedetto XVI, nel corso della sua visita a Lamezia Terme, nel 2011.

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Ricco anche il parterre di studiosi e relatori che si sono susseguiti durante l’inaugurazione della mostra: il sindaco Speranza, Roberto Spadea, Direttore archeologo dell’area lametina, che ha riportato il caloroso saluto di Simonetta Bonomi, Sovrintendente ai Beni Archeologici della Calabria, e ha accolto il Dott. Aversa, successore di Spadea stesso a partire dal prossimo 1 aprile. Sono poi intervenuti l’archeologo Francesco Cuteri, l’archeologa medievalista Raffaella Cicero, Tonino Oliva, già Professore Unical, e Valentino Pingitore, ricercatore Unical. Durante la cerimonia è stato infine proiettato un video realizzato dal giovane visual artist lametino Carlo Pontoriero che, grazie all’utilizzo di un drone, ha saputo far vivere al pubblico presente l’emozione di vedere la reale antica magnificenza dei siti della piana, fornendo ulteriore testimonianza di quanto ancora si può fare per il nostro territorio attraverso la valorizzazione del patrimonio archeologico, sia in termini culturali e artistici sia, soprattutto, in termini turistici. In tale contesto, il Museo Archeologico di Lamezia si pone sicuramente come baluardo a custodia delle meraviglie del passato ma anche come centro produttivo di idee e iniziative, attraverso cui far vivere al nostro patrimonio una costante e attiva rinascita.

La mostra 'I colori del castello e dell’abbazia' resterà esposta a Lamezia Terme fino ad agosto 2014 per poi diventare itinerante.

 

 

 

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