Lamezia, presentato ‘Architettura e democrazia’ di Salvatore Settis: “Non c’è bellezza senza storia e senza memoria”

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Lamezia Terme - Presentato a Palazzo Nicotera l’ultimo lavoro letterario di Salvatore Settis “Architettura e democrazia”, edito Einaudi. L’archeologo e storico dell’arte, di origine calabrese, ha incantato il cortile gremito con un linguaggio semplice in grado di giungere a tutti. Si è soffermato sull’etica del paesaggio e sul senso della responsabilità del cittadino, ma prima ancora su quello della politica e sulla cura dell’architetto. L’evento, reso possibile grazie alla Libreria Tavella, in collaborazione con il Centro Riforme Democrazia Diritti e il Sistema Bibliotecario Lametino, è stato coordinato da Salvatore D’Elia, giornalista, con un intervento del professor Renato Laganà, dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria. Settis, eletto dal 1999 al 2010 direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa, è inoltre membro del Deutsches Archäologisches Institut, della American Academy of Arts and Sciences, dell'Accademia Nazionale dei Lincei, dell'Accademia delle Arti del Disegno e del Comitato scientifico dell'European Research Council.

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Dove corre il confine fra «paesaggio» e «città»? E come giudicare o indirizzare gli interventi sull'uno e sull'altra, o la continua crescita delle periferie? Devono prevalere i valori estetici (un paesaggio da guardare) o quelli etici (un paesaggio da vivere)? In un paesaggio inteso come teatro della democrazia, l'impegno etico dell'architetto può contribuire al pieno esercizio dei diritti civili. Diritto alla città, diritto alla natura, diritto alla cultura meritano questa scommessa sul nostro futuro. Tutto questo si chiede, Salvatore Settis, nel suo libro di scuola, venuto fuori dopo un corso in facoltà di architettura a Reggio Calabria, dal cui sottotitolo ‘paesaggio, città, diritti civili’, non fa altro che riprendere temi studiati nel tempo e ripensati al presente. Come afferma Salvatore D’Elia, Settis focalizza la sua attenzione su tutta una serie di cose. “Il metodo, il quale richiede uno sguardo di insieme, l’approccio etico - politico, con l’interessamento e la cura del patrimonio comune,  e poi l’approccio concreto e operativo. C’è in Settis una chiamata alle armi, una sollecitazione che muove ciascuno di noi rispetto il tema dei diritti”. “Esiste un diritto legato al paesaggio? Ha diritto qualsiasi architetto a modificare il paesaggio”? – si chiede Salvatore Settis. Sembrerebbe di si, a patto che tale modifica sia legata a un forte senso di responsabilità. “Ho provato a fare un discorso giocando sulla mia cultura classica – prosegue ancora – se i medici fanno il giuramento di Ippocrate, perché l’architetto non può fare il giuramento di Vitruvio”?. Come già affrontato in ‘Se muore Venezia’, il tema della città storica, affinché questa non muoia deve confrontarsi sui rischi. “L’idea di città sta subendo una metamorfosi radicale, è in atto una omogeneizzazione, l’idea di città moderna a cui ci si deve adeguarsi per forza” – continua Settis.

Emerge dunque una concezione del paesaggio civile ed etico. Qualcosa che, ricordando Montesquieu, ‘è nell’interesse del genere umano’. “Ogni città storica è diversa dalle altre, perché difendere col sangue la diversità di religione o di sesso e non la diversità fra le città? Per salvare la bellezza dobbiamo ricordare che non c’è bellezza senza storia, senza memoria di sé” – continua Settis. Nell’etica rientra anche il valore della politica, quella con la P maiuscola, e l’importanza della sovranità popolare. La politica, quale sinonimo ormai di negoziazione, è una parola da rivalutare. “Accanto alla politica delle alleanze – afferma – ricordiamo la politica più alta, quella che etimologicamente riconduce a un discorso di polis”. Un’idea di polis storica da cui partire per arrivare però alla sua stessa riattualizzazione al presente. Contro la privatizzazione degli spazi, 50 anni prima dell’enciclica di Papa Francesco, Laudato sì, la cui risposta risiede nel diritto delle genti, è stato Liynn White a studiare il caso, che trova invece la risposta nelle religioni.

V.D.

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